2019-10-14
«Attenti: sta tornando il clima che preparò il terrorismo»
Rita Dalla Chiesa, la giornalista figlia del generale ucciso dalla mafia: «C'è troppo odio contro gli agenti. Temo si riapra la stagione della violenza . Saviano e Rubio? Sono solo dei poveracci».Viene ucciso un carabiniere a Roma, vengono assassinati due poliziotti a Trieste, e personaggi come Roberto Saviano e Chef Rubio fanno sapere che, in fondo, è colpa loro. Gente impreparata di cui non c'è da fidarsi. Rita Dalla Chiesa, giornalista e presentatrice tv, figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa trucidato dalla mafia, ha risposto per le rime. E si è presa gli insulti delle reti sociali.In Italia le forze dell'ordine sono cittadini di serie B? Uccidere un agente è un reato minore?«Per molti lo è e continua a esserlo. Molta gente non prova riconoscenza per le divise, che pure sono il simbolo di un'appartenenza, coloro che ci dovrebbero difendere e da cui corriamo ogni volta che abbiamo un problema, dal terremoto al gattino che rimane sul tetto».Perché tanto odio?«Io sono nata sul tavolo di una caserma, della caserma di Casoria: a quel tempo mio padre comandava quella compagnia. La divisa è la mia famiglia. Di questi ragazzi conosco la fatica, che non è cambiata in questi anni. Ricordo le contestazioni studentesche dopo il Sessantotto, gli insulti, gli sputi, le monetine, il senso di disprezzo verso questi ragazzi, che poi sono figli del popolo: quanti hanno fatto i carabinieri o i poliziotti perché nel loro paese non avrebbero saputo che altro fare per portare quattro lire a casa».Le parole di Rubio e di Saviano sono le nuove monetine?«Come quelle buttate sulla bara di Antonio Annarumma, il poliziotto ucciso un mese prima della strage di piazza Fontana. Ci sono circoli che vorrebbero essere culturali e invece sono circoli di poveracci in un sistema che li fa camminare sul tappeto rosso».Le forze dell'ordine vengono anche dipinte come bande di malfattori, come i carabinieri coinvolti nel caso Cucchi.«Non solo malfattori: picchiatori e insabbiatori. Gli episodi che hanno fatto male ci sono stati, è indubbio, e fanno vergognare chi crede in questi ragazzi. Però sono episodi. La vita è fatta di quotidianità, e nella quotidianità questo non avviene».Saviano ha pure la scorta.«A maggior ragione avrebbe dovuto avere più rispetto di chi lo protegge quotidianamente. Loro tutelano la tua vita e tu non tuteli loro: mi fa imbufalire. Io vorrei andare incontro e stringere la mano a ogni persona che incontro con la divisa. A tutti, indistintamente».Lei detto più volte che se vede qualcuno aggredito in modo gratuito si pone dalla sua parte.«Sono fatta così, ho questo pessimo carattere. Se vedo qualcuno attaccato ingiustamente, in un modo che può ferire sia chi subisce ma anche chi vede questi attacchi, immediatamente vedo rosso, come i tori».Che clima vede oggi in Italia?«Mi accorgo che alcune persone, non voglio dire molte per non dare loro eccessiva importanza, sono più propense a proteggere chi delinque piuttosto che chi ci difende». C'è un eccesso di garantismo?«Sono stata garantista una vita, poi le cose sono cambiate. E anch'io sono cambiata: mi sono resa conto, avendo antenne molto sensibili per il fatto di essere vissuta in caserma, che c'è un pericolosissimo ritorno al passato, quando le forze dell'ordine venivano derise e considerate meno che niente».Un ritorno ai primi anni Settanta?«Sì, gli anni che hanno preceduto il terrorismo. Ho letto un tweet qualche giorno fa che mi ha fatto accapponare la pelle. C'era scritto: “Rompete i cogl... sugli sbirri morti in questura? Ma chi c... se ne frega! Morissero tutti nello stesso giorno io festeggerei!!". Perché non vengono bloccate queste persone sui social? Mi ha sconvolta una cosa del genere, stiamo tornando verso un periodo che pensavamo chiuso da un pezzo, e invece non è vero. Uno che scrive così vorrei vederlo in galera».L'Italia è così cattiva?«Non tutta. È un Paese che non ce la fa più, che non ne vuole più sapere di mancanza di sicurezza e di rispetto, che chiede risposte che nessuno dà».Si riferisce ai politici?«Nei talk in tv non ce n'è uno in cui un cittadino ottenga una risposta a quanto chiede. Si confrontano tra di loro, parlano tra di loro, litigano tra di loro, usano un linguaggio che capiscono solo loro. Sempre di loro si parla».Lei che cosa chiede a un politico?«Che ascolti i cittadini. La gente chiede di vivere in sicurezza prima di tutto, nell'ordine e nel rispetto che c'era fino a qualche anno fa e oggi non più, e poi nella pulizia: io abito a Roma, si può immaginare in che modo possa chiederla».Lei crede nella politica?