2024-10-04
Barnier mette in guardia Ursula. Basta assegni in bianco per Kiev
Michel Barnier, primo ministro francese (Ansa)
L’esecutivo alle prese con tasse e tagli: impossibili aiuti a pioggia alla resistenza.In Francia entra nel vivo il dibattito sulla prossima legge di bilancio e le nuvole all’orizzonte sono nerissime. Nulla a che vedere con le difficoltà che anche il ministro Giancarlo Giorgetti dovrà fronteggiare, come lui stesso proprio ieri ha pubblicamente ammesso. Tuttavia le due vicende si intrecciano perché entrambi i Paesi sono sotto procedura d’infrazione e dovranno rispettare le nuove regole del riformato patto di stabilità. Piani che dovranno essere, poi, approvati dalla Commissione - attesa al varco da tutti - e adottati dal Consiglio.Mentre l’Italia ha già preparato il suo piano che a breve sarà discusso alle Camere, a Parigi in questi giorni si chiariscono i dettagli della manovra che sarà discussa a partire da martedì 10 nell’Assemblea nazionale e il governo di Michel Barnier non ha i voti per ottenere l’approvazione. Ancor meno ne ha da ieri mattina, quando l’ex ministro dell’interno del governo di Gabriel Attal e in precedenza anche ministro dei Conti pubblici, Gérald Darmanin, intervenendo in televisione ha pubblicamente bollato come «inaccettabile» il piano che Barnier si appresta presentare e che, già da mercoledì, è oggetto di ampie anticipazioni sulle agenzie internazionali. «Sta prendendo la direzione di François Hollande», ha aggiunto.Parliamo di 40 miliardi di minori spese e 20 miliardi di maggiori entrate. E con cifre come queste, diventa difficile sostenere il continuo flusso di denaro, a livello europeo, per l’Ucraina in guerra. Nei giorni scorsi, quindi, a un vertici di diplomatici europei, Parigi ha sostanzialmente chiesto maggiori controlli sulla distribuzione dei 35 miliardi di prestito europeo promesso da Ursula von der Leyen a Volodymyr Zelensky. Con i cordoni della borsa praticamente chiusi, Barnier ha posto dei rigidi paletti prima che la quota francese prenda la strada per Kiev: come giustificare, altrimenti, l’elargizione allo Stato in guerra a fronte di una ormai ce patrimoniale e a tagli draconiani alla spesa francese? Molto di più dei presunti «sacrifici» che potrebbe chiedere Giorgetti. Perché sono i numeri a parlare. Infatti l’Italia è già su un sentiero di correzione dei conti pubblici e nel 2024 dovrebbe chiudere con un deficit/Pil del 3,8%, in netto calo rispetto alle previsioni di aprile (4,4%). In questo senso, hanno aiutato il favorevole andamento delle entrate e la revisione al rialzo del Pil. Mentre in Francia, la previsione di un deficit/PIL al 5,3% è stata completamente travolta e il 2024 è avviato a concludersi al 6,1%. Numeri che hanno indotto Barnier a parlare di Paese «sull’orlo del precipizio».La correzione dei conti è ben superiore a quella richiesta all’Italia e, ciononostante, essa sarà appena sufficiente a portare il deficit/Pil del 2025 intorno al 5%, molto al di sopra dell’obiettivo proposto da Giorgetti nel suo piano, pari al 3,3%. Una differenza abissale, soprattutto se espressa in numeri assoluti (un punto percentuale di deficit/Pil vale 22 miliardi).Sempre ieri è stato il ministro del bilancio francese Laurent Saint-Martin a rivelare i primi dettagli del maxi aumento fiscale in arrivo. Il prelievo aggiuntivo dovrebbe colpire famiglie con reddito annuo superiore a 500.000 euro in una misura ancora non nota. «Si tratta dello 0,3% delle famiglie, i più ricchi tra i più ricchi», ha spiegato Saint-Martin intervenendo su France2. Soglia altrettanto molto alta anche quella prevista per le imprese, tra le quali solo quelle con più di un miliardo di fatturato dovrebbero subire un prelievo aggiuntivo, anche in questo caso tutto da definirsi nella misura.La contrarietà alla manovra di Barnier è molto forte da parte degli ambienti «pro business» legati politicamente al presidente Emmanuel Macron e al precedente capo del governo, Gabriel Attal. E Darmanin si è fatto interprete di questa opposizione con un’uscita che mette ancora più a rischio la sopravvivenza dell’attuale governo. È vero che la Costituzione francese offre al primo ministro uno strumento per aggirare il voto sulla legge di bilancio, ma questa probabile mossa non farà che aumentare le probabilità di una successiva mozione di censura promossa dalla sinistra che potrebbe far cadere il governo. In questo caso, il gruppo di Marine Le Pen sarà l’ago della bilancia.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)