2022-07-22
Basta coi trucchetti: si vota il 25 settembre
Dopo il passaggio del presidente del Consiglio a Montecitorio, Sergio Mattarella accetta le dimissioni e scioglie (a malincuore) le Camere. Firma il decreto per indire le elezioni, ma ammonisce: «Le urgenze del periodo non siano trascurate per la propaganda politica».Al voto, al voto! Gli italiani saranno chiamati alle urne per le elezioni politiche il prossimo 25 settembre, le candidature andranno presentate tra il 21 e il 22 agosto: i parlamentari uscenti e gli aspiranti entranti avranno di che sudare, e non solo per il caldo. Il nuovo Parlamento si riunirà la prima volta il 13 ottobre. «Come è stato ufficialmente comunicato, ho firmato il decreto di scioglimento delle Camere affinché vengano indette nuove elezioni entro il termine di settanta giorni indicato dalla Costituzione»: il volto di Sergio Mattarella è corrucciato, quando alle 17.45 di ieri, dopo aver ricevuto Mario Draghi, annuncia agli italiani la fine della legislatura. L’opposto dell’espressione che in mattinata aveva lo stesso Draghi, quando, alle 9 del mattino, aveva comunicato alla Camera le sue dimissioni da premier: sorridente, sollevato da un peso, sostanzialmente libero da quella trappola, dorata ma pur sempre trappola, di una premiership durata 17 mesi, 14 dei quali trascorsi a dirigere la nave, gli ultimi 3 passati a schivare le mine che la sua stessa maggioranza, sempre più litigiosa, disseminava davanti alla sua prua. L’ultimo giorno di Draghi presidente del Consiglio con pieni poteri inizia a Montecitorio: alle 9 il premier, insieme al suo governo, comunica le sue dimissioni all’Aula. Prima che inizi a parlare, scatta un applauso: «Grazie di questo», dice Draghi, «certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato. Grazie per tutto il lavoro fatto insieme in questo periodo. Alla luce del voto espresso ieri sera dal Senato», aggiunge il quasi ex premier, «mi sto recando dal presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni». Draghi sale al Quirinale per dimettersi di nuovo, stavolta irrevocabilmente, dopo che lo scorso 14 luglio Mattarella aveva respinto le sue dimissioni rinviandolo alle Camere: il colloquio con il capo dello Stato dura una mezz’oretta. Al termine, il segretario generale della presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, affiancato dal portavoce di Mattarella, Giovanni Grasso, legge il comunicato di rito: «Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella», recita la nota, «ha ricevuto questa mattina al palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, professor Mario Draghi, il quale ha reiterato le dimissioni sue e del governo da lui presieduto. Il presidente della Repubblica ne ha preso atto, il governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti». Draghi incontra i presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, che qualche ora più tardi, a loro volta, incontreranno Mattarella: liturgie istituzionali. Alle 17.20 Draghi torna ancora al Quirinale, per l’ennesima volta in queste ultime settimane, nelle quali il premier è stato più al Colle che a Palazzo Chigi, per controfirmare il decreto di scioglimento delle Camere. Mattarella appare in video, pronuncia una sorta di mini discorso alla nazione, è molto, molto preoccupato: «Lo scioglimento anticipato del Parlamento», scandisce il presidente della Repubblica, «è sempre l’ultima scelta da compiere, particolarmente se, come in questo periodo, davanti alle Camere vi sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del nostro paese. Ma la situazione politica che si è determinata ha condotto a questa decisione. La discussione, il voto e le modalità con cui questo voto è stato espresso ieri (l’altro ieri, ndr) al Senato», aggiunge Mattarella, «hanno reso evidente il venir meno del sostegno parlamentare al governo e l’assenza di prospettive per dar vita a una nuova maggioranza. Questa condizione ha reso inevitabile lo scioglimento anticipato delle Camere. Il governo ha presentato le dimissioni. Nel prenderne atto ho ringraziato il presidente del Consiglio Mario Draghi e i ministri per l’impegno profuso in questi 18 mesi». Fin qui siamo nella prassi istituzionale, ma Mattarella va oltre, e aggiunge una postilla che è tutta politica, un mix tra delusione e auspicio (o meglio, preghiera): «Ho il dovere di sottolineare», dice Mattarella, «che il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese. Interventi indispensabili, dunque», argomenta il capo dello Stato, «per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli. Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro Paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale. A queste esigenze si affianca, con importanza decisiva, quella della attuazione nei tempi concordati del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno. Né può essere ignorato», ricorda Mattarella, «il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia, che si manifesta tuttora pericolosamente diffusa. Per queste ragioni mi auguro che, pur nell’intensa, e a volte acuta, dialettica della campagna elettorale, vi sia, da parte di tutti, un contributo costruttivo, riguardo agli aspetti che ho indicato, nell’interesse superiore dell’Italia». All’ora di cena, riecco Draghi al Quirinale, stavolta per controfirmare il decreto sulla data delle elezioni. La XVIII legislatura è finita.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco