2018-10-19
L'India fa arrestare in Italia un altro intermediario della presunta tangente Finmeccanica
True
Il 26 settembre è finito in carcere a Bologna Guido Ralph Haschke su mandato di cattura internazionale di Nuova Dehli per le presunte tangenti versate per la commessa da 560 milioni di euro per i 12 elicotteri vinta da AgustaWestland nel 2010: è stato però subito scarcerato. Giuseppe Orsi è stato assolto nell'appello bis. Il 3 novembre scadono i termini per presentare ricorso in Cassazione da parte della procura generale. L'India non molla sulle presunte tangenti versate per una commessa di 12 elicotteri di AgustaWestland che portò in carcere nel 2013 Giuseppe Orsi, ex presidente e amministratore delegato del gruppo Finmeccanica. Il 26 settembre, stando a quanto ricostruito dalla Verità, è stato arrestato a Bologna l'intermediario italo-americano Guido Haschke con l'accusa di riciclaggio. Il mandato di cattura internazionale indiano lo ha colpito come accadde a Carlo Gerosa lo scorso anno. Liberato il giorno dopo dal carcere bolognese per mancanza di accordi internazionali tra i nostri due paesi - proprio come accadde a Gerosa a Lipari nel settembre del 2017 - la richiesta di arresto testimonia però che le autorità indiane vogliono andare fino in fondo. Del resto, in questi anni, in concomitanza con le indagini nel nostro Paese, in India è andata avanti un'inchiesta analoga per gli stessi fatti, conclusasi con l'avvio di un processo a carico dei funzionari indiani destinatari delle presunte tangenti e alcuni mediatori, in pratica gli stessi indagati dei processi italianiA Nuova Dehli continuano le richieste di estradizione verso il nostro Paese e persino nei confronti degli Emirati Arabi. Non a caso la prossima settimana ci sarà un altro processo molto importante a Dubai dove si conosceranno i destini di Christian Michel, l'altro intermediario inglese delle presunte tangenti, ancora indagato in Italia, da tutta l'estate nelle carceri degli Emirati Arabi. Michel ha una richiesta di estradizione sulla testa. Ha fatto appello, ma se la prossima settimana l'esito non sarà positivo rischia di essere trasferito nelle prigioni indiane per essere interrogato dal Cbi, il Central Bureau of Investigation che ha ricostruito in questi anni i passaggi delle presunte mazzette sull'affare da 560 milioni di euro. Il 4 settembre scorso proprio Michel aveva presentato richiesta di patteggiamento al tribunale di Busto Arsizio, ma gli è stata respinta: nel caso fosse stata accolta la richiesta avrebbe potuto godere del ne bis in idem evitando così il processo in India. Lo stesso Haschke aveva ottenuto nel 2014 il patteggiamento a un anno e 10 mesi di reclusione per corruzione internazionale, dopo aver ottenuto il parere favorevole della procura di Busto Arsizio. Ma