2024-04-24
«Basta “segretario”. È troppo staliniano». Il Pd non la finisce più di coprirsi di ridicolo
Elly Schlein (Imagoeonomica)
L’ideona di Roberto Morassut: «Il leader diventi “portavoce”». Intanto, i sondaggi che circolano al Nazareno prevedono un tonfo al 18%.La paura fa 90, anzi 18: i sondaggi riservati che circolano tra i dem segnalano un partito in caduta libera alle Europee. Il Pd sarebbe quotato intorno al 18%, un punto in meno rispetto alle politiche, con Fdi che sfiorerebbe il 30%. «Se questo sarà il risultato», dice alla Verità un esponente di peso dei dem, «la Schlein dovrà dimettersi. Sarebbe la bocciatura della sua linea». È iniziato il dopo-Elly, quindi, e del resto la segretaria già non può più contare sulla maggioranza che l’ha sostenuta alle primarie. La sinistra interna di Andrea Orlando l’ha già scaricata, così come Areadem di Dario Franceschini. Il colpo del «no» all’inserimento del suo cognome nel simbolo è stato durissimo: la Schlein non si aspettava una sommossa vera e propria come quella alla quale ha assistito in Direzione nazionale, che l’ha spinta a una retromarcia politicamente traumatica. In altri tempi, un segretario del Pd si sarebbe assicurato prima di avere un consenso largo, e poi avrebbe lanciato una proposta così dirompente: Elly però parla solo con i suoi fedelissimi, che evidentemente le dipingono uno scenario più roseo di quello che è. Del resto, la scioltezza con la quale la formazione delle liste per le Europee è stata costellata di aspre critiche pubbliche da parte di esponenti di punta del partito segnala che la presa della Schlein sul partito non c’è più. Per non parlare dei potentati locali, come la Puglia e la Campania, dove i presidenti Michele Emiliano e Vincenzo De Luca neanche ascoltano i suggerimenti del Nazareno, con il campano che mette nel mirino la Schlein ogni volta che può. I soliti cacicchi? Manco per niente: la legnata più dolorosa è arrivata dal padre nobile del centrosinistra, Romano Prodi, che di fronte alla scelta della Schlein di candidarsi pur sapendo di non andare a Bruxelles ha sferrato il colpo: «Si chiede agli elettori», ha detto pochi giorni fa Prodi, «di dare il voto a una persona che di sicuro non ci va a Bruxelles se vince. Queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso. Questo ragionamento riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia». Passi per l’attacco a Meloni e Tajani, ma una critica così brutale alla Schlein da parte di Prodi è stata un colpo durissimo. E pure ben meditato, tanto che Sandra Zampa, senatrice prodiana del Pd, rincara la dose: «Primo», dice la Zampa al Quotidiano nazionale, «la presenza della segretaria da capolista svantaggia le altre donne. Secondo, una candidatura a cui non segue la presa in carico del seggio è un’operazione di marketing che non ci appartiene. Candidarsi in Europa per poi non andare è una proposta falsa. Stiamo dicendo una bugia». La Schlein, lo ricordiamo, sarà capolista al Centro e nelle Isole. Chiara Braga, sua fedelissima e capogruppo alla Camera, lascia uno spiraglio all’ipotesi che Elly possa candidarsi anche nelle altre tre circoscrizioni: «Le liste le abbiamo approvate in direzione», dice la Braga a Repubblica, «e vogliamo subito iniziare la campagna elettorale senza perdere tempo perché, come dice Pierluigi Bersani, dobbiamo darci dentro. Ci sono ancora alcuni aspetti da chiudere, ma non modifiche radicali». Considerando la via crucis necessaria a trovare la quadra, sembra davvero impossibile che la Shlein riapra la questione. A questo punto a Elly non resta che affidarsi alla generosa (e interessata) disponibilità di Giorgia Meloni a confrontarsi con lei nel famigerato duello televisivo, per tentare di racimolare qualche consenso, anche se sarà difficile a questo punto spiegare agli altri leader politici il motivo di un duello che li escluderebbe. In questi giorni di malinconia piddina, un momento di buonumore ce lo regala il deputato Roberto Morassut, che propone una genialata: se non si può cambiare il simbolo inserendo il nome del leader, allora cambiamo il nome del leader: «Il nome di Elly Schlein sul simbolo», dice Morassut, «non sarebbe stato un problema, secondo me. L’ho detto in Direzione. C’è un valore aggiunto ma c’è anche un aspetto più generale: dobbiamo elaborare il valore che ha, indiscutibilmente oggi, la figura della persona alla guida di una comunità politica. Nel nostro caso non è una forma di personalizzazione assoluta ma un completamento tra collettivo e personale. I cittadini lo cercano. E noi non possiamo ignorare questa cosa». Come tutti sappiamo, ogni mattina gli italiani si aggirano nei vicoli, nei quartieri, nei mercati rionali, cercando il completamento tra collettivo e personale. Ma come possono trovarlo? «Magari», suggerisce Morassut, «sarei per cambiare il titolo dei nostri leader. E non chiamarli più segretari, un termine che è un retaggio staliniano. Perché prima di Stalin aveva un mero valore amministrativo interno. Chiamerei i nostri leader “portavoce”, espressione che meglio definisce la sintesi che un leader deve rappresentare di una comunità plurale e di un partito movimento. Quello che secondo me servirebbe in questa nostra epoca veloce». La Schlein staliniana: nel fantastico mondo del Pd, davvero tutto è possibile.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.