2019-04-10
Alla fine un (timido) taglio delle tasse salta fuori. E anche aiuti a chi fa figli
Altri 444 milioni potenziano l'assegno di 80 euro mensili per i bebè nei nuclei con Isee inferiore a 25.000 euro. Pacchetto di sconti sull'acquisto di beni e servizi per genitori con tre o più figli. Concessione di terreni incolti e mutuo agevolato per la casa in loco.Il Documento annuncia una riforma fiscale con aliquote al 15% e al 20%. Mancano ancora le soglie di reddito. La manovra dovrà disinnescare la bomba Iva. Poi sgravi alle imprese, tagli al costo del lavoro e class action.Lo speciale contiene due articoli.Quando, con l'ultima manovra, l'esecutivo ha scelto di non prorogare i bonus baby sitter e asili nido le critiche sono arrivate a pioggia. In realtà sarebbe bastato attendere pochi mesi per capire che, all'interno del Def le cui bozze sono state visionate ieri dal Consiglio dei ministri, l'esecutivo, in tema di sostegno alla famiglia, ha scelto di eliminare alcune agevolazioni per aggiungerne altre e ben più sostanziose. In pratica, il governo Conte, attraverso quello che viene definito il «codice della natalità», intende riorganizzare l'attuale sistema di incentivi e detrazioni fiscali che nel complesso vale 16 miliardi di euro all'anno. Potenziato e prorogato con lo stanziamento di 444 milioni di euro l'istituto degli assegni previsti per ogni figlio nato o adottato da nuclei familiari con un reddito Isee fino a 25.000 euro, incrementandone gli importi del 20% per ogni figlio successivo al primo, in linea anche con gli indirizzi della Commissione europea. Non solo, l'idea è che l'assegno copra la fascia di età da zero a tre anni, con possibilità di estendere il sussidio persino fino a quando i figli restano a carico delle famiglie.È stata inoltre aumentata del 50% la misura dell'assegno destinato al pagamento delle rette per la frequenza di asili nido pubblici o privati autorizzati o per forme di assistenza domestica all'interno di famiglie con bambini affetti da gravi patologie croniche.Si tratta dunque di un assegno onnicomprensivo che servirà a coprire tutte le diverse esigenze di una famiglia (asilo nido, baby sitter o altro) che potrà arrivare fino a 400 euro al mese. Sempre inserito all'interno della bozza del Def, c'è anche la nuova disciplina del Fondo per le politiche della famiglia, il cui stanziamento strutturale è stato elevato a oltre 100 milioni annui e che servirà a a sostenere iniziative di conciliazione del tempo di vita e di lavoro.Tra le norme a sostegno della famiglia, inoltre, verrà incrementato anche il Fondo per la solidarietà alle vittime di crimini domestici (la cifra deve essere ancora definita), per favorire l'erogazione di borse di studio e iniziative di orientamento, formazione e sostegno per l'inserimento lavorativo di giovani in difficoltà. All'interno delle norme di sostegno alla famiglia, ci saranno anche 55 milioni annui per il triennio 2019-2021 che serviranno a contrastare la povertà educativa minorile.In favore delle famiglie numerose è stata, inoltre, rivista e finanziata la «Carta della famiglia», che consentirà ai nuclei familiari con tre o più figli conviventi di età non superiore a 26 anni di godere di sconti sull'acquisto di beni o servizi e agevolazioni di carattere tariffario, pari ad almeno il 5% del prezzo offerto al pubblico, concessi dai soggetti pubblici e privati che aderiranno all'iniziativa. In più, alle famiglie numerose con tre o più figli, di cui almeno uno nato a partire dal 2019, verrà concesso l'uso del 50% dei terreni demaniali agricoli o incolti e abbandonati, nonché la possibilità di ottenere un mutuo senza interessi per un importo sino a 200.000 euro per l'acquisto della prima casa in prossimità del terreno.Novità anche in tema di congedo di maternità o paternità. Le madri lavoratrici potranno godere interamente dei cinque mesi di congedo dopo il parto (quindi lavorando fino all'ultimo e non essendo costrette ad assentarsi forzatamente un mese prima del parto). Per il congedo di paternità, invece, sono stati stanziati oltre 60 milioni per il 2019 al fine di portare a sei giorni lavorativi il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente. È stata inoltre aumentata, con risorse di carattere strutturale, la dotazione del fondo per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza dei caregiver familiare (chi deve assistere un genitore in difficoltà).Tutte buone notizie, anche se vanno prese con le pinze. Prima di arrivare a dettagli più precisi, l'esecutivo dovrà portare avanti una verifica sui margini di bilancio per capire l'entità delle singole agevolazioni e capire quali potranno essere gli eventuali spazi di manovra. Quello che è certo è che un primo passo importante a tutela della famiglia è stato fatto. Un miglioramento che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe essere strutturale e dunque non temporaneo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/aumentano-gli-aiuti-a-chi-riempie-le-culle-2634145954.