2018-11-01
Asia Bibi è salva, però la furia islamica prenderà di mira il resto dei cristiani
Assolta dopo 9 anni, ha evitato la pena di morte per blasfemia. Ma in Pakistan non è al sicuro, come il suo legale e i giudici. Il clima è ostile, l'emotività domina e il ricorso della famiglia contro la condanna a morte arriva come un salvagente per la stessa amministrazione della giustizia pakistana. Lo sguardo di un martire è sempre malinconico. Asia Bibi, che doveva morire per un sorso d'acqua, trasmette felicità al mondo per la sentenza di assoluzione. Perché c'è un giudice a Islamabad, perché deve essere liberata «immediatamente», perché quella storia era la quintessenza del fanatismo religioso che ammorba il pianeta. Ma nei suoi occhi innocenti si coglie al tempo stesso lo sgomento che questo atto di giustizia provoca, rischiando di incendiare il Pakistan e di far rialzare la testa al terrorismo islamico con motivazioni più deliranti del solito. In queste ore le piazze, i bazar, le moschee da Lahore a Karachi ribollono di fondamentalisti indignati che chiedono la testa della «maledetta». O almeno quella dei giudici.Mai sentenza fu più controversa e attesa nella culla musulmana dell'Asia. L'ha pronunciata il presidente della Corte Suprema Mian Saqib Nisar, al quale un minuto dopo è stata raddoppiata la scorta: «Asia Naurin Bibi è prosciolta da tutte le accuse». Soprattutto da quella di blasfemia, che ha costretto in catene la donna cristiana per quasi 9 anni (l'Onu paladina dei diritti umani e così puntigliosa con l'Italia potrebbe concentrarsi sull'atroce vicenda). Decisivo è stato il parere di uno dei tre giudici del collegio, Asif Saeed Khan Khosa, luminare di diritto penale pakistano che ha detto pubblicamente: «Non vedo alcun commento dispregiativo nei confronti del Sacro Corano. La tolleranza è principio fondamentale dell'Islam».Ora Asia Bibi e la sua famiglia, travolte da minacce di morte, avranno bisogno di una protezione capillare. Fra qualche giorno, una volta consegnato il verdetto all'Alta Corte di Lahore e alla prigione di Multan, lei sarà libera ma non potrà rimanere neppure un minuto in Pakistan. I servizi segreti stanno organizzando l'espatrio di tutto il nucleo famigliare; il Canada sembra la meta prescelta, ma fra le destinazioni indicate ci sono anche paesi europei cristiani come l'Italia e la Spagna. Asia Bibi potrebbe essere ospitata in Vaticano mentre ha già escluso la Francia, considerata ad alto rischio terrorismo per via delle numerose comunità islamiche. E della comprovata incapacità di controllarle. La storia risale al 2009 ed è paradossale; allora Asia Bibi, madre di 4 figli, aveva 38 anni e lavorava come contadina a giornata per la raccolta di bacche in un frutteto. Le viene chiesto di andare a prendere dell'acqua e lei obbedisce senza immaginare di commettere un peccato mortale. Secondo un gruppo di donne del villaggio lei tocca la brocca rendendola impura poiché cristiana. Un'altra versione spiega che beve per prima un sorso, infettando l'acqua da infedele qual è. Nasce un diverbio che si trasforma in rissa e nella concitazione non è difficile trovare un paio di testimoni che accusano la donna di avere insultato il profeta Maometto. Il mullah del luogo la mette sotto accusa per blasfemia, la addita a pubblico ludibrio come accadeva per le streghe nel Cinquecento, la pena è la morte per impiccagione. Fino all'altroieri sul Twitter pakistano i fondamentalisti discettavano dottamente se fosse però più consona la classica crocifissione.In quei giorni Asia Bibi viene picchiata, stuprata, trattata come una schiava, rinchiusa senza prove nel carcere di Sheikhupura. Diventa il simbolo di una religione nemica, subisce torture e accanimenti. Nel 2010 è condannata a morte per un sorso d'acqua, la sentenza viene confermata nel 2014. La frase incriminata sarebbe questa: «Credo nella mia religione e in Gesù Cristo, morto sulla croce per i peccati dell'umanità. Cosa ha mai fatto il vostro profeta Maometto per salvare l'umanità?». Ma i due processi hanno accenti farseschi, le pressioni religiose sono fortissime. Durante un'udienza un cancelliere arriva a puntare una pistola alla tempia all'avvocato difensore.Il clima è ostile, l'emotività domina e il ricorso della famiglia contro la condanna a morte arriva come un salvagente per la stessa amministrazione della giustizia pakistana. Nel 2014 la pena viene sospesa e dopo altri 4 anni di calvario la Corte Suprema dà ragione ai ricorrenti. L'avvocato Saiful Maalok ha vinto la battaglia della vita e dovrebbe essere raggiante, invece è terrorizzato: rischia l'incolumità della sua famiglia e di rimanere senza lavoro: «Abbiamo molta paura, siamo in pericolo perché adesso sono un musulmano che ha fatto assolvere una cristiana che ha commesso blasfemia».Posizione scomoda mentre il Pakistan brucia e tutti ricordano le stragi di cristiani del 2009 a Gojra e del 2013 a Joseph Colony. La maggioranza sunnita istiga la piazza e il fondamentalismo vola nei sondaggi, mettendo alle corde una fragile democrazia. Il leader del partito radicale Tpl, il fanatico mullah Khadim Hussain Rizvi, ha un sistema radicale per ottenere l'attenzione: cortei e devastazione. «Tutti i responsabili di questa ingiustizia pagheranno», ha ammonito. E ha indicato come obiettivi Asia Bibi, la sua famiglia, l'avvocato, i giudici e pure il primo ministro Imran Khan, del quale ha chiesto le dimissioni.Non vorremmo essere così ridicoli da dare consigli al Papa. Ma oggi Asia Bibi è una martire, illuminata dalla grazia, che dal carcere diceva: «Vivevo di rabbia, poi grazie alla fede sono cambiata e ho perdonato chi mi ha accusato. Voglio solo dimenticare». Se c'è un posto da assegnare fra i beati è suo; se c'è una donna simbolo del cristianesimo sul pianeta globalizzato è lei; se c'è un discorso che Francesco ha in animo di tenere, dovrebbe tenerlo per lei. Di accoglienza diffusa e di amore collante delle religioni può occuparsi domani. Oggi abbia una parola per difendere lei. Gesù l'avrebbe avuta.
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