2022-02-07
Barbara Lezzi: «Draghi ha esautorato il Parlamento»
La senatrice ex grillina: «Sergio Mattarella lo ha denunciato ma le forze politiche si limitano ad applaudire. Siamo in un lockdown di fatto, però senza più ristori. Se non sarò rieletta, non mi mancherà affatto l’Aula».«Abbiamo buttato via due mesi a causa delle ambizioni quirinalizie di Draghi: le attività si sono fermate, le decisioni sono state congelate per non scontentare nessuno. È ora che le forze politiche si sveglino, stanno lì a guardare per paura di non so cosa. Uno spettacolo avvilente, mortificante». Che il discorso di insediamento bis pronunciato da Sergio Mattarella possa essere uno scossone se lo augurano in tanti, anche se alcuni faticano a crederci: «I leader dei partiti e i politici della maggioranza dimostrano, nei fatti, di dare poco seguito a tutti i bei inviti pronunciati dal presidente della Repubblica», ragiona con La Verità Barbara Lezzi, senatrice del gruppo Misto, ex Cinque Stelle. Senatrice Lezzi, teme il vuoto dopo gli applausi? «Il presidente Mattarella ha parlato tanto: nel suo discorso ha richiamato i temi della disabilità, le disuguaglianze, la sanità. Nei lavori parlamentari non ci sarà la stessa attenzione su questi argomenti». Ha parlato anche di «un eccessivo ricorso alla decretazione d’urgenza e alle questioni di fiducia». «Il Parlamento è esautorato, svuotato delle sue competenze. Ma ciò non indigna nessuno. Le forze politiche dovrebbero recepire questi moniti e invece si limitano ad applaudire. Non si perde occasione per dimostrare l’incapacità nella gestione della cosa pubblica. Possibile che ogni volta si debba ricorrere al tecnico, all’ex banchiere o al commissario per risolvere le questioni?». Altre volte, per uscire dall’angolo in cui si cacciano i politici, basta non muovere troppo le pedine, come è successo per la rielezione di Mattarella. «È prevalso l’istinto di sopravvivenza dei singoli».Tutti felici per un pericolo scampato?«Per loro, anche far salire Draghi al Quirinale sarebbe stato un pericolo: una crisi di governo, magari al buio, avrebbe fatto traballare le poltrone in Parlamento».Lei era contraria al «trasloco». «Fortemente contraria, così come lo sono nei confronti di questo governo».Perché?«Mario Draghi non rispetta le istituzioni, né le esigenze dei cittadini. Parla in un modo e agisce in un altro: nelle pieghe di bilancio hanno previsto misure che ricadranno su imprese, famiglie e partite Iva. Non posso essere d’accordo con lui, né tantomeno avrei potuto assecondare le sue ambizioni: sarebbe stato un presidente della Repubblica ingombrante. Se esonda nelle sue competenze come premier, chissà come sarebbe stato averlo al Quirinale. In un certo senso, a Palazzo Chigi è più controllabile. È il Parlamento che accorda la fiducia: se questa viene meno, viene meno anche lui. Peccato che le forze politiche stiano dormendo».C’entra qualcosa l’effetto «uomo della Provvidenza»? «Non possono smentirlo. Lo hanno osannato, è stato indicato come la massima personalità che abbiamo in Italia, come potrebbero dirgli di no? Dovrebbero trovare il coraggio di smentire loro stessi, e invece vedo solo inutili tentativi di piazzare delle bandierine». Pensa che Draghi possa rifarsi dello «sgambetto» subito nella corsa al Quirinale? «Lo farà. Ha constatato che la debolezza dei partiti è strutturale, può fare quello che vuole. I leader della maggioranza non hanno un comportamento coerente: la richiesta univoca di uno scostamento di bilancio non basta, non è sufficiente se poi non si fa nulla per ottenerlo».«Non è il momento di aumentare la spesa», sostiene Draghi. Che infatti ha blindato i conti.«Stiamo vivendo un lockdown di fatto, ma senza ristori. Ci sono bollette stratosferiche e nessuno pensa di intervenire come si dovrebbe. Non è il momento di stare a guardare». Che cosa ci vorrebbe, secondo lei?