2021-10-18
«Attenti: ora contro la Meloni si scatenerà la magistratura»
Il presidente Aiad, già coordinatore di Fdi, Guido Crosetto: «Il livore nei confronti di Giorgia Meloni è spaventoso, la trattano come se fosse il male incarnato, proprio come fecero con Silvio Berlusconi».Guido Crosetto non aveva avuto paura di entrare nella trincea di La 7, da cui era partita la tenaglia Piazzapulita-Fanpage sui legami tra i neofascisti milanesi e Fratelli d'Italia. Giovedì scorso, però, il coup de théâtre: il cofondatore di Fdi, da anni fuori dalla politica ma richiesto opinionista, ha lasciato la trasmissione di Corrado Formigli. «È un plotone d'esecuzione contro Giorgia Meloni».«Plotone d'esecuzione» è anche l'inchiesta di Fanpage?«Non l'ho neanche messa in discussione, anche se si tratta di 10/15 minuti di montato su 100 ore di girato. Come diceva Richelieu: “Datemi una lettera e un paio di forbici e farò impiccare il più grande gentiluomo di Francia". Il problema è un altro».Ovvero?«L'assenza di contraddittorio. Non esiste più un arbitro, un confronto tra le parti, bensì un'unica voce portata avanti da tutti gli interlocutori. E questa è la negazione della ragione d'esistere di un talk».Dissociarsi dal fascismo basta? L'impressione è che l'«onda nera» resti l'eterno grimaldello contro la Meloni…«Esco da Giorgia Meloni e uso me stesso. Per il semplice fatto che ho fondato Fdi con lei, o che le sono amico, nonostante sia ormai fuori dalla politica, talvolta cercano di bollare anche me come fascista. Io, che sono stato e sono semmai un democristiano, un cattolico liberale, un garantista. È evidente che non importa la realtà, ma un racconto della realtà che impedisca di parlare di altre cose».In che senso?«Fin quando la Meloni sarà costretta a difendersi dal vestito che vogliono cucirle addosso, non riuscirà a parlare delle questioni vere della politica. Ed è inquietante che questo esercizio sia diventato così quotidiano e violento nei confronti dell'unico partito d'opposizione».Dunque, non è solo questione di ballottaggi?«Non mi pare che Roma e Torino valgano tutti questi sforzi. Capisco l'importanza economica di Roma, capisco la necessità di non disturbare l'impiego dei miliardi del Recovery fund, ma è spaventoso tutto questo livore per un 5% di opposizione, in un Parlamento in cui il 95% è maggioranza».Fino a pochi mesi fa, a sinistra, la Meloni veniva quasi celebrata.«Certo: quando era identificata come l'anti Salvini. Ma la parabola più significativa è quella di Silvio Berlusconi».Cioè?«Prima era un fascista, poi un maniaco sessuale, poi era in conflitto d'interessi, poi era un evasore, poi un mafioso… E adesso che serve, è un padre della patria».La Meloni, stesso destino?«Per 44 anni è stata brava, simpatica, la invitavano alle feste dell'Unità, era il volto buono del centrodestra… E ora, improvvisamente, è il male. Ma le dico di più».Sentiamo.«Lo schema è sempre lo stesso: prima inizia lo sputtanamento mediatico, poi parte l'altro braccio armato della sinistra».Quale sarebbe?«La magistratura».Ci dobbiamo aspettare un «capitolo 2» giudiziario?«Ma certamente. Magari terranno qualcuno sotto scacco per 8-10 anni e poi chiederanno scusa, dopo avergli distrutto la vita e dopo aver danneggiato un partito».Ha idea di dove colpiranno?«Boh. Si staranno organizzando, anche lì, con il taglia e cuci».Mi scusi, però: per evitare queste imboscate, non basterebbe stare più attenti ai compagni di viaggio? A partire da Enrico Michetti, del quale hanno ripescato certe frasi pronunciate a Radio Radio?«Se andassimo a scavare nella storia di chiunque… Quelle di Michetti mi sembrano solo stupidaggini a cuor leggero, di cui si è scusato immediatamente, dette in una radio d'intrattenimento in cui, di ragionamenti approssimativi, se ne fanno tanti. Non perdiamo la capacità di discernere».Discernere cosa?«A me non passerebbe mai per la testa di attaccare Enrico Letta o il sindaco di Napoli, solo perché uno dei loro eletti pubblica le foto con gli inni al Duce su Facebook. Perché so chi sono e li conosco. Se fosse successo alla Meloni o a Salvini, sarebbero in prima pagina su Repubblica e ne chiederebbero conto a loro».Si deve pretendere che il Pd si dissoci dal comunismo?«Sono del parere che si debba lavorare sui propri problemi, prima che su quelli degli altri. La Meloni deve porsi nella condizione di essere inattaccabile anche da chi strumentalizza soltanto».Ci vuole pulizia, dentro Fdi?«No, si tratta semplicemente di non prestare agganci agli altri. A quel punto, si potrà esigere che siano loro a rendere conto delle loro contraddizioni. D'altronde, stiamo parlando di partiti di cui non si capiscono nemmeno più gli ideali, le battaglie; spesso danno l'impressione di essere ridotti a una somma di interessi economici e di potere, di gruppi ormai distaccati dal servizio per il bene comune».È in atto la strategia della tensione? Vorrebbero delegittimare Fdi anche agevolando la violenza?