2023-12-17
Così la banda di Casarini s’indottrinava con Toni Negri. Don Mattia: «Bellissimo»
Luca Casarini (Imagoeconomica)
Nelle chat il legame tra il fondatore di Autonomia operaia (scomparso ieri) e la ciurma della Mare Jonio, che andava in Francia per incontrarlo: «Ha plasmato generazioni».Il comunista devoto Luca Casarini, nonostante la nuova vita da frate questuante, di fronte alla morte del novantenne Toni Negri, filosofo della politica e ex docente universitario, il «cattivo maestro» per antonomasia (così definito per il sostegno intellettuale mostrato più volte nei confronti della lotta armata e della violenza di classe), non si è tenuto e ha scritto questo post su Facebook: «Resterai per sempre nel mio cuore e nella mia mente, caro Maestro, Padre, Profeta».La parola profeta per la Chiesa, frequentata con assiduità da Casarini negli ultimi anni, è parola di un certo peso e si riferisce a personaggi della levatura di Isaia, Ezechiele e Daniele. Adesso in questo pantheon, grazie a Casarini, possiamo inserire pure Toni. L’ex Disobbediente veneziano, magari, proverà a diffondere nelle parrocchie, tra un’offerta e l’altra (quelle, come risulta da numerosi messaggi, di cui la banda puntava ad appropriarsi) pure il verbo del professore, facendo accompagnare la lettura dalla frase di rito «dal libro del profeta Toni»… Nelle chat abbiamo trovato una citazione del saggio Impero (vergato insieme con Michael Hardt). Una perla regalata al cappellano di bordo della Mare Jonio, don Mattia, e in cui San Francesco diventa modello di militanza politica e il suo messaggio una forma di comunismo in nuce: «In opposizione al capitalismo nascente, Francesco rifiutava qualsiasi disciplina strumentale, e alla mortificazione della carne (nella povertà e nell’ordine costituito) egli contrapponeva una vita gioiosa che comprendeva tutte le creature e tutta la natura […]. Nella postmodernità, ci troviamo ancora nella situazione di Francesco a contrapporre la gioia di essere alla miseria del potere. […]Queste sono la chiarezza e la gioia di essere comunisti». Strappando un entusiastico e militante «bellissimo!» al pretino. Casarini, ieri, ha pure scritto: «Caro compagno, caro fratello, resterai nella mia vita. Grazie per tutto. Per avermi voluto bene. Per averne voluto ai miei figli e ai miei compagni». Anche Beppe Caccia, coimputato di Casarini a Ragusa, con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ha speso parole di devozione per Negri: «Una vita piena, gioiosa, degna di essere vissuta. Ha formato intere generazioni di studiosi e di militanti politici. In molti abbiamo avuto la fortuna di averlo tra i nostri “ottimi cattivi maestri”. Ci ha insegnato il gusto dell’eresia, in primo luogo verso gli scontati dogmi della sinistra. Ci ha insegnato a osare la disobbedienza, verso ogni forma di ingiustizia. Ci ha insegnato a comprendere il mondo per trasformarlo, la passione per la conoscenza e il cambiamento radicale dell’esistente. Non si può che essergli grati».Nel 2017, Caccia segnala in chat all’ex leader no global, un’intervista «classica», ma «che non guasta» al loro maestro, comparsa sul Manifesto e l’anno dopo lo informa, quasi commosso: «Nel secondo volume Galera ed esilio il vecio Toni ci (cioè a te e a me) dedica due pagine molto affettuose». Un capitolo dedicato agli anni della cosiddetta Pantera, un movimento studentesco che, partito da Palermo, si era esteso a tutte le università italiane, e ai rapporti tra le nuove leve cresciute negli istituti negli anni 80 e i vecchi «cattivi maestri». Il libro racconta i pellegrinaggi a Parigi dei nuovi «rivoluzionari», per abbeverarsi al verbo dei «compagni esiliati», i reduci della lotta armata, riparati in Francia per sfuggire alla carcerazione grazie alla cosiddetta dottrina Mitterrand. In quei mesi le nuove leve partecipano ai seminari degli autonomi italiani con al centro «il racconto delle storie recenti dell’autonomia organizzata, la ripresa della discussione teorica, la programmazione di nuove inchieste».Il professore più ascoltato è Negri, il teorico del marxismo operaista, tra i fondatori di gruppi extraparlamentari di sinistra come Potere operaio e Autonomia operaia. Toni, in questa sua quasi autobiografia, ci fa sapere che gli allievi («alcuni giovanissimi, altri passati attraverso il carcere, o anni di latitanza») «tutti volevano ricostruire autonomia, centri sociali, campagne di lotta emancipatrici, organizzazione degli sfruttati». Il profeta ci informa che «in questo clima cominciano a costruirsi quelle filiere che nel decennio successivo