2022-06-18
Autosmentite e previsioni maldestre. Cingolani sbaglia pure se ha ragione
Roberto Cingolani (Imagoeconomica)
Il ministro vuole più trivelle dopo averle affossate. Rassicura il Paese sull’energia e dopo 24 ore scatta un tavolo d’emergenza. E quando propone campagne giuste, come quella pro nucleare, fa marcia indietro.Fare il ministro della Transizione ecologica è pericoloso quanto fare il fante durante la prima guerra mondiale. Basta mettere il naso fuori dalla trincea per rischiare di essere smentiti nell’arco di poche ore. In questa arte Roberto Cingolani sta diventando un maestro. Lo scorso settembre, in una ampia intervista, aveva aperto al nucleare. Intervenendo alla scuola di formazione di Italia viva a Ponte di Legno si è spinto a dire: «Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti ideologici. Loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati se non facciamo qualcosa di veramente sensato». Frase da incorniciare, peccato che a smontarlo a breve distanza è stato l’ad di Enel, Francesco Starace. «Nella transizione energetica bisogna fare in fretta ma la strada non è il nucleare», ha esclamato al workshop Ambrosetti, «Nel mix energetico italiano meno combustibili fossili ci sono e meglio stiamo tutti. Quanto più velocemente ci disfiamo della percentuale di energia che stiamo producendo da fonti fossili, tanto meglio siamo messi dal punto di vista energetico». Da lì l’uscita di Cingolani sul nucleare ha preso una sorta di strada buia. Peccato, sarebbe stato meglio insistere. Anche sul tema dell’auto elettrica, il ministro già dirigente di Leonardo ha preso una via in contraddizione con le scelte Ue. Dopo la messa al bando di benzina e gasolio da parte dell’Europarlamento, Cingolani ha spiegato che sarebbe meglio sostituire l’attuale parco macchine piuttosto che vietare le endotermiche. «Abbiamo 12 milioni di veicoli non Euro 6 su un parco di circa 40 milioni. È evidente che incentivare il passaggio a Euro 6 o ibrido ha un ottimo effetto dal punto di vista della decarbonizzazione, ancor più che cambiare, caso mai, l’Euro 6 in elettrico». Non fa una grinza. Anzi non si può che non approvare il messaggio diramato dal capo del Mite poco più di 24 ore fa. Andiamo però in confusione quando ieri pomeriggio lo stesso Mite fa sapere tramite agenzie che Marcello Minenna, numero uno delle Dogane, si è premurato di consegnare a Cingolani una Tesla model s sequestrata a un malvivente. «Avremo anche modo di testare il suo funzionamento e le infrastrutture di ricarica», si legge nel take d’agenzia. Evidentemente esistono due Cingolani. Uno che difende il motore a scoppio e che, a ragione, spiega che soltanto «al raggiungimento della soglia dei 230 terawatt/ora da rinnovabili si arriva alla soglia oltre la quale è possibile iniziare a parlare di mobilità elettrica e di elettrificazione industriale». E l’altro che riceve una Model s come simbolo ecologico e sostenibile. D’altronde già quando la sua uscita sul nucleare, appoggiata solo da Matteo Salvini, fece scalpore, il ministro si era premurato di far sapere che «siccome in futuro dovremo valutare energie diverse e non è detto che le energie rinnovabili possano bastare, allora valutiamo anche altre ipotesi che non possono essere il nucleare di vecchia generazione. I rompighiaccio vanno con motori nucleari. Ci sono studi in questo momento per capire se questi motori che già esistono possono diventare dei grossi generatori», aggiungendo e puntualizzando: «Io non ho detto “facciamo il nucleare”, il mio era solo un invito a fare ricerca e sviluppo». In pratica, parlava da tecnico e non da ministro. Interessante differenza, che andava spiegata a febbraio 2021 quando Mario Draghi lo invito nell’esecutivo in qualità di tecnico e i 5 stelle lo spinsero in qualità di ministro. Ora non lo vorrebbero vedere nemmeno di striscio. L’altro giorno, come ogni gazzella sa che deve correre più veloce del leone, Cingolani ha fissato una nuova bandierina. «È arrivato il momento di rivedere il Pitesai alla luce di quanto sta accadendo, cercando di combinare due cose: riduzione del gas totale e aumento del gas che ci servirà dai nostri giacimenti. Per cui si mantiene la rotta della decarbonizzazione ma si rende l’Italia piu sicura e stabile dal punto di vista energetico. Io mi impegnerò in questo senso». Premessa dell’esternazione, il Pitesai, così come è, è stato approvato lo scorso febbraio. Risultato dell’esternazione? Sberle da tutte le parti. Ovviamente i 5 stelle, colpevoli di aver affossato il Pitesai e di aver regalato lo ius primae noctis del gas agli altri Paesi dell’Adriatico, sono insorti. Prima sberla. Dall’altra parte, le persone di buon senso sono insorte per il tempismo. Da oltre un anno il tema della sovranità energetica è bollente. Dovrebbe essere la priorità del governo e solo adesso il ministro se ne esce con una proposta di mero buon senso, che però richiede anni per diventare un fatto concreto. Insomma, come ministro Cingolani dovrebbe forse comunicare un po’ di meno. Molto meno. L’altro ieri, ultimo esempio, ha rassicurato gli italiani che la situazione del gas è sotto controllo. Un po’ come quando se ne uscì dicendo che con l’inflazione al 2% il Pnrr poteva stare tranquillo. Ecco, l’inflazione è tre volte tanto. E ieri il suo ministero e il governo hanno confermato la necessità di indire un tavolo di emergenza.