«Sostegni, subito. Se abbiamo avuto un “rimbalzo tecnico” del 6,5%, come lo stesso Draghi lo ha definito, è anche grazie agli aiuti che, seppur insufficienti, sono stati erogati in questi due anni. Hanno dato un po’ di ossigeno alle imprese, che ora rischiano di ritrovarsi con l’acqua alla gola. Tutti fingono di pensare alle partite Iva, ma poi, nel silenzio generale, l’Agenzia delle entrate prepara oltre 2 milioni e mezzo di lettere per pizzicare i piccoli imprenditori, ai quali verranno richieste cifre modeste. Avvisi che diventeranno direttamente iscrizioni a ruolo: in sostanza, anche se un piccolo artigiano ritiene di aver ragione, gli costerà meno pagare che fare ricorso. Le partite Iva hanno fatto investimenti che devono ancora scontare, molti non hanno mai trovato un lavoro e si sono dovuti adattare. È una pratica spietata, soprattutto in un momento di difficoltà. Siamo un Paese fragile, ancora molto fragile. E lo siamo anche a causa dei tagli che ci hanno imposto, soprattutto a livello europeo. È anche per questo che ho cercato di contrastare la nascita dell’attuale governo». È partita la «corsa al centro» di molti partiti, più o meno grandi: Draghi potrebbe esserne il collante in vista delle elezioni del 2023?«Questa è la speranza di tanti, che però devono andare a prendersi i voti. Mario Draghi non è così amato come ci vogliono far credere: la scuola è ancora in alto mare, la sanità resta un disastro. In Calabria è morta una bambina di due anni perché non c’erano le terapie intensive pediatriche. Con tutti i soldi stanziati, è possibile che non ci sia un governo autorevole a controllare dove finiscono i fondi e se le cose che servono vengono effettivamente realizzate? Che senso ha il ministero della Sanità? Ai cittadini queste cose non sfuggono. Non mi appassionano i meccanismi politici in corso, né tantomeno i soggetti che graviterebbero attorno a questo grande Centro: Renzi, Toti, forse anche Calenda. Insomma, di tutto e di più». E magari anche Forza Italia?«Sono culture politiche che non mi appartengono. Ho la sensazione che si tratti di un progetto vecchio, stantio, poco attraente per l’elettorato». E il suo di futuro politico?«Quest’ultimo anno di legislatura è diverso da quelli precedenti: prima ci si poteva trastullare discutendo di legge elettorale, oggi abbiamo degli impegni da portare a termine. Di tempo, per le chiacchiere, non ce n’è». Non ha risposto, senatrice: dove andrà Barbara Lezzi?«Non ho ancora progettato un futuro politico. Se non torno in Parlamento, non mi mancherà l’aria. E non lo dico per fare retorica».Che rapporto ha mantenuto con Alessandro Di Battista?«C’è un’attrazione politica forte e un’amicizia sincera. È una persona che stimo, è sempre stato leale in questi dieci anni. E in politica non è né facile né scontato. Se lui dovesse prendere delle decisioni, lo sosterrò. Mi piacerebbe vederlo di nuovo fare politica attiva, c’è bisogno di persone determinate e coraggiose».Giuseppe Conte sta lavorando a un suo ritorno nel Movimento 5 stelle in funzione anti Di Maio?«Di Battista è sempre stato accusato di un rigore eccessivo. In realtà, è anche pronto a mediare, però non è disposto a cambiare pelle. Se Conte deciderà di chiamarlo, vorrà dire che ci sono le condizioni per lasciare il governo: la maggioranza marmellata è il più grande compromesso al ribasso fatto dal Movimento 5 stelle in questi ultimi anni».Cosa pensa dei venti di scissione all’interno del M5s? Di Maio lascia il Comitato di garanzia, chiede un confronto e rivendica la libertà di dire ciò che non va.«Ho l’impressione che siano solo voci, almeno per il momento. Le dimissioni indeboliranno l’azione politica del Movimento».Di Maio e molti parlamentari a lui fedeli sono prossimi alla conclusione del secondo mandato: arriverà l’ennesima deroga? «Hanno cambiato tante cose, tante regole sono state superate. A questo punto, la deroga non è da escludere se sono così ossessionati. Nel corso delle trattative per il Quirinale, Di Maio ha tradito Conte, facendo partita con altri e non con il suo leader. Se è arrivato ad accordarsi con Renzi, l’ala renziana del Pd e Forza Italia per bruciare Elisabetta Belloni, c’è qualcosa che va oltre il vincolo del secondo mandato».Cosa?«Il desiderio di riacquisire potere nel Movimento».Che cosa pensano i suoi ex colleghi di Giuseppe Conte? «Non li sento più, da un pezzo».Ha tagliato tutti i ponti?«Sono stata espulsa per non aver dato la fiducia al governo Draghi. Se loro non mi vogliono, perché dovrei cercarli?».Anche Beppe Grillo? Pensa che il suo giocattolo sia prossimo alla rottura?«L’ho sentito l’ultima volta poco prima della fiducia al governo Draghi. Quando mi ha detto che Draghi è un grillino e Cingolani pure, allora ho capito che era il momento di prendere un’altra strada».Delusa? «Non eravamo più sullo stesso binario. Dispiace, ma i pianeti erano diventati troppo diversi».