2024-03-19
        Fuga dal campo largo. Azione in Basilicata va con il centrodestra
    
 
        Il consigliere regionale di Azione Basilicata, Marcello Pittella (Imagoeconomica)
    
Marcello Pittella annuncia il sostegno a Vito Bardi (Fi). E si scusa per l’audio in cui diceva: «Per Pd e M5s dovevamo morire come gli ebrei».Crescono a dismisura le possibilità del presidente uscente della Basilicata, Vito Bardi (Forza Italia), di essere riconfermato alla guida della regione alle elezioni del prossimo 21 e 22 aprile. Mentre il centrosinistra affonda tra candidature che durano lo spazio di un mattino, litigi, veti, controveti e insulti reciproci, Azione di Carlo Calenda rompe gli indugi e annuncia il sostegno a Bardi, mentre Pd, M5s e sinistre insistono sul presidente della Provincia di Matera, Piero Marrese. «Dopo mesi di tentativi per costruire un’alleanza riformista», scrivono in una nota congiunta il consigliere regionale di Azione Basilicata, Marcello Pittella, e il segretario regionale, Donato Pessolano, «in una regione dove il nostro partito ha conquistato una centralità prendendo il 12,2% alle elezioni politiche, abbiamo dovuto prendere atto della volontà del Pd e del M5s di tenere Azione fuori dalla coalizione. Lo spettacolo di queste ore di candidati ritirati, rilanciati e bruciati; i conflitti interni al Pd e al M5s, l’assenza di qualsiasi ragionamento sul programma dimostrano che governare una regione con veti e conflitti non è possibile. Abbiamo incontrato il candidato presidente Vito Bardi e abbiamo condiviso assieme elementi del suo programma sui quali costruire un’intesa». A Pittella scappa pure la frizione: in un audio inviato ai suoi sostenitori, il plenipotenziario di Azione sottolinea che «l’uomo di fiducia della Schlein dice che Azione non può partecipare alla lista del centrosinistra perché Calenda ha avuto delle parole poco tenere sul Pd e Conte e soprattutto perché ha detto che Bardi è una brava persona. Mi rattrista tremendamente», sottolinea Pittella, «perché vuol dire che c’è proprio un’azione a far male, a far morire. Sapete quando deportavano gli ebrei e dovevano portarli nelle camere a gas? Ecco, io sono un ebreo per loro che deve morire». Pittella si rende conto dello scivolone e chiede scusa, dicendo di aver usato quelle parole «per rappresentare il modo in cui, dopo aver governato la Regione per il centrosinistra con dignità e onore, siamo stati trattati. Sono profondamente dispiaciuto per l’accaduto», aggiunge Pittella, «e mi scuso con chi può essersi sentito offeso». Azione, è bene ricordarlo, grazie alla presenza di Pittella in Basilicata è molto forte, dunque la scelta del partito di Calenda, stavolta in linea con quella di Italia viva, sarà probabilmente decisiva per la riconferma di Bardi. Per il presidente uscente è un momento assai fortunato, manco avesse trovato un amuleto invincibile: il centrosinistra infatti, oltre ai disastri politici di questi giorni, rischia seriamente di avere due candidati in campo, il che in un’elezione a turno unico è un suicidio elettorale. Angelo Chiorazzo, infatti, candidato di Basilicata casa comune, resta in campo e a quanto ci risulta non avrebbe alcuna intenzione di ritirarsi. Non ha fatto un passo indietro quando i giallorossi hanno indicato come candidato Domenico Lacerenza, che si è ritirato dopo qualche ora, e non sembra intenzionato a farsi da parte neanche per sostenere Marrese. Chiorazzo, infatti, fondatore della cooperativa sociale Auxilium, molto vicino al Vaticano, ha intenzione di aderire a un progetto politico nazionale, Per le persone e le comunità. Chiorazzo è stato lanciato in campo dall’ex ministro Roberto Speranza, il vero protagonista in negativo di questa sceneggiata lucana della sinistra. Doveva essere lui il candidato a presidente, essendo la Basilicata la sua regione, e pure Pittella gli avrebbe assicurato il suo sostegno, ma Roberto cuor di leone, probabilmente sapendo di non essere popolarissimo nella sua terra, si è sfilato. A quanto ci risulta, avrebbe garantito a Chiorazzo la convergenza su di lui di Pd e M5s, grazie ai buoni rapporti con Giuseppe Conte. Invece, i pentastellati hanno detto «no», hanno mantenuto la posizione e così Chiorazzo si è ritrovato con una macchina elettorale già avviata e con i partiti del centrosinistra, compreso il Pd di Speranza, che cercavano altri candidati. A quel punto, Chiorazzo, spiegano i bene informati, avrebbe detto a Speranza di non volersi più ritirare. «Sarà interessante», dice alla Verità un’autorevole fonte del centrosinistra della Basilicata, «vedere ora cosa farà Speranza se Chiorazzo resterà in campo. Sosterrà lui o Marrese? O tutti i due? O nessuno dei due? Bisogna dire che l’ex ministro ha fatto un bel capolavoro». Marrese intanto professa, beato lui, ottimismo: «Ho parlato con Schlein e Conte anche ieri sera (l’altro ieri, ndr)», dice Marrese a Un giorno da pecora, su Rai Radio 1, «c’è fiducia in quello che c’è da fare. Chi mi ha cercato per primo? Mi ha chiamato prima Elly e poi Conte, che mi ha dato la piena fiducia del M5s, ma le chiamate sono state quasi contestuali. Con Avs invece abbiamo fatto una video call insieme ad Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Chiorazzo? È una bravissima persona e abbiamo l’obiettivo comune di battere Bardi». Qualcuno dovrebbe avvertire Marrese che alle regionali non c’è il ballottaggio.
        Container in arrivo al Port Jersey Container Terminal di New York (Getty Images)
    
