2024-10-10
Bari paga una scuola 16 volte il suo valore
Vito Leccese (Getty images)
Una coop subaffitta i locali di una parrocchia a un istituto della città metropolitana a guida dem: il canone dovuto ai preti ammonta a 1.500 euro al mese, in realtà i fuoriclasse del Pd ne sborsano ben 24.000. Chi incassa è nella galassia di Michele Emiliano.La Rosa dei venti, coop barese che spazia dalla formazione all’assistenza domiciliare, sembra proprio aver fatto bingo: la Città metropolitana di Bari, guidata da qualche mese dal sindaco Vito Leccese, versa alla coop la bellezza di 24.000 euro al mese per l’affitto degli spazi scolastici in cui sono finite una quindicina di classi di un istituto superiore, il Romanazzi, in ristrutturazione fino al 2026. Quando la scuola ha annunciato che avrebbe spostato gli studenti in largo Monsignor Curi, nel quartiere Madonnella, proprio accanto allo storico cinema Esedra, nessuno aveva fatto caso a quello che si è rivelato un intrigo politico. La cooperativa, infatti, è riconducibile a Donato Liturri, ex consigliere comunale a Noicattaro, dove ha anche guidato il gruppo di «Insieme per Noicattaro», lista civica che appoggiava Antonello Diciolla alle elezioni vinte poi da Raimondo Innamorato, attuale coordinatore provinciale del Movimento cinque stelle. Nel 2023 Liturri ha lasciato il consiglio comunale dopo essere stato nominato dal governatore dem Michele Emiliano nel Consiglio di amministrazione dell’Arpal, l’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro. La coop, che ha la sua sede principale proprio a Noicattaro, è amministrata da tre persone, tra le quali Ezia Liturri, sorella dell’amministratore promosso da Emiliano, che è presidente del Cda dal 2017. Fin qui nulla di strano, se non fosse per un piccolo passaggio che era sfuggito ai più. La coop, furba quanto basta, quegli stessi spazi li paga alla parrocchia di San Giuseppe appena 1.500 euro al mese. E con il giochino del subaffitto ci ricava 16 volte in più di quanto paga. Un grande affare da 288 mila euro all’anno per la piccola coop con undici dipendenti e meno di 600.000 euro di fatturato. Nella documentazione che regola l’affitto del locale si specifica che alla cooperativa Rosa dei Venti vengono versati 24.000 euro, che corrispondono alla somma base della fattura, e un importo aggiuntivo di 5.280 euro per l’Iva.Dal Romanazzi erano arrivate anche delle proposte alternative su come sistemare al meglio gli studenti e il personale limitando i disagi: tra le ipotesi c’era il trasferimento di sette classi di liceo nel plesso Scoppio (appartenente allo stesso Romanazzi), altre nella scuola media Laterza e negli spazi dei vicini istituti Panetti e Perotti. Gli ultimi due di fatto liberi, ma dichiarati inutilizzabili perché, coincidenza, la Città metropolitana non ha mai eseguito i sopralluoghi richiesti. Per lo Scoppio, invece, si è arenato tutto perché la Città metropolitana si sarebbe trovata in affanno con la rendicontazione dei fondi europei usati nella prima fase dei lavori di ristrutturazione e non aveva programmato la nuova erogazione per completare il cantiere. Un copione che deve essere apparso come già scritto quando proprio la Città metropolitana ha prospettato all’istituto di trasferire le classi «necessariamente» presso l’Istituto religioso di Madonnella. Che ora, si scopre, sono in affitto alla coop riconducibile al politico locale traslocato all’Arpal. Nel consiglio d’istituto del Romanazzi si erano subito interrogati sul perché spostare le classi in un altro quartiere e hanno lasciato traccia del loro ragionamento in atti ufficiali, nei quali suggerivano «una soluzione a costo zero e temporanea, fino al completamento dell’ala destra del plesso Scoppio», che avrebbe consentito al Romanazzi «di rimanere sul proprio territorio». Fabio Romito, consigliere comunale e già candidato sindaco con il centrodestra alle ultime elezioni amministrative, si è piazzato davanti ai locali e ha denunciato: «L’iniziativa privata è sempre legittima, alle volte però diventa paradossale. Credo che sia assolutamente inaccettabile che l’ente pubblico consenta a un privato di ottenere un profitto così elevato senza alcuna motivazione economica che possa sostenere un business di questo genere. Aggiungo che i ragazzi, i docenti e il personale dell’istituto scolastico meriterebbero spazi più adeguati». Un pasticcio, insomma. La coop quei locali, dove in passato c’erano un asilo e una scuola elementare, li aveva presi per dei corsi di formazione. Leccese, che deve aver ereditato la questione dal suo predecessore Antonio Decaro, ha subito annunciato una indagine interna precisando però che non c’è nessuna responsabilità politica ma al massimo un errore burocratico. Poi ha aggiunto: «È necessario capire gli aspetti contrattuali e quelli di congruità del corrispettivo economico». Mentre l’ex provincia continuerà a dilettarsi con bonifici da 24.000 euro al mese fino al 2026, don Tino Lucariello, l’amministratore della parrocchia proprietaria dei locali ne incasserà un sedicesimo, in linea con i valori di mercato. Quando concesse gli spazi alla cooperativa per i corsi di formazione proprio non immaginava di ritrovare in quegli spazi i ragazzi dell’istituto superiore. Il progetto formativo della Rosa dei venti è naufragato la scorsa estate, quando le attività nella sede di Madonnella sono saltate per lasciare spazio all’istituto scolastico. Il business del subaffitto evidentemente era molto più interessante.
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