2024-05-09
La voce francese più amata della radio italiana: «Farei una trasmissione sugli Ufo»
La speaker Barbara Marchand, in onda per 40 anni: «Ho conosciuto tutti i cantanti più famosi, una volta trovai Dalla a dormire per terra alla Rai. I programmi di oggi? Chiacchiere e gossip».L’inconfondibile voce con accento francese di Barbara Marchand ha accompagnato gli ascoltatori di Radio Rai dal 1970 al 2006 e, se si considerano anche i quattro anni trascorsi a Radio Montecarlo (Rmc), risultano 40 anni di carriera, cui sono seguite collaborazioni con vari podcast. Ci piace evocarla ai microfoni di via Asiago, con programmi come Due di notte con Radio 2 oppure Da mezzanotte alle 5, mentre, nelle ore piccole, intrattiene il popolo notturno e mette un disco, magari La sera dei miracoli di Lucio Dalla: «Una sera così strana e profonda / che lo dice anche la radio / così la manda in onda». Tuttavia, di trasmissioni radiofoniche, prevalentemente di musica, sport e animazione, ne ha condotte in gran quantità anche nelle altre ore del giorno, approdando pure alla Rai tv, quando quella voce ebbe un volto, inquadrato dalle telecamere. Il 2024 è l’anno del 100° anniversario dell’avvio della radiofonia in Italia, avvenuto nell’ottobre 1924 e colei che, dal 1969 al 1989, è stata anche speaker ufficiale del Gran Premio di Formula 1 di Monaco, è una testimone per ricostruire spaccati di una radio oggi costretta a difendersi dal torrente di offerte comunicative che inonda le giornate. Vive nella campagna viterbese con il marito Piero, il cane Pippo, un labrador-pastore maremmano, e 6 gatti. Monegasca, vero? «Sì, dal 1981 cittadina italiana per matrimonio. Sono nata nel quartiere vicino al porto del Principato di Monaco, Le Condamine, in rue Grimaldi. Mia madre era casalinga e mio padre direttore di una fabbrica di abbigliamento femminile».Nella sua famiglia di origine si ascoltava la radio? «Assolutamente sì, avevamo l’appuntamento all’ora di pranzo, a mezzogiorno, con mia mamma e mia sorella. La radio, forse un Philips, era nel ripiano inferiore di un mobile con vetrinette. Ascoltavamo, su Rmc, che negli anni Cinquanta era solo in lingua francese, uno sceneggiato comico in un dialetto della Costa azzurra, tra il nizzardo e il monegasco. Era divertentissimo».Come capitò l’occasione per il suo primo incarico a Radio Montecarlo? «Già facevo l’università, lettere italiane a Nizza, e una mattina, mentre andavo in panetteria, incontrai la mia professoressa del liceo Alberto I. Il marito era direttore del Giornale Radio in onde corte e medie. Mi disse che stavano cercando persone in grado di parlare italiano e francese. Sapevo parlare italiano perché andavo a sciare a Limone Piemonte. Chiesi di fare un provino. Mi danno un testo in francese, sulla festa del principe, da tradurre in italiano e leggere nelle due lingue. Disastroso, il tecnico me lo fa rifare una decina di volte. Poi, per lettera, mi comunicano che sarò in diretta su Rmc, dal lunedì al sabato, dalle 14 alle 16, un annuncio ogni tre canzoni». Dopo quattro anni passò a Radio Rai…«Sono arrivata in Rai grazie ad Annalena Limentani, l’agente di Herbert Pagani a Rmc. Mi propose di fare una trasmissione, Quattro passi con Barbara. Registravo prima a Montecarlo e poi a Milano, in uno studio privato, 15 puntate per sessione. I dirigenti Rai mi conoscevano solo per la voce e così mi presentai di persona a viale Mazzini». Appena si trasferì a Roma, come si trovò?«Ho pianto per sei mesi, perché avevo preso una camera di affitto presso una signora vedova, siciliana, tutta vestita di nero, con una casa tutta nera, i mobili tutti neri. Tornavo da via Asiago e mi chiudevo in camera a piangere. Poi successe qualcosa…».Che successe?