«E come fai? Fanno alleanze tra gente che si sputava addosso fino al giorno prima...».Si è pentita di non avere accettato la candidatura a sindaco di Roma che le aveva proposto Giorgia Meloni?«Per carità. Conosco i miei limiti, non sono una donna che per avere visibilità e potere dice: adesso ci penso io. No, per favore pensate voi a me, preferisco, grazie». Che giudizio ha su Virginia Raggi?«Negativo al massimo. Da un certo punto di vista mi fa tenerezza, perché non è immaginabile che questa donna non combatta: probabilmente si è circondata di gente che non era in grado di poterla aiutare, alcuni sono finiti addirittura in galera, è chiaro che ha fatto scelte sbagliate. Fossi stata in lei, con un sussulto di dignità avrei ammesso gli errori e lasciato la città a chi pensa di poterla governare meglio».C'è qualche politico che apprezza?«In questo momento, Salvini e Giorgia Meloni: almeno non hanno tradito. Altri stanno mangiando nel piatto in cui avevano sputato. A me questa gente non piace. Mi sono stufata di sentire del Papeete: perché non parliamo di Capalbio, patria degli intellettuali che non hanno voluto gli immigrati?». Ora Salvini è in disgrazia.«Per me ce la può ancora fare. Forse è stato sopravvalutato e lui stesso si è sopravvalutato, ma è l'unico con un carisma per essere seguito, tant'è vero che le piazza le riempie ancora». Non gli chiederebbe un esame di coscienza?«Quando vedi in faccia la gente che soffre, onestamente non puoi chiudere i porti. Ma ha ragione lui quando vuole creare le condizioni perché queste barche non partano più. Ha parlato agli italiani come gli italiani non erano abituati a sentirsi apostrofare da tempo. Ha individuato i bisogni della gente e di quello ha parlato».La sicurezza?«Prima di tutto, certo. E poi le tasse, i bambini di Bibbiano. Lo hanno preso in giro per le felpe, ma io trovavo che mettersi una felpa della guardia di finanza piuttosto che dei carabinieri o della polizia fosse un modo per dire: vi sono vicino. Saro ingenua, ma preferisco essere ingenua piuttosto che pensarla sempre in modo cattivo».Lilli Gruber ha criticato Salvini per la pancia.«La Gruber purtroppo sta diventando sempre più astiosa. È una bravissima giornalista, bravissima, che però non nasconde simpatie e antipatie. Quando hai una trasmissione in tv sei il padrone di casa, e non puoi trattare male gli ospiti se non hanno le tue stesse idee. Occorre un confronto senza pregiudizi, senza aggressioni verbali e senza quei sorrisetti che vorrebbero ferire e umiliare chi li subisce, ma in realtà umiliano soltanto chi li fa».Lei ha anche notato un comportamento sessista. «Con un'ospite femmina la Gruber non si sarebbe permessa un'osservazione del genere: da quando la conosco, ha sempre avuto solidarietà verso le altre donne, soprattutto se appartengono alla sua sfera politica. Per le altre a volte scatta qualche pregiudizio o qualche occhiata. Magari lei non se ne rende conto, ma gli spettatori sì».Si riferisce alla Meloni?«Ha dovuto pregarla di essere più educata. C'era più rispetto ai tempi delle piazze piene di Craxi, Berlinguer, Almirante. Allora c'era una base, oggi sono rimasti i centri sociali».E la piattaforma Rousseau.«Ricordo le tribune politiche di Jader Jacobelli e a casa tutti zitti perché dovevamo ascoltare i politici seduti a un tavolo che parlavano pacatamente e in modo propositivo».Oggi i politici in tv fanno le interviste senza contraddittorio.«E non lasciano segno. Svicolano. O non vogliono affrontare le questioni o non sanno farlo, perché oggi c'è molta ignoranza nelle nuove classi politiche».Che persone incontra girando l'Italia per presentare il suo ultimo libro Mi salvo da sola?«Molta gente perbene ma esasperata. Mi fanno imbestialire soltanto quando tirano in ballo mio padre e il mio lavoro di tanti anni a Mediaset».Che cosa le dicono?«Che ho lavorato tanti anni con un mafioso mentre mio padre è stato ucciso dalla mafia. Parole orrende. Le accuse contro Berlusconi sono cadute e io non ho nulla da vergognarmi, da sei anni non lavoro più per Mediaset ma ci tornerei domani».Che cosa pensa della traccia dell'esame di maturità dedicata a suo padre?«È stato un grande passo avanti».Tardivo?«Eh, come tante cose oggi in Italia. Comunque, è un passo avanti mentre su tante cose si torna indietro: si cancella il 41 bis, Brusca vuole i domiciliari, Curcio va a parlare del suo libro... Questo mi ha fatto molta impressione: ho presentato il libro a Cuneo, dove il fondatore delle Brigate rosse fu chiuso in carcere e dove mio padre combatté le Br, e lo stesso giorno alla stessa ora Curcio a Modena presentava il suo».Fine pena mai?«Se tutto quello che hai fatto nella vita è stato metterti contro lo Stato e sparare ai servitori dello Stato, non puoi chiedere allo stato di aiutarti, come fa la Saraceni che incassa il reddito di cittadinanza».