2024-07-21
La stangata fiscale sull’arte porterà a delocalizzazioni e licenziamenti
In Italia l’imposizione più alta d’Europa. Appello dei galleristi al governo: intervento nella riforma delle tasse, il settore dà lavoro a 50.000 persone. Assonime critica l’applicazione dell’Iva: «È un mercato particolare».Mettere l’Iva sulle opere d’arte non ha senso, perché sono beni che non si consumano ma che in realtà si valorizzano con il tempo. È questo, in sintesi, il contenuto dello studio di Assonime, Associazione fra le società per azioni italiane diretta da Stefano Firpo, che a maggio ha tratteggiato un quadro a tinte fosche per il mercato dell’arte in Italia, indietro economicamente rispetto a Francia e Germania, «attualmente privo di regole definite e, dunque, esposto all’aleatorietà delle differenti interpretazioni dell’amministrazione finanziaria e della giurisprudenza». Come noto il governo italiano, entro il maggio del 2025, dovrà approvare i decreti legislativi di attuazione della delega fiscale. E dovrà soprattutto di intervenire sulla revisione del regime Iva applicabile alle importazioni e al commercio di opere d’arte. Come aveva già anticipato nelle scorse settimane La Verità, il nostro Paese è in ritardo, tra i più svantaggiati in Europa. Qui l’Iva è al 22%. Germania e Francia possono vendere a 7 e 5,5%. L’aliquota fiscale pari al 10% relativa all’importazione delle opere d’arte ci colloca ai vertici delle classifiche europee: nel Regno Unito è del 5%, in Francia del 5,5%, in Germania del 7%. In pratica i nostri competitor importano ad aliquote basse e rivendono allo stesso modo, mentre noi siamo sempre al 22%. È una situazione che rischia di far scappare i galleristi dall’Italia in cerca di situazioni fiscali più favorevoli. Non è un caso che al momento gli Stati Uniti, con New York, restino il mercato più attivo grazie a una forte e stabile domanda locale. Allo stesso tempo la richiesta di beni da collezione in Asia è rimasta sostenuta con Hong Kong al centro degli investimenti delle major. Londra ha perso terreno, mentre Parigi ha guadagnato spazio grazie ai significativi investimenti di gallerie e fiere internazionali.A testimoniare la crisi del settore sono anche i dati del report Il mercato dell’arte e dei beni da collezione di Deloitte privat. I primi sei mesi del 2024 confermano il rallentamento del mercato dell’arte dopo un 2023 di assestamento a seguito di un 2022 da record. A livello globale il giro d’affari delle principali case d’asta - Christie’s, Sotheby’s e Phillips - ha registrato una contrazione a doppia cifra, caratterizzata da offerte in diminuzione e scelte dei collezionisti più conservative. Il settore fieristico, nonostante la vitalità ritrovata dopo la crisi pandemica e gli ottimi livelli di affluenza, conferma la cautela negli acquisti, soprattutto nei giorni successivi a quelli di apertura dedicati ai più importanti collezionisti. «Il mercato dell’arte in Italia è ostacolato da paletti normativi e fiscali. Se non ci saranno interventi correttivi, rischiamo danni occupazionali e delocalizzazioni», ha spiegato Alessandra Di Castro, presidente del gruppo Apollo, associazione che rappresenta l’industria dell’arte in Italia e riunisce le principali case d’asta, antiquari, gallerie di arte moderna e contemporanea e imprese della logistica. «Inoltre, l’aliquota del 10% sull’importazione di beni d’arte, la più alta in Europa, scoraggia gli operatori dall’importare opere attraverso le dogane italiane. Nonostante alcune riforme, l’Italia è ancora lontana dagli standard europei. Sono quindi necessarie migliorie: riduzione dell’Iva e un sistema più innovativo di incentivi fiscali per l’arte». Per capire il peso del settore, basti pensare che dà lavoro a 50.000 persone. La situazione, segnala Assonime, «comporta» anche «che un’opera d’arte acquistata nel territorio di uno Stato che pratica un’aliquota più bassa viene a costare al collezionista non soggetto d’imposta meno rispetto a quanto costerebbe un’analoga opera acquistata nel territorio di altro Stato. Per le opere d’arte di maggior valore, tale circostanza potrebbe orientare i collezionisti privati consumatori - e in generale i collezionisti che non hanno in tutto o in parte diritto alla detrazione - a effettuare gli acquisti nei Paesi che permettono l’applicazione di un’imposta più contenuta». D’altra parte, sostiene l’associazione, «il mercato delle opere d’arte presenta caratteristiche particolari che rendono difficile l’applicazione del sistema impositivo sui consumi realizzato con l’Iva». Tale sistema, infatti, «presuppone che i beni prodotti o importati siano distribuiti e immessi in consumo attraverso una catena di operazioni nelle quali le imprese fornitrici addebitano l’imposta ai loro clienti e detraggono l’Iva a loro volta pagata ai fornitori», ma se questo sistema può funzionare nella grande distribuzione, diverso è nel mercato dell’arte, dove i beni in questione, piuttosto che consumarsi, tendono a valorizzarsi con il tempo o comunque a mantenere il loro valore, e quindi hanno tipicamente una circolazione successiva alla fase della loro produzione e distribuzione primaria da parte degli autori e degli operatori del settore».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.