2020-12-18
Arriva Franceschini a salvare la Rai. Il presepe sacrilego finisce agli Uffizi
Dario Franceschini (Ansa)
Chiusa, per il momento, la telenovela sulla rappresentazione sacra che vede Lucio Dalla e Gigliola Cinquetti al posto di Giuseppe e Maria: sarà esposta a Firenze. Per i vertici di viale Mazzini era imbarazzante e troppo cara.Basta seguire la cometa sino a Firenze. Il presepe lasciato imballato nello scantinato della Rai a Roma per carità di patria, è ricomparso agli Uffizi dove ieri è stato allestito e inaugurato nel museo chiuso e potrà essere intravisto, illuminato nella notte, attraverso le vetrate del Verone dal Lungarno e da ponte Vecchio sino all'Epifania. La telenovela ha avuto la sua conclusione, Lucio Dalla che suona il piffero al posto di San Giuseppe e Gigliola Cinquetti che strimpella la chitarra al posto della Madonna hanno trovato una loro collocazione artistica, la natività sacrilega da pop art ora ha il suo luogo dello spirito. Contenti tutti, il sindaco Dario Nardella, il direttore della galleria Eike Schmidt. Soprattutto l'autore Marco Lodola, «artista della luce per eccellenza» come lo ha definito Vittorio Sgarbi, che vede il suo manufatto esposto agli sguardi vicini dei fantasmi nelle sale sbarrate e lontani dei passanti lungo l'Arno («si può sbirciare dalle finestre», ha ammesso Nardella). Poco più di nulla ma meglio di nulla, perché non esiste opera che possa vivere e dare il meglio di sé dentro gli scatoloni. Natività laica, irriverente o blasfema? Poiché la morale nei musei lascia doverosamente lo spazio al bello dell'arte, nessuno si pone il problema. Così Sting, Louis Armstrong e Ray Charles possono sostituire i Re Magi, David Bowie l'arcangelo Gabriele e il palco del festival di Sanremo diventa lo scenario del presepe, con Luciano Pavarotti, Rino Gaetano, Mina, Freddie Mercury, Rita Pavone, Caterina Caselli e Max Pezzali a cantare nel coro dei pastori. «Con questo presepe pop e coloratissimo gli Uffizi chiusi per la pandemia salutano dalle finestre i passanti. Ma soprattutto strizzano l'occhio ai presepi dei dipinti del Rinascimento gremiti di personalità del tempo, ai personaggi veri ritratti nelle figure sacre di tanti quadri famosi». Ma dove la Madonna, cascasse il mondo, era la Vergine Maria e non una cantante. Il trasferimento del presepe agli Uffizi è una toppa. È il rimedio istituzionale a una gaffe interna alla Rai che ha visto come protagonista un manager di lungo corso, Nicola Sinisi (curiosamente responsabile di Rai Canone e al tempo stesso dei Beni artistici), che si era innamorato del progetto di Lodola e lo ha commissionato senza autorizzazioni firmate dai vertici, primo fra tutti l'amministratore delegato Fabrizio Salini. Quando ha visto Dalla e la Cinquetti, l'ad ha fatto reimballare tutto in attesa di prendere una decisione. Ma la notizia è uscita, Striscia ne ha parlato, il Gr1 ha addirittura lanciato un servizio nel quale si diceva che il presepe era stato inaugurato «con gli artisti e i cantanti collegati da remoto».Per capire i retroscena è importante seguire la stella cometa, ma anche i soldi. Follow the money, come al solito. In Rai si è deciso che quell'opera non era opportuna e costava troppo, 38.000 euro, prezzo ritenuto eccessivo anche se il suo valore sarebbe (secondo voci) di 120.000 euro. A quel punto, con la Rai che ha fatto il passo indietro, c'era il rischio che la «natività laica» rimanesse sul groppone natalizio di Sinisi. Il dirigente non è di primo pelo, è a un anno dalla pensione e vanta amicizie molto altolocate dentro il Pd, soprattutto Dario Franceschini che non a caso è ministro dei Beni culturali. Per un colonnello dem con l'obiettivo di creare nientemeno che una piattaforma in streaming di eventi e spettacoli (la Netflix della cultura l'hanno battezzata i media, non senza ironia), non dev'essere stato difficile piazzare o' presepe pop agli Uffizi. Se esistesse ancora l'altra sua idea epocale, la piattaforma turistica VeryBello morta nella culla, potrebbe metterci il presepe come testimonial internazionale dell'Italia. Nonostante l'eccentricità è più originale e identificabile di quello di piazza San Pietro. Quando ha visto il camion partire da viale Mazzini destinazione Firenze, Sinisi deve avere tirato un sospiro di sollievo; ora il disturbo di un artista dal profilo internazionale come Lodola è affare del museo fiorentino o di qualche collezionista attratto dalla metafora artistica, magari dal tormentone mediatico. Sinisi è in Rai da 11 anni, una carriera ben spesa. Sodale della consigliera d'amministrazione Rita Borioni (Pd), in ottimi rapporti con il direttore generale Alberto Matassino (anch'egli emanazione dem), fu il fondatore una vita fa dell'emittente radiofonica Coop Radio Informazione, promoter di concerti per l'Arci, ex assessore alla cultura del comune di Bologna, vicepresidente della commissione italiana Unesco, manager di Conad, direttore della Sipra (Rai pubblicità), di RadioRai e poi di Rai Canone. È il classico centrocampista di sistema della squadra gauchiste. Gran fumatore e fedele alla linea, ciambella di salvataggio incorporata. L'intera vicenda ha sollevato un polverone finito in commissione di Vigilanza. E nel cda di ieri stata aperta un'istruttoria per verificare eventuali responsabilità. «La Lega ha presentato un'interrogazione per fare chiarezza», ha annunciato Massimiliano Capitanio, segretario della commissione. «La vicenda ha creato forte imbarazzo in tutta la Rai, nell'opinione pubblica e in chi paga il canone. Ora è necessario approfondire. Chi ha autorizzato l'operazione? Sono stati corrisposti all'artista i soldi del presepe? Quali provvedimenti sono stati presi dopo la messa in onda degli infondati servizi del giornale radio? Ci piacerebbe interpellare qualche autorità religiosa per definire meglio il concetto di presepe laico. Sarà comunque nostra premura informare anche la Corte dei Conti». A quel punto il furgone era già lontano. E il presepe canoro pronto a specchiarsi nell'Arno renziano.
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