2019-04-09
Basta fare politica sulla pelle dei più piccoli
Siccome bisogna far credere al mondo che l'utero in affitto sia un gesto d'amore e non nasconda invece un orrendo commercio del corpo delle donne, tutti i giornali hanno riportato la notizia di una nonna del Nebraska che ha partorito una bambina per conto del figlio gay. Matthew Eledge voleva un pargolo da tenere in braccio insieme al marito Elliot e a partorirlo ci ha pensato la mamma Cecile, 61 anni, la quale si è fatta impiantare un ovulo donato dalla sorella del marito di suo figlio e fecondato dagli spermatozoi dello stesso figlio.Lo so che la faccenda, oltre a essere complicata, vi pare aberrante, ai limiti dell'incesto, visto che nonna Cecile ha portato in grembo la figlia del proprio figlio. E probabilmente in molti di voi susciterà reazioni di disgusto se non di nausea, perché l'intreccio non è cosa che si veda tutti i giorni, così come le implicazioni morali. Tuttavia, se mi sono permesso di portare alla vostra attenzione il caso è per sottolineare come non soltanto si voglia far passare l'idea che la fecondazione artificiale nei Paesi «più avanzati» sia ormai la norma, ma che dietro ci sia spesso un gesto di generosità. Cecile, la nonna-mamma, voleva fare un regalo al figlio. E così, visto che per ragioni biologiche la coppia gay non era in grado di generarlo, ci ha pensato lei, organizzando tutto in famiglia. La sorella del genero ci ha messo l'ovulo, il figlio ci ha messo gli spermatozoi e Cecile l'utero. «Qui ci sono molti problemi in fatto di adozioni per le coppie dello stesso sesso», ha spiegato il figlio Matthew, «e noi non volevamo dipendere da altre persone o da politici per costruire una famiglia e quindi abbiamo deciso di usare la fecondazione in vitro e di fare le cose alle nostre condizioni». Le «cose alle nostre condizioni» in pratica è stato il ricorso a mammà, che si è prestata a sottoporsi all'inseminazione e quindi alla gestazione.Quello che vi abbiamo appena raccontato è un caso limite, che però la grande stampa ha scelto di rappresentare come un gesto d'amore e quasi come una conquista, tacendo le implicazioni etiche della faccenda e nascondendo in ogni modo che cosa significhi davvero la cosiddetta «maternità surrogata», ovvero l'utero in affitto. Nel prossimo numero di Panorama, in edicola domani, un'inchiesta esclusiva dimostra invece quale commercio ci sia in realtà dietro la pratica. Altro che voglia delle donne di aiutare le coppie omosessuali ad avere un bambino. «L'aiuto» avviene dietro pagamento di decine di migliaia di dollari. In qualche caso si arriva anche a 160.000, ma oltre alla «fornitura» del figlio bisogna farsi carico di tutte le spese della «partoriente», la quale presta il proprio utero per pagare la scuola ai figli, le bollette di casa, oppure le cure mediche di un familiare. Marianna Baroli per mesi ha dialogato con donne che per motivi economici fanno un figlio per altri e i racconti sono spesso drammatici.Ma la «nuova frontiera» della sessualità e della famiglia oggi non si ferma alla bambina partorita dalla nonna per fare felice il figlio gay, c'è anche altro.Sulla prima pagina del Times di Londra ieri è apparsa un'inchiesta dedicata alla clinica inglese dove si pratica la «trasformazione» sessuale dei bambini. In pratica, si tratta di un ospedale in cui si aiutano migliaia di ragazzini a cambiare sesso, sulla base di una diagnosi del Gender identity development service. Lo scorso anno i giovani «curati» nella clinica sono stati 2.519 e il numero è in continua crescita. Alcuni dei bambini sottoposti al trattamento perché ritenuti affetti da quella che viene definita disforia di genere, cioè non in linea con il sesso di cui li ha forniti madre natura, hanno anche 3 anni. Le notizie che vi ho dato sono già di per sé sconvolgenti. Ma quella che vi sto per dare lo è ancora di più. Cinque medici dell'ospedale si sono dimessi dallo staff che ha in cura i bambini transgender ritenendo che si stia facendo una sperimentazione su ragazzi minorenni. Carl Heneghan, professore presso l'Università di Oxford di medicina dell'evidenza, nell'articolo sul Times sostiene senza mezzi termini che l'uso di farmaci, non esistendo studi approfonditi sugli effetti provocati, significa di fatto una sperimentazione sui bambini, con conseguenze che nessuno è in grado di valutare. Quello che non vi ho detto è che nella clinica della discordia, quella soggetta al Gender identity development service, si trattano i minori con la triptorelina, ossia con il farmaco che qualche mese fa il nostro servizio sanitario ha deciso di mettere nel prontuario medico, in modo da consentire che sia passato dalla mutua per iniziare il percorso di trasformazione dell'identità sessuale. A oggi, nonostante le nostre denunce e nonostante i dubbi della comunità medica là dove la triptorelina è impiegata, non risulta che il servizio sanitario abbia messo il farmaco fuori legge. Che aspetta il ministro Grillo? A starle a cuore sono solo i vaccini o anche la salute - fisica e psichica - dei minori?
Ecco #DimmiLaVerità dell'11 settembre 2025. Il deputato di Azione Ettore Rosato ci parla della dine del bipolarismo italiano e del destino del centrosinistra. Per lui, «il leader è Conte, non la Schlein».