2023-05-26
Arrigo Cipriani: «È un fatto: Bruxelles penalizza sempre noi»
Parla il proprietario del mitico Harry’s Bar: «La stretta monetaria della Bce mette a rischio la crescita perché fa contrarre i consumi. La sostenibilità ambientale è insostenibile sul lavoro. Intelligenza artificiale? Scemenze, non perdiamo l’umanità nel quotidiano».«Io ho 91 anni e lavoro sei giorni su sette da quando ne avevo 20. Nel giorno di riposo, da giovane, mi dedicavo alla pesca e mio padre mi diceva che pensavo troppo ai pesci. Oggi si sente tanta retorica intorno al concetto di precariato, di mancanza di tutele, di stipendi bassi. Per carità alcune cose sono anche vere, ma io credo che di fondo ci sia una scarsa educazione, a partire dalla scuola, al concetto di lavoro. Alla passione che si deve mettere per il servizio che si sta prestando alla comunità. Nelle mie attività non ho mai visto un bravo chef o un bravo cameriere essere mandati a casa o essere sottopagati, alla fine l’applicazione e il merito se c’è vera competizione prevalgono e questo dovrebbe essere insegnato di più ai ragazzi». Arrigo Cipriani è il proprietario del mitico Harry’s Bar di Venezia, il locale frequentato negli anni da Peggy Guggenheim, Charlie Chaplin, Orson Welles e Truman Capote, dove Ernest Hemingway trovò ispirazione per scrivere Di là dal fiume e tra gli alberi. Il locale fondato nel 1931 da papà Giuseppe (quello che gli rimproverava di pensare troppo alla pesca) e che nel 2001 (unico bar in Italia) è stato dichiarato patrimonio nazionale. Nel frattempo «l’impero» dei Cipriani, che ha attraversato anche un processo non breve di ristrutturazione per il forte indebitamento, si è allargato. Arrigo è sempre al fianco del figlio, Giuseppe come il nonno, in tutte le avventure che hanno portato il marchio di ristoranti e alberghi di lusso ad aprire a Miami, Città del Messico, Montecarlo, Ibiza, Mosca, Dubai, Abu Dhabi, Riyadh, Hong Kong e naturalmente a New York dove c’è una sorta di secondo quartier generale. L’ultimo nato è Casa Cipriani a Milano, una sorta di club esclusivo con ristorante, bar e suite, e novità a breve sono attese da Los Angeles. Il fatturato del gruppo supera i 500 milioni di euro. Lavoro, lavoro, lavoro, appunto. Certo però che lavorare da proprietario dà più soddisfazione. Appassionarsi, diciamo, viene spontaneo. «Non nego che in generale possa essere così, ma lavorare da proprietario comporta anche delle responsabilità diverse e qui mi lego a un’altra stortura sociale tutta italiana. Da noi chi ha successo viene visto sempre con sospetto. Come se avesse “rubato” qualcosa. E quando cade in disgrazia c’è una sorta di soddisfazione collettiva. Manca cultura imprenditoriale, dovremmo inculcare soprattutto nella testa dei più giovani la funzione sociale che svolge chi fa impresa per il territorio». Non negherà che gli stipendi in Italia sono bassi e che l’iperinflazione degli ultimi anni ha acuito le difficoltà soprattutto della fascia medio-bassa della popolazione? «Non nego nulla, ma la soluzione è semplice è sta nel taglio del costo del lavoro. Un lavoratore in Italia costa il doppio di quello che poi riceve in busta paga, negli Stati Uniti la differenza tra lordo e netto è del 30%. E poi ci sono troppe regole e protezioni. Liberi il lavoro e vedrà come chi ha talento e volontà non farà fatica a trovare un nuovo impiego».Poi magari basta assumere qualche cameriere robot e si abbattono costi e pretese dei lavoratori. «Un’aberrazione. Se al nostro lavoro togli il sorriso e l’empatia nell’accogliere e parlare con il cliente gli togli tutto».L’intelligenza artificiale non le piace? «Penso che incentivare l’uso dei robot per la guida delle auto o per le varie attività di servizio, come può essere quella di un cameriere o di un receptionist, sia una scemenza. Penso che se perdiamo l’umanità nel quotidiano e nella prestazione di lavoro ci resterà ben poco». Eppure è la direzione nella quale ci stanno portando. Sembra con pochi limiti e scarse protezioni?«Chi ci sta portando? Le istituzioni? Come quella europea che ha sempre pensato prima agli interessi di Francia e Germania? Guardi cosa sta succedendo oggi con i tassi di interesse».Cosa sta succedendo?«I fatti dicono che la stretta monetaria non riduce l’inflazione, mentre mette in grande difficoltà la crescita dei Paesi più indebitati come l’Italia che devono fare i conti con una continua contrazione dei consumi. Oppure guardi alle norme sul cibo e pesca che vanno evidentemente contro i nostri interessi». Ci spieghi.«Beh, mi spieghi lei che senso ha imporre dei limiti alle maglie delle reti della pesca a strascico. Oltre a penalizzare i nostri pescatori crea anche un danno all’ecosistema perché quel sistema di pesca serve anche a pulire i fondali».Insomma ci sarebbe un disegno per penalizzare l’Italia?«Non so se c’è un disegno. So che storicamente in Europa è stato così. E la storia si sta ripetendo. Non mi chiede nulla della sostenibilità?»Come no...«Ecco. L’ideologia ambientalista si sta traducendo nell’insostenibilità del lavoro e della piccola imprenditoria. È un mezzo che il settore finanziario usa per raddoppiare gli utili».Per lei quindi non c’è un problema ambientale?«No, non sono un negazionista, ma sono convinto che il mondo, come si verifica da milioni di anni, subisca delle variazioni di temperatura che non hanno niente a che fare con l’attività dell’uomo».Insomma, noi non possiamo farci nulla?«Guardi, sul fatto che la plastica per gli alimenti vada ridotta o soppressa per limitare l’inquinamento dei mari sono d’accordo anch’io, ma che l’uomo con la sua attività riesca a fare di più di un paio di vulcani che decidano improvvisamente di riaccendersi, io non ci credo. E mi chiedo perché non si sentono mai le voci di fior di scienziati che sostengono queste tesi».Si è dato una risposta?«Sono vecchio, ma ho ancora memoria. C’è stato un ministro italiano per l’ambiente che 50 anni fa diceva che oggi Marghera sarebbe stata spazzata via da onde gigantesche. Allora avevo scoperto che era presidente di 25 fondazioni internazionali sul clima. Io intanto non ho visto l’acqua del mare crescere, ma semmai calare come a Venezia negli ultimi due anni dove abbiamo avuto le maree più basse degli ultimi 50 anni».
Margherita Agnelli (Ansa)
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