2022-02-09
Dopo il bastone arriva la carota. Per gli ubbidienti spunta il premio
Il governo inscena un illusorio ritorno alla normalità distribuendo contentini. Senza fondamento scientifico, ma utili a blandire chi è in regola. Come spiega Sergio Abrignani (Cts): «Niente Dad ai sì vax come ricompensa».Ormai ogni riferimento scientifico è stato spudoratamente eliminato e sostituito con una terminologia religiosa. Ci parlano di «miracoli», di «segni», di «speranze» da riporre in una non meglio precisata salvezza. Sergio Abrignani, componente del Cts, spiega ad esempio che il vaccino ha compiuto «un miracolo». E sarà pure, ma qualcosa comunque non torna. «Dieci mesi fa», dettaglia l’immunologo, «eravamo alle prese con coprifuoco e locali chiusi. Oggi con l’85% di popolazione vaccinata abbiamo praticamente ripreso in pieno la vita normale». Ecco, quel «praticamente» ci fornisce la misura della distorsione in atto: se fossimo tornati alla normalità, dell’avverbio non ci sarebbe bisogno, e invece resta lì, segno evidente della mistificazione.In verità, a circa un anno dall’introduzione del vaccino, alla «vita di prima» non ci siamo tornati affatto. Semmai, ciò che accade è che il governo continua a rifilarci dei contentini nel disperato e disperante tentativo di farci dimenticare la bruta realtà dei fatti. Ogni tanto piove dal cielo un biscottino, di quelli che si danno ai cani per farli star buoni o per ricompensarli quando obbediscono. E già ricevere il premietto è da considerarsi un privilegio, dato che una parte della popolazione italiana è stata retrocessa a uno stato subanimalesco: i cuccioli, alla fine dei conti, possono pur sempre salire sui mezzi pubblici, mentre i non vaccinati ne sono esclusi.Questa politica del contentino - tanto per restare nel solco millenaristico tracciato da Abrignani - non ha nulla di scientifico. Non è basata su dati e ricerche, ma sui maneggi della Cattedrale sanitaria la quale - mentre punisce ferocemente gli eretici - si vede costretta ogni tanto a rabbonire i fedeli a cui continua a sfuggire il paradiso in Terra. Prendiamo il caso delle regole sulla quarantena nelle scuole. Le istituzioni ci vendono come una grande conquista il fatto che i bambini vaccinati eviteranno la didattica a distanza, e ci chiedono di gioirne. Tuttavia, se consideriamo che nei minori il rischio di contrarre la malattia grave è prossimo allo zero e che il vaccino non ha alcun effetto limitante del contagio, risulta ovvio che non via sia alcuna ragione medica per discriminare i bambini non vaccinati, rinchiudendoli in casa come piccoli appestati (seppure per un minor numero di giorni).Qual è dunque la ratio della nuova misura? Lo spiega il solito Abrignani: «I bambini immunizzati», dice, «non andranno in Dad. Una specie di premio per loro stessi e i genitori». Un premio? E per che cosa, di grazia? Per aver obbedito a regole insulse e dannose? Un provvedimento sanitario si applica se serve, e se può produrre risultati rilevanti, non come ricompensa. Ma così funziona la politica del contentino: si prendono decisioni arbitrarie e inutili (se non pericolose) e si offrono ridicoli regalini a chi le accetta.Volete un altro esempio? Prendete la surreale vicenda delle mascherine all’aperto. Che siano inutili è noto da tempo. Tempo fa, con la risalita dei contagi, si è deciso di obbligare la popolazione a indossarle: una scelta assurda motivata dalla superstizione, dalla necessità di avere un feticcio sanitario a cui aggrapparsi. Ora vengono tolte, e il bel gesto ci viene rifilato come una gradevole concessione del sovrano illuminato. Ce lo presentano (così il Corriere della Sera) come «un segno di speranza». A questo siamo appesi: alla speranza. Possiamo, come dice ancora Abrignani, sognare di «riprenderci una a una tutte le libertà perdute negli ultimi due anni». Capito? Possiamo sognare, e forse un po’ alla volta il governo sarà così magnanimo da centellinare le riaperture.Solo che - mentre i più sono impegnati a decrittare i «segni di speranza» e a pregare che le divinità mediche si mostrino benevole - la segregazione prosegue imperterrita. Dal 15 febbraio, tanto per rinfrescare la memoria, chi non sarà in possesso del super green pass non potrà lavorare, nemmeno sottoponendosi a tampone: una norma liberticida senza eguali in Europa e nelle nazioni civilizzate di tutto il globo. Il green pass non solo resta in vigore, ma si pensa di lasciarlo almeno fino alla fine dell’estate, cosa che ovviamente prelude a un suo utilizzo illimitato. E se non ci credete, rileggete ciò che dichiara il nostro caro Abrignani del Cts: egli spiega che non si potrà andare oltre alla terza dose del vaccino («ecco perché la validità del green pass è stata prorogata senza scadenza»). Ma poi aggiunge che forse, più avanti, potrebbe arrivare un nuovo prodotto: «Non si parlerebbe di quarta dose, ma di nuova vaccinazione». Cristallino: niente quarta dose perché si cambia siero e si può ripartire da capo con le punture, chiaramente utilizzando la carta verde come «incentivo» all’inoculazione.Ma ora non è il momento di pensare a questi brutti scenari futuri, no, adesso bisogna festeggiare perché i governanti ci lasciano liberi di respirare all’esterno e permettono ai (pochi) bimbi vaccinati di non fare la Dad. Dovremmo stappare lo spumante perché riaprono le discoteche, a cui dopo due anni viene concesso di lavorare a capienza ridotta (50% al chiuso, con obbligo di mascherina ovunque tranne che in pista; 75% all’aperto, senza bavaglio). Dovremmo sparare petardi e ammazzare il maiale mentre il lasciapassare resta in vigore, l’apartheid per i non vaccinati si fa più violento e persistono gli stessi identici problemi di gestione che ci portiamo dietro dal 2020.Sempre allegri bisogna stare, perché il nostro piangere fa male al re. E se sentite un dolore atroce, non lamentatevi: ricordatevi che sulla vaselina non hanno badato a spese.
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