2021-02-03
L'entrata dei fondi stranieri in Lega calcio rischia ancora lo stallo
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Dopo i bandi sui diritti televisivi alcune squadre iniziano a ripensare al progetto della Media Company con Cvc, Advent e Fsi. Domani l'assemblea della Lega calcio deciderà anche sul nuovo consigliere indipendente. La sfida è tra Gaetano Blandini e Fulvio Conti. Il presidente Paolo Dal Pino pronto a minacciare le dimissioni nel caso in cui l'operazione non passi. C'è attesa per l'assemblea della Lega calcio che domani dovrà decidere sulla nascita della «Media Company» che gestirà fino al 2026 la commercializzazione dei diritti tv, la gestione dei contratti commerciali e di marketing. Il progetto si chiama Project Goal, come ha anticipato questa mattina il Fatto Quotidiano e prevede di fatto la vendita della nostra Serie A a fondi esteri, distribuiti tra Cayman e Lussemburgo. Dopo la costituzione della Media co ci sarà un aumento di capitale a fondo perduto per un ammontare complessivo di 1 miliardo e 700 milioni di euro. Il versamento da parte dei fondi Cvc, Advent e Fsi avverrà tramite 6 tranches, di cui la prima da 350 milioni entro il 30 giugno del 2021. Il resto più avanti. Il ramo d'azienda che interessa ai fondi è chiaramente quello legato ai diritti televisivi, tutelati dalla legge Melandri. E qui sta il punto controverso che domani sarà all'ordine del giorno, dal momento che diverse squadre di Serie A iniziano a nutrire dei dubbi sui fondi, soprattutto dopo l'andamento dei recenti bandi per i diritti Tv. Si dice che contrarie siano 4 squadre, Atalanta, Napoli, Lazio e Verona. Ma anche la Fiorentina ha iniziato a ripensarci. Si rischia così uno stallo in assemblea che rischia di far rinviare di nuovo la decisione. Il problema è che un possibile stop alle trattative potrebbe avere un impatto pesante sul presidente della Lega Calcio Paolo Dal Pino che sta portando avanti da mesi questa operazione. Sarà un caso ma a meno di 24 ore dall'assemblea continuano a circolare voci contrastanti. Tanto che lo stesso Dal Pino starebbe pensando di minacciare le dimissioni nel caso in cui la proposta sulla Media Company non passi. Per di più domani in assemblea c'è anche un altro passaggio delicato. Sarà votato il nuovo consigliere indipendente, che potrebbe diventare l'ago della bilancia in assemblea. La sfida è tra Gaetano Blandini, direttore generale Siae e Fulvio Conti, ex numero uno di Enel e Tim, da sempre vicino al presidente del Milan Paolo Scaroni e con potenziali conflitti di interesse. Si dice che Blandini potrebbe fare gli interessi di chi in questo momento si oppone ai fondi, cioè il Napoli di Aurelio De Laurentiis e la Sampdoria di Massimo Ferrero. Chi si mette di traverso ai soldi di Cvc e Advent sostiene che cedendo a fondi esteri i diritti televisivi delle nostre squadre si rischia di perdere la sovranità italiana su un asset fondamentale come il calcio. Ma c'è anche chi teme che un possibile stop alle trattative sia dettato dall'arrivo di un nuovo governo, dal momento che i ministri Vincenzo Spadafora e Roberto Gualtieri sono (forse) in uscita. E per di più, come sostengono diversi avvocati che stanno seguendo le operazioni, sarebbe «opportuno che i fondi garantiscano il risultato espresso in ricavi dal mercato esterno e non generalizzando i ricavi chiamandoli flussi perché i flussi potrebbero riferirsi sia al mercato esterno sia al 10% dei ricavi interni andando, in quest'ultimo caso, a drogarne il valore». Per questo motivo «i fondi dovrebbero garantire almeno 1 miliardo e 80 milioni a stagione di ricavi al netto di mutualità e paracadute per accettare l'accordo. Inoltre, se i fondi vogliono avere il controllo della governance come appare dalla bozza odierna, dovrebbero dimostrare di essere così bravi da meritarsi la fiducia per assegnargli il controllo». Perché, «cedere il controllo della governance in perpetuo senza una garanzia di crescita in termini di ricavi sarebbe un autogol per i Club. E Il diritto di voto rafforzato potrebbe non essere la soluzione». In un documento riservato, stilato dai consulenti di alcune squadre, si ricordano poi le responsabilità della Figc, al momento non pervenuta. Nelle pagine che La Verità ha potuto leggere, vi sono «diverse critiche all'operazione e si ricorda che «è indubbio che l'implementazione della Media Company partecipata - pur se in quota di minoranza - da fondi di private equity, oltre a costituire di per sé una violazione della Normativa di Settore, determina nei fatti ed immediatamente la spoliazione, il decremento o la sterilizzazione dei poteri e delle effettive prerogative del1'Assemblea relativamente alla commercializzazione, dando dunque luogo ad una palese e gravissima violazione del Decreto Melandri. E' evidente, infatti, che il fondo di private equity, benché socio di minoranza della Media Company, «facendo leva sul proprio rilevante contributo finanziario e con il fine esclusivo di remunerare prontamente il proprio investimento, eserciterebbe certamente un significativo potere di fatto sulle determinazioni, inderogabilmente esclusive, della Lega dell'Assemblea con ciò violandosi il Decreto Melandri e vanificandosi gli obiettivi primari e di rilevanza pubblica che la stessa Normativa di Settore, le regole statutarie, i principi codicistici e non da ultimo la volontà dei singoli associati persegue, inter alia, l'equilibrio delle competizioni e l'equa allocazione delle risorse».