«Mi auguro di no, perché sarebbe gravissimo. Ma quello che è accaduto con la sottovalutazione di Forza nuova, con uno Stato che si piega ai facinorosi, è di una gravità istituzionale spaventosa. E non si può far finta che non sia successo nulla. Insomma, i casi sono due: o volevano che succedesse quello che è successo, o sono incapaci di gestire l'ordine pubblico».Luciana Lamorgese deve dimettersi?«Deve innanzitutto delle spiegazioni. Perché se al Viminale hanno paura delle reazioni di Giuliano Castellino, un personaggio da operetta, al punto da trattare con lui, cosa può succedere con mafia, 'ndrangheta e camorra?».La corsa al voto in più per garantirsi la leadership sta danneggiando il centrodestra?«Il centrodestra deve smetterla di fare corse e individuare sistemi per decidere chi fa il premier, perché se arriva a vincere in queste condizioni, governa per poco».Addirittura?«Non si può governare senza interrogarsi su come si dialoga con l'Europa e con la Bce, senza sapere come evitare l'incendio appiccato da chi perderà posizioni di potere cui era abituato da troppi anni. Anche la questione della classe dirigente è importante: bisogna averne una inattaccabile, riconosciuta».Citava il Recovery fund: è il pilota automatico all'ennesima potenza. Che spazio di manovra avrebbe il centrodestra al governo?«Praticamente zero. Potrebbe garantire che non venga speso per amici degli amici».Indipendentemente dall'esito dei ballottaggi, che errori ha commesso la coalizione?«Il centrodestra, da troppo tempo, è un'espressione geografica. Ha perso sostanza politica dividendosi nella presenza al governo. Non ci si può riunire un mese prima delle elezioni per dare la sensazione di essere una coalizione».Si fida di Forza Italia? C'è chi teme che gli azzurri, in prospettiva 2023, sposino la conventio ad excludendum a danno di Fdi e Lega…«Mi riferisco proprio a questo: non possono esserci dubbi del genere. Anche perché senza Fi in coalizione, non si vince».Mario Draghi al Colle?«È un'occasione che io non perderei».Per adesso, il super green pass non ha bloccato l'Italia. Pericolo scampato?«Pensare che all'improvviso sarebbe andato in tilt il Paese era come credere che tutti i computer sarebbero saltati il primo gennaio 2000».La Cgia di Mestre, però, annunciava proprio per stamani l'esclusione di 2 milioni di lavoratori, impossibilitati persino a ottenere un tampone.«Infatti, gli effetti saranno diluiti: tanti rivoli d'inefficienza che si accumuleranno e, alla fine, stresseranno il sistema, rendendo necessari alcuni correttivi».Il governo dovrebbe indicare dei parametri chiari per la cessazione dello stato d'emergenza?«Ma si figuri, lo stato d'emergenza fa troppo comodo. Se arrivasse al governo il centrodestra, anzi, consiglierei di prorogarlo…».Eh?«Ovviamente è una battuta. Ma ormai pare non ci sia nulla di più utile delle sospensioni parziali di democrazia, per poter governare bene».Allora ha ragione Massimo Cacciari: lo stato d'emergenza è diventato stato d'eccezione.«È così. Ma un tema vero esiste: è che il nostro sistema costituzionale è vecchio e non consente la velocità con cui la politica deve muoversi adesso. Quindi, hanno cercato dei sistemi per sospendere la democrazia e migliorare le capacità d'azione dell'esecutivo, cercando di rispettare le forme». Si può evitarlo?«Dovrebbe essere sempre evitato! Sarebbero necessarie delle riforme istituzionali, a partire dall'elezione diretta del presidente della Repubblica».Senta, qualche mese fa Dagospia le rimproverava le ospitate in tv da opinionista di Fdi, nonostante lei ricopra un incarico «lautamente retribuito» all'Aiad, la Federazione delle aziende italiane per l'aerospazio, la difesa e la sicurezza. Era una critica fondata?«No. Primo: non faccio l'opinionista per Fdi e ho lasciato la politica da anni proprio per poter dire ciò che penso, da persona libera, anche quando non piace a Fdi. Vado in tv solo come cittadino, imprenditore. Secondo: il presidente dell'Aiad, per statuto, non è retribuito. Però c'è chi cerca sempre di farmi star zitto, proprio perché non canto in nessun coro».Qual è lo stato di salute del settore?«L'aviazione civile ha subìto l'impatto del Covid: calcoli che la quantità di voli del 2019 si recupererà solo nel 2025. Ha tenuto meglio la parte militare, i cui clienti sono gli Stati, anche se i lockdown hanno reso le pratiche burocratiche molto più lente. Nel complesso, però, il comparto industriale ha retto».Come stiamo fronteggiando la sfida cinese?«La sfida cinese ci ha messo dinanzi a problematiche serie di medio e lungo periodo. Pensi che Pechino ha messo in costruzione 35 portaerei, che sono uno strumento offensivo e richiedono un milione di operatori. La chiave sta nella rincorsa tecnologica del Dragone».Cioè?«Il divario tra Usa e Cina è ancora molto elevato, ma c'è un libro di un ex capo di stato maggiore americano che indica nel 2035 il momento in cui si arriverà alla parità tecnologica».E la miccia sarà Taiwan?«Sempre in quel libro, l'invasione di Taiwan segna l'inizio della terza guerra mondiale...».