daranno vita al movimento “anti” - o “alter”- globale, e più avanti ancora, alle avventure della nuova sinistra radicale di Podemos e Syriza». Ma ecco la dedica: «Toni fu molto commosso e prese in gran simpatia il gruppo di compagni che veniva da Padova: discutere con loro era come tornare a casa. Luca Casarini era una forza della natura, un proletario con un’intelligenza viva e astuta, di un’istintualità prepotente, di una capacità di leadership evidente, combinata a una riflessione che voleva nutrire di cultura; Beppe Caccia era uno studente occhialuto e diligente, che si metteva sempre in prima linea quando si trattava di fare a botte - quasi volesse giustificare l’esser troppo studioso -, perfetto nel combinare irrequietezza e disciplina, dedizione agli altri e sacrificio di sé». In questa sua «storia di un comunista», Toni Negri racconta il processo in cui fu accusato di «complicità politica e morale» con le Brigate rosse, inchiesta per cui scontò quattro anni e mezzo di carcerazione preventiva, prima di essere assolto. È stato, invece, condannato in via definitiva a 12 anni di carcere per associazione sovversiva e concorso morale nella rapina in una banca di Argelato (vicino a Bologna, in cui perse la vita il carabiniere Andrea Lombardini). Negli anni Novanta subì altre condanne sempre per associazione sovversiva e concorso morale in rapina, scontando in totale dieci anni, di cui gli ultimi quattro in semilibertà.Ricordi dolorosi che portano Casarini, quando uno dei magistrati più impegnati nella lotta contro l’Autonomia, Armando Spataro, si avvicina alle missioni di Mediterranea, a commentare in chat: «Massima cautela». Mentre Caccia che ha incrociato la toga su un aereo, commenta: «Da Spataro mi tengo lontano. Aveva scritto un ottimo editoriale su Repubblica sul tuo caso (un’altra inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ndr), ma con quello... brutti ricordi di famiglia». Nonostante queste premesse gli investigatori dell’indagine di Ragusa, forse un po’ frettolosamente, hanno inserito l’ex pm nella presunta rete di amici della banda di Casarini. Toni Negri a parte, le chat depositate nel processo di Ragusa ci raccontano l’evoluzione politica di Caccia & Casarini, tra nostalgia e sano pragmatismo. Nel 2014, l’ex leader delle Tute bianche si candida alle Europee con l’Altra Europa di Tsipras. Successivamente i due diventano ghost writer di Nicola Fratoianni e, Casarini, segretario regionale di Sinistra italiana in Sicilia. Gli ex rivoluzionari esibiscono la cinica disillusione dei funzionari di partito. Che li porta a sotterrare le storie altrui con massime fulminanti: «La lobby dei destri di Lotta continua è al lavoro: prepariamoci a un quartetto Lerner-Pisapippa-Bettin-Stefano Ferro in Veneto...» oppure «il buon Nichi vuole incularsi Nicola. Che merde questi vecchi sconfitti che non ne vogliono sapere di mollare...». Arrivano a pensare che sia persino possibile allearsi con Matteo Renzi pur di arginare i movimenti di destra: «Bisogna subito attaccare la pancia fascista dell’Europa. Anzi il cancro fascista che ammazza l’Europa». Le pulsioni da autonomi sono comunque archiviate. A un certo punto si trovano dalla stessa parte dell’«armaiolo» Massimo D’Alema, al lancio di Liberi e uguali, partitino promosso dal loro idolo del momento, Piero Grasso, omaggiato da calembour come «Grasso che cola» o «Giovedì grasso». «Va detto che, al netto delle differenze culturali e delle vere e proprie monate (tipo su Trump e la classe operaia del Midwest), Speranza oggi è “sbocciato”. Caz, stiamo entrando nel Pci... con 50 anni di ritardo aveva ragione Massimo» analizza Caccia. Casarini concorda: «Minchia siamo in una seconda vita davvero». E Caccia aggiunge: «Un Pci meglio orientato di quello del XX secolo su alcuni temi cruciali. Le migrazioni su tutti». Casarini chiosa: «Ultraradicale su migrazioni».Dall’Autonomia al Pci, davvero un bel salto. Alla fine, però, i due decidono di lasciarsi alle spalle la grigia esperienza da apparatchik per tornare sulle barricate a caccia di adrenalina. Si improvvisano lupi di mare e pure armatori: vanno a pescare migranti, ma anche a concludere qualche affaruccio da armatori. In cambio incassano donazioni di privati e istituzioni, a partire dalla Chiesa cattolica. Il 25 aprile 2020, Casarini ricorda i preparativi sulla Mare Jonio per la prima missione: «La Resistenza sarebbe partita da lì» scrive all’amico Beppe. Per poi concludere: «Buon 25 fratello e compagno mio». Perché alla fine tutto si tiene.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)