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="nel-def-piu-deficit-ma-meno-tasse-ma-quella-piatta-e-soltanto-evocata" data-post-id="2634145954" data-published-at="1757675061" data-use-pagination="False"> Nel Def più deficit ma meno tasse. Ma quella piatta è soltanto evocata Purtroppo la frase clou del Def, il documento di economia e finanza, inizia con una citazione (speriamo involontaria) di Pier Carlo Padoan. «Il sentiero stretto» è il titolo della sua ultima fatica letteraria. «Il sentiero di riforma fiscale» apre il paragrafo che contiene le specifiche sulla tanto discussa flat tax per le persone fisiche che ha fatto litigare Lega, 5 stelle e il ministro Giovanni Tria. In effetti il paragrafo annuncia una riforma fiscale con «due aliquote di 15% e 20% a partire dai redditi più bassi, riformando le deduzioni e le detrazioni». Una sorta di replica di quanto fatto con le partite Iva che, dal primo gennaio scorso, godono di una aliquota al 15% sotto i 65.000 euro di ricavi e dal 2020 avranno un prelievo del 20% sotto i 100.000 euro di fatturato. Nel testo del Def, però, non si definiscono le soglie di limite (Matteo Salvini ha parlato di 50.000 euro di reddito) né si chiarisce che cosa accadrà ai reddito superiori. Potrebbero essere soggetti agli attuali scaglioni con un peso maggiore di detrazioni e deduzioni. Insomma, se da un lato si scrive nero su bianco che il governo si impegna a tagliare le tasse, dall'altro il termine flat tax per famiglie o persone fisiche non compare da nessuna parte. Un modo per salvare capra e cavoli e, soprattutto, non impegnare budget di spesa. In questo senso, a tratti, il testo recupera un po' il fantasma di Padoan: nessuna linea definita o intervento coraggioso di fiscalità importante. Non a caso il deficit è indicato di nuovo al 2,4% (dal 2,04 della manovra concordato a fine anno con l'Ue) e la crescita del Pil è prevista a uno 0,1% tendenziale (a differenza dell'1% previsto nel 2018). Lo scheletro del documento, d'altronde, conferma la legislazione vigente in materia fiscale. Il che significa che al momento le clausole di salvaguardia non sono disinnescate, ma che potrebbero esserlo il prossimo ottobre quando si dovrà riempire di contenuti la cornice del Def. Un insieme di sfumature grigie che non stupiscono. Si tratta degli effetti della recessione, e della necessità di mitigare visioni troppo discordanti. Quella assistenziale dei 5 stelle, quella più di destra della Lega e quella filo europeista di Tria e del presidente Sergio Mattarella. Insomma, il grande coraggio manca, ma il Def contiene anche paragrafi molto interessanti e totalmente assenti nelle edizioni degli anni precedenti. Innanzitutto, l'impegno già messo a bilancio per riorganizzare il sistema di welfare per le famiglie. Non spariscono i vecchi bonus bebè o asilo (come denunciato dal Pd), ma saranno potenziati con incentivi che potranno arrivare a 400 euro al mese. In pratica, più figli, più sostegno. E in un Paese che soffre di denatalità è un passo che andava affrontato. Senza dimenticare che nel grande capitolo fiscale, c'è l'impegno a ridurre la pressione e finalmente il cuneo lavorativo. A cui vanno aggiunte la mini Ires, il taglio dei premi assicurativi Inail e la rimodulazione del credito d'imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo. Importante è il capitolo relativo alle infrastrutture. A giorni diventerà legge il decreto sblocca cantieri. Un lungo testo che faciliterà le stazioni appaltanti, il project financing e la riforma della gestione commissariale. Un modo per rimettere in circolo in meno di sei mesi 33 miliardi di euro (già a bilancio) e creare più o meno 500.000 posti di lavoro (dati Ance). A ciò, Il Def aggiunge 19 miliardi sbloccati per le opere anti sismiche e un elenco di riforme destinate agli investimenti lungo la Penisola. Estesi i Pir, piani individuali di risparmio, e il raggio d'azione dei fondi pensione (che potranno sostenere il venture capital) l'obiettivo è quello di creare un sistema di reinvestimento della ricchezza privata ancora più liquido e possibilmente slegato dal tradizionale circuito bancario. Si tratta di un passaggio a cui il Mef dedica poche righe ma che in realtà promette di dimostrarsi una leva strategia per la crescita, anche se misurabile non prima di cinque anni. Una delle minacce più grandi dell'Unione europea è l'assalto alla ricchezza privata definita negli ultimi anni statica e quindi appropriabile (vedi patrimoniali) per pareggiare il debito pubblico. Rimetterla in circola è l'uovo di Colombo. Farà salire il Pil e proteggerà la ricchezza degli italiani dagli strani pensieri esplicitati ogni due per tre da Ocse, Fmi e sindacati. Infine, il governo prevede finalmente l'istituzione della class action su modello americano. Se ne parlava da anni e sarebbe il completamento logico delle famose lenzuolate di Pier Luigi Bersani: più concorrenza più Pil. Citazione a parte merita, infine, il tema dei posti di lavoro. Il documento ne individua 260.000 in più dal 2020 al 2021 e soprattutto definisce il turnover per la pubblica amministrazione in una percentuale che viaggia intorno al 35%. Insomma, il Def getta qua e là semi interessanti. Se il governo dopo le elezioni prenderà una strada univoca c'è anche speranza che le promesse del Def finiscano in manovra. Palazzo Chigi ieri sera al termine del cdm ha fatto sapere: «nessuna nuova tassa né intervento correttivo». A ottobre vorremmo un cambio di passo. Dal ruolo in difesa anche puntate in attacco: meno tasse e più investimenti.