2025-04-15
Dopo i missili sulla messa Putin rischia l’isolamento. E Donald perde la pazienza
La brutalità può costare cara allo zar sul fronte delle trattative. Donald Trump smorza i toni («Sumy? Un errore») e silura ancora Volodymyr Zelensky: «Con Joe Biden ha iniziato questa farsa».L’attacco russo su Sumy, dove missili e droni hanno colpito obiettivi civili provocando 34 vittime - tra cui due bambini - oltre 120 feriti e la distruzione di più di 20 edifici, rischia di spezzare definitivamente il già fragile equilibrio che teneva in vita il tavolo dei negoziati.Un equilibrio precario, messo ulteriormente in discussione dalla decisione del Cremlino di insanguinare la Domenica delle Palme in Ucraina, scatenando sdegno e reazioni in tutto l’Occidente. L’attacco, sferrato a una sola settimana dalla Pasqua - la scadenza indicata da Donald Trump oltre un mese fa come possibile data per un cessate il fuoco - è partito, secondo quanto ricostruito dall’intelligence di Kiev, dalle regioni russe di Voronezh e Kursk. Da lì sono stati lanciati due missili balistici tattici ipersonici a corto raggio, modello Iskander, che hanno colpito un centro congressi dell’Università di Sumy e un filobus in transito.La strage di civili compiuta dall’esercito russo non solo allontana ogni prospettiva di pace, ma rischia anche di avere pesanti ripercussioni per Vladimir Putin, che potrebbe trovarsi nuovamente isolato al tavolo delle trattative. Questo, nonostante i tentativi di Trump di smorzare i toni e le smentite di Mosca, che respinge al mittente ogni accusa di responsabilità nel massacro. Alla condanna unanime espressa da tutta la comunità internazionale, dal premier italiano Giorgia Meloni che ha parlato di attacco vile, al futuro cancelliere tedesco Friedrich Merz che ha accusato la Russia di aver commesso un grave crimine di guerra, è seguita la replica del Cremlino affidata al portavoce Dmitry Peskov: «Posso solo ripetere e ricordarvi le ripetute dichiarazioni sia del nostro presidente sia dei nostri rappresentanti militari, secondo cui gli attacchi militari russi sono esclusivamente contro obiettivi militari e quasi militari». Mentre dal ministero della Difesa russo è stata respinta ogni critica rivolta al massacro, spiegando che la colpa è di «Kiev che continua a usare la sua popolazione come scudo umano, organizzando eventi con la partecipazione di personale militare nel centro di città densamente popolate». Anche il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, ha rincarato la dose: «Abbiamo informazioni su chi si trovava nella struttura colpita a Sumy. C’è stato un ennesimo incontro tra i leader militari ucraini e i loro colleghi occidentali, che o si spacciavano per mercenari o non so chi. Ci sono militari della Nato lì e sono direttamente responsabili».Dall’altra parte dell’Atlantico, tuttavia, dopo che l’inviato speciale Usa Keith Kellogg aveva detto che con il raid a Sumy era stato «superato il limite della decenza», sono state le dichiarazioni di Trump a sollevare polemiche. Il presidente americano, evidentemente spazientito dall’andamento della situazione, ha cercato di mantenere la via del dialogo definendo quanto accaduto domenica in Ucraina «una cosa orribile» e un «errore». Volodymyr Zelensky ha immediatamente invitato il tycoon ad andare a Sumy per verificare con i propri occhi la brutale devastazione commessa dai russi: «Prima di prendere qualsiasi decisione, prima di qualsiasi forma di negoziato, venga a vedere la gente, i civili, i combattenti, gli ospedali, le chiese, i bambini distrutti o uccisi. Venga, osservi, e poi possiamo pensare a un piano per porre fine alla guerra», ha tuonato il leader ucraino.Un invito a cui Trump ha replicato prima indirettamente, attraverso una nota del portavoce della Casa Bianca, Brian Hughes, secondo cui «l’attacco missilistico su Sumy è un chiaro e duro promemoria del perché gli sforzi del presidente per cercare di porre fine a questa terribile guerra arrivino in un momento cruciale»; poi personalmente, incolpando Kiev di «aver voluto cominciare una guerra con qualcuno che è 20 volte più grande». The Donald, parlando dallo Studio Ovale dove ha ricevuto il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, ha annunciato che presto presenterà nuove proposte per mettere fine al conflitto in Ucraina e ha, inoltre, lanciato l’ennesima stoccata a Joe Biden: «Zelensky e Biden il corrotto hanno fatto un lavoro assolutamente orribile nel permettere che questa farsa iniziasse. La guerra tra Russia e Ucraina è la guerra di Biden, non la mia».Nel frattempo dall’Italia, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha avvertito: «Ho l’impressione che la Russia stia giocando un po’ con la buona fede di Trump, che pensava di poter arrivare a una tregua in tempi veloci. E Mosca, nell’attesa che si arrivi a questa tregua, continua a bombardare». Toni ben differenti, invece, quelli registrati a Parigi e Berlino. In Francia, il ministro per l’Europa e gli Affari esteri Jean-Noël Barrot ha esortato Ue e Stati Uniti ad approvare sanzioni più pesanti per «asfissiare l’economia russa» e «forzare Putin al tavolo della pace». In Germania, il futuro cancelliere Merz ha provato a cogliere la palla al balzo per innalzare il livello dello scontro, dicendosi favorevole alla consegna dei missili da crociera Taurus all’esercito ucraino. Un’ipotesi su cui il Cremlino si è espresso così: «Merz sostiene diverse misure che possono condurre e condurranno inevitabilmente a una nuova escalation della situazione in Ucraina».Uno scontro verbale tra Berlino e Mosca su cui non ha esitato a piombare come un falco Dmitri Medvedev: «Merz è tormentato dai ricordi di suo padre che ha prestato servizio nella Wehrmacht di Hitler. Ora propone di colpire il ponte di Crimea. Pensaci bene, nazista», ha scritto l’ex presidente russo, oggi vice capo del Consiglio di sicurezza.
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