        La maxi operazione nella favela di Rio de Janeiro. Nel riquadro, Gaetano Trivelli (Ansa)
    
        Nicolas Maduro e Hugo Chavez nel 2012. Maduro è stato ministro degli Esteri dal 2006 al 2013 (Ansa)
    
        Un disegno che ricostruisce i 16 mulini in serie del sito industriale di Barbegal, nel Sud della Francia (Getty Images)
    
Situato a circa 8 km a nord di Arelate (odierna Arles), il sito archeologico di Barbegal ha riportato alla luce una fabbrica per la macinazione del grano che, secondo gli studiosi, era in grado di servire una popolazione di circa 25.000 persone. Ma la vera meraviglia è la tecnica applicata allo stabilimento, dove le macine erano mosse da 16 mulini ad acqua in serie. Il sito di Barbegal, costruito si ritiene attorno al 2° secolo dC, si trova ai piedi di una collina rocciosa piuttosto ripida, con un gradiente del 30% circa. Le grandi ruote erano disposte all’esterno degli edifici di fabbrica centrali, 8 per lato. Erano alimentate da due acquedotti che convergevano in un canale la cui portata era regolata da chiuse che permettevano di controllare il flusso idraulico. 
Gli studi sui resti degli edifici, i cui muri perimetrali sono oggi ben visibili, hanno stabilito che l’impianto ha funzionato per almeno un secolo. La datazione è stata resa possibile dall’analisi dei resti delle ruote e dei canali di legno che portavano l’acqua alle pale. Anche questi ultimi erano stati perfettamente studiati, con la possibilità di regolarne l’inclinazione per ottimizzare la forza idraulica sulle ruote. La fabbrica era lunga 61 metri e larga 20, con una scala di passaggio tra un mulino e l’altro che la attraversava nel mezzo. Secondo le ipotesi a cui gli archeologi sono giunti studiando i resti dei mulini, il complesso di Barbegal avrebbe funzionato ciclicamente, con un’interruzione tra la fine dell’estate e l’autunno. Il fatto che questo periodo coincidesse con le partenze delle navi mercantili, ha fatto ritenere possibile che la produzione dei 16 mulini fosse dedicata alle derrate alimentari per i naviganti, che in quel periodo rifornivano le navi con scorte di pane a lunga conservazione per affrontare i lunghi mesi della navigazione commerciale.
Continua a leggereRiduci