«Renzo Arbore e Gianni Boncompagni registravano Alto gradimento nello studio accanto al mio. Un giorno vennero ad ascoltarmi e cominciai a frequentare le feste e le cene che organizzavano. Conobbi gente, la vita cominciò a essere un po’ diversa rispetto a quella della camera della signora vedova». A via Asiago esordì conducendo I tarocchi…«Sempre una trasmissione di musica. Utilizzando le carte dei tarocchi, presentavo un disco. Era una scusa. I titoli sono solo una scusa…».Scorrendo il suo fitto curriculum: Viaggi in Italia? «Un programma in lingua francese e italiana per il canale Rai di chi viaggia, Isoradio. Per questo canale ho fatto anche Percorsi bianchi, la storia delle piste italiane di sci». Poi, le trasmissioni musicali, Una musica in casa vostra, Adesso musica, Musica ieri e oggi. Sceglieva lei stessa i brani da mettere in onda? «Sì, li sceglievo io». Qualche autore per cui ha ancora un debole?«Nasco con la musica dei crooner americani, Frank Sinatra, ho tendenza ad ascoltare il genere melodico americano. Di italiano, ho amato tanto il periodo di Lucio Battisti. Ho intervistato molti cantanti».Ad esempio? «Ad esempio Celentano…».Venne in studio?«No, al telefono, perché era difficile che si spostasse. È difficile intervistarlo, è un bel trampolino, tempi morti, è difficile Celentano». E Lucio Dalla l’ha conosciuto?«Sì. In radio ci portavamo i dischi da casa e facevamo il giro delle case discografiche. Lucio Dalla incideva per la Rca, sulla via Tiburtina. Un giorno vado alla Rca, prendo l’ascensore, si apre la porta. In fondo c’era qualcuno che dormiva per terra. Era lui. Ho cercato di non disturbarlo, non gli ho detto niente. Quando ci siamo visti in radio, abbiamo riso di questo episodio. Ma lui era abituato a dormire dovunque, anche su un pianoforte. A via Asiago era di casa».È mai incappata in qualche gaffe? «Una la ricorderò per tutta la vita. In radio, spesso in diretta, aprivamo il microfono da soli, nello studio, per poi chiuderlo quando avevamo finito il nostro annuncio. Un giorno parte una canzone. Era di gran moda parlare sopra l’introduzione musicale della canzone e fermarsi al momento in cui partiva la voce del cantante. Questa era la bravura del dj. Una volta azzeccai un tempismo straordinario, ma dimenticai di chiudere il microfono. Al tecnico, che mi guardava oltre il vetro, dissi: “Ma guarda che questo è culo, eh!”. Tutta l’Italia mi sentì…». E imprevisti? «Uno successe a una mia collega che doveva arrivare dopo di me in trasmissione, dopo la mia l’apertura alle 5 e mezza della mattina. Non si svegliò. Non vedendola, andai via e lasciai il microfono così, senza nessuno». Fu redarguita per questa diserzione?«Mi hanno cazziato, eccome, ma poi è finita così. Un fatto, però, mi tormenta…».Quale? «Fu quando accadde la vicenda del piccolo Alfredino Rampi, a Vermicino. Ero in diretta di pomeriggio con collegamenti con gli inviati speciali sul posto, per capire se sarebbe stato salvato. In chiusura di un collegamento, come disco, partì, e non me ne accorsi perché sennò l’avrei tolto, Buona fortuna di Claudio Baglioni. Mi misi le mani nei capelli…». Quella voce nella notte che si rivolgeva ai radioascoltatori. Affascinante. Immaginava un pubblico d’insonni o tiratardi? «Quel mondo lo toccavo con mano, perché c’era il contatto telefonico con i radioascoltatori. Spesso chiamavano le guardie notturne, mi dicevano che facevo loro molta compagnia, oppure chi usciva dalla discoteca». Lavorando di notte, riposava pertanto di giorno… «Ci provavo, qualche volta ci riuscivo, qualche altra no, perché magari avevo impegni».Poteva succedere, in giro per Roma, che qualcuno la riconoscesse dalla voce? «(ride) Sì, ma una cosa che mi ha molto stupito è accaduta di recente. Entrando in un negozio di frutta e verdura, qui nel Viterbese, ho chiesto a voce alta il prezzo dei carciofi. Si è avvicinata una signora bionda che mi ha sussurrato nell’orecchio: “Ma lei è Barbara Marchand?”. Siamo diventate amiche». Tuttavia arrivò anche la tv e finalmente fu vista in persona. Ad esempio in Ariaperta, per la tv dei ragazzi, con Pier Maria Bologna e Claudio Lippi e, dal 1976 al 1979, con Ettore Andenna in Giochi sotto l’albero, versione invernale di Giochi senza frontiere. Come fu il passaggio?«È avvenuto in modo naturalissimo, come l’avessi sempre fatto. Mi piacque molto, perché finalmente la gente ti riconosceva per strada. Però il primo amore non si scorda mai, quindi io preferisco la radio».Ecco, tornando alla radio, Quindi minuti con… cosa trattava?«Era un riempitivo per accontentare le case discografiche che avevano un gruppo o un cantante da lanciare. Presentavo il cantante con le sue canzoni. Ricordo, ad esempio, I nuovi angeli, deliziosi…».Oggi preferisce ascoltare la radio o guardare la tv?«Oggi, a dire la verità, preferisco i libri. La televisione non la guardo quasi più dal tempo del Covid». Come valuta i broadcast odierni?«I programmi sono diventati tutti omologati tra le varie stazioni, discorsivi, generalmente a più voci, parlano di attualità, gossip, chiacchiere che chiamerei gratuite. Un programma com’è stato Alto gradimento oggi non c’è. Se ci fosse, lo ascolterei molto volentieri». Persino il tema del brano Video killed the radio star dei Buggles è antiquato. Con un tempo incredibilmente compresso, dove si ascolta la radio? «Credo che ormai l’unico luogo sia la macchina, perché non c’è più tempo e forse neanche volontà di ascoltarla a tempo pieno. Magari sarò contraddetta dal pubblico, ma secondo me è così. La radio si ridimensionerà per forza, dovrà essere selezionata e, a sua volta, selezionare». Forse sono da considerare anche i bar. Ma se dovesse condurre un programma, quale tema sceglierebbe?«I misteri dell’universo. Sono anche una fanatica della fantascienza. Per me gli Ufo sono di casa».
Ecco #DimmiLaVerità del 21 ottobre 2025. Ospite Fabio Amendolara. L'argomento del giorno è: "Gli ultimi sviluppi del caso di Garlasco".
(Arma dei Carabinieri)
Questa mattina, nei comuni di Gallipoli, Nardò, Galatone, Sannicola , Seclì e presso la Casa Circondariale di Lecce, i Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce hanno portato a termine una vasta operazione contro un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti che operava nella zona ionica del Salento. L’intervento ha mobilitato 120 militari, supportati dai comandi territoriali, dal 6° Nucleo Elicotteri di Bari Palese, dallo Squadrone Eliportato Cacciatori «Puglia», dal Nucleo Cinofili di Modugno (Ba), nonché dai militari dell’11° Reggimento «Puglia».
Su disposizione del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Lecce, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, sono state eseguite misure cautelari di cui 7 in carcere e 9 ai domiciliari su un totale di 51 indagati. Gli arrestati sono gravemente indiziati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, rapina con armi, tentata estorsione, incendio, lesioni personali aggravate dalla deformazione dell’aspetto e altro, con l’aggravante del metodo mafioso.
Tutto è cominciato nel giugno del 2020 con l’arresto in flagranza per spaccio di stupefacenti avvenuto a Galatone di un giovane nato nel 1999. Le successive investigazioni avviate dai militari dell’Arma hanno consentito di individuare l’esistenza di due filoni parallel ed in costante contatto, che si spartivano le due principali aree di spaccio della zona ionica del Salento, suddivise tra Nardò e Gallipoli. Quello che sembrava un’attività apparentemente isolata si è rivelata ben presto la punta dell’iceberg di due strutture criminali ramificate, ben suddivise sui rispettivi territori, capaci di piazzare gradi quantitativi di droga. In particolare, l’organizzazione che operava sull’area di Nardò è risultata caratterizzata da una struttura verticistica in grado di gestire una sistematica attività di spaccio di stupefacenti aggravata dal tipico ricorso alla violenza, in perfetto stile mafioso anche mediante l’utilizzo di armi, finalizzata tanto al recupero dei crediti derivanti dalla cessione di stupefacente, quanto al controllo del territorio ed al conseguente riconoscimento del proprio potere sull’intera piazza neretina.
Sono stati alcuni episodi a destare l’attenzione degli inquirenti. Un caso eclatante è stato quando,dopo un prelievo di denaro presso un bancomat, una vittima era stata avvicinata da alcuni individui armati che, con violenza e minaccia, la costringevano a cedere il controllo della propria auto.
Durante il tragitto, la vittima veniva colpita con schiaffi e minacciata con una pistola puntata alla gamba destra e al volto, fino a essere portata in un luogo isolato, dove i malviventi la derubavano di una somma in contanti di 350 euro e delle chiavi dell’auto.
Uno degli aggressori esplodeva successivamente due colpi d’arma da fuoco in direzione della macchina, uno dei quali colpiva lo sportello dal lato del conducente.
In un'altra circostanza invece, nei pressi di un bar di Nardò, una vittima era stata aggredita da uno dei sodali in modo violento, colpendola più volte con una violenza inaudita e sproporzionata anche dopo che la stessa era caduta al suolo con calci e pugni al volto, abbandonandolo per terra e causandogli la deformazione e lo sfregio permanente del viso.
Per mesi i Carabinieri hanno seguito le tracce delle due strutture criminose, intrecciando intercettazioni, pedinamenti, osservazioni discrete e perfino ricognizioni aeree. Un lavoro paziente che ha svelato un traffico continuo di cocaina, eroina, marijuana e hashish, smerciati non solo nei centri abitati ma anche nelle località marine più frequentate della zona.
Nell’organizzazione, un ruolo di primo piano è stato rivestito anche dalle donne di famiglia. Alcune avevano ruoli centrali, come referenti sia per il rifornimento dei pusher sia per lo spaccio al dettaglio. Altre gestivano lo spaccio e lo stoccaggio della droga, controllavano gli approvvigionamenti e le consegne, alcune avvenute anche alla presenza del figlio minore di una di loro. Spesso utilizzavano automobili di terzi soggetti estranei alla compagine criminale con il compito di “apripista”, agevolando così lo spostamento dello stupefacente.
Un’altra donna vicina al capo gestiva per conto suo i contatti telefonici, organizzava gli incontri con le altre figure di spicco dell’organizzazione e svolgeva, di fatto, il ruolo di “telefonista”. In tali circostanze, adottava cautele particolari al fine di eludere il controllo delle forze dell’ordine, come l’utilizzo di chat dedicate create su piattaforme multimediali di difficile intercettazione (WhatsApp e Telegram).
Nell’azione delle due strutture è stato determinante l’uso della tecnologia e l’ampio ricorso ai sistemi di messaggistica istantanea da parte dei fruitori finali, che contattavano i loro pusher di riferimento per ordinare le dosi. In alcuni casi gli stessi pusher, per assicurarsi della qualità del prodotto ceduto, ricontattavano i clienti per acquisire una “recensione” sullo stupefacente e quindi fidelizzare il cliente.
La droga, chiamata in codice con diversi appellativi che ricordavano cibi o bevande (come ad es. “birra” o “pane fatto in casa”), veniva prelevata da nascondigli sicuri e preparata in piccole dosi prima di essere smerciata ai pusher per la diffusione sul territorio. Un sistema collaudato che ha permesso alle due frange di accumulare ingenti profitti nel Salento ionico, fino all’intervento di oggi.
Il bilancio complessivo dell’operazione è eloquente: dieci arresti in flagranza, il sequestro di quantitativi di cocaina, eroina, hashish e marijuana, che avrebbero potuto inondare il territorio con quasi 5.000 dosi da piazzare al dettaglio.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Lecce ha ritenuto gravi gli elementi investigativi acquisiti dai Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, ha condiviso l’impostazione accusatoria della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, emettendo dunque l’ordinanza di custodia cautelare a cui il Comando Provinciale Carabinieri di Lecce ha dato esecuzione nella mattinata di oggi.
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