Donatello, ma anche Brunelleschi, Masaccio, Mantegna, Giovanni Bellini, Michelangelo e Raffaello. Sino al prossimo 31 luglio, a Palazzo Strozzi e al Museo Nazionale del Bargello, Firenze celebra il «maestro dei maestri» e il Rinascimento italiano con una straordinaria, imperdibile retrospettiva di circa 130 opere, tra sculture, dipinti e disegni.
Donatello, ma anche Brunelleschi, Masaccio, Mantegna, Giovanni Bellini, Michelangelo e Raffaello. Sino al prossimo 31 luglio, a Palazzo Strozzi e al Museo Nazionale del Bargello, Firenze celebra il «maestro dei maestri» e il Rinascimento italiano con una straordinaria, imperdibile retrospettiva di circa 130 opere, tra sculture, dipinti e disegni.Artista rivoluzionario nei materiali, nelle tecniche e nei generi. Scultore sommo del Quattrocento, amico del Brunelleschi (passato alla storia per la costruzione della celebre cupola della cattedrale di Firenze) e prediletto della famiglia Medici, Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze, 1386 – 1466), detto «Donatello» per la figura esile e la raffinata eleganza, è stato senza ombra di dubbio il Maestro della scultura rinascimentale, oltre che uno dei più grandi scultori di tutti i tempi, punto di riferimento imprescindibile per tutta l’arte occidentale. Sperimentatore «seriale », moderno, controcorrente, Donatello non smise mai di innovare: che usasse marmo, pietra, bronzo, terracotta, legno, stucco, rame, cartapesta, paste vitree e ceramiche, i risultati erano sempre straordinari e inarrivabile il pathos delle sue opere. Basti citare il celebre David, la sua opera più nota, scultura giudicata per quei tempi (siamo nel 1440 circa) trasgressiva e blasfema: scolpito nel bronzo, l’eroe biblico appare nudo e quasi languido. Mingherlino, perchè è l’intelligenza a prevalere sulla forza, eppure di una potenza straordinaria. Come straordinaria è la dolcezza che si coglie nella Madonna con bambino, la Madonna Pazzi, bassorilievo marmoreo realizzato con la tecnica distintiva di Donatello, lo «schiacciato» (o «stiacciato»), ossia quel modo di lavorare il marmo che consiste nel variare di pochi millimetri lo spessore dei rilievi, per dare profondità e creare quei suggestivi effetti d’ombra che rendono umane anche le sculture. Ma solo se a plasmarle c’è la mano di un mastro. Come Donatello, appunto. E Firenze, museo diffuso e a cielo aperto, culla del Rinascimento per antonomasia, città che a questo genio diede i natali, a lui ha voluto dedicare la mostra evento del 2022, una retrospettiva unica, storica e irripetibile, La MostraCurata da Francesco Caglioti, professore ordinario di Storia dell’Arte medievale presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, Donatello, il Rinascimento ospita circa 130 opere con prestiti unici (alcuni dei quali mai concessi prima), provenienti da quasi sessanta tra i più importanti musei e istituzioni al mondo, dalla National Gallery of Art di Washington al Metropolitan Museum of Art di NewYork, passando per il Victoria and Albert Museum, la National Gallery di Londra e le basiliche fiorentine di San Lorenzo, Santa Croce e Santa Maria Novella. Distribuita fra le sedi di Palazzo Strozzi e il Museo Nazionale del Bargello (che ospita da sempre il più importante nucleo di opere di Donatello al mondo) e divisa in 14 sezioni, la mostra inizia dagli esordi e dal dialogo con Brunelleschi, procede poi attraverso i luoghi per cui Donatello ha lavorato (Siena, Prato e Padova, oltre che Firenze), le personalità con cui è venuto in contatto (Mantegna e Bellini in primis) e si conclude con una sezione davvero speciale, dedicata all’influenza di Donatello sugli artisti a lui successivi, tra cui Raffaello, Michelangelo e Bronzino, Da ammirare, tra i capolavori esposti a Palazzo Strozzi, il David in marmo e l’Amore-Attis del Bargello, gli Spiritelli (ovvero i putti nudi e alati di tradizione classica che Donatello mise al centro del proprio immaginario artistico) del Pergamo del Duomo di Prato, il Crocifisso, il Miracolo della mula e l’Imago Pietatis dell’altare maggiore della Basilica di Sant’Antonio a Padova. Al Museo Nazionale del Bargello, spiccano invece le opere iconiche di Donatello, dal San Giorgio marmoreo, con il magnifico rilievo del San Giorgio che libera la principessa, al notissimo David in bronzo. « Donatello, forse il più audace scultore di ogni tempo, è un artista con una fortissima vocazione monumentale, anche quando lavora nei piccoli formati. Ritrovare nelle sale di Palazzo Strozzi e del Bargello numerose opere che stanno tuttora nei grandi spazi delle chiese e delle piazze, o che vi stavano in origine, invita i curatori e il pubblico all’esperienza entusiasmante di ricollocare idealmente questi capolavori nei loro contesti antichi, immaginando gli effetti ogni volta sconvolgenti che Donatello fu in grado di attivare nei suoi contemporanei». Queste le parole del curatore. Questa l’essenza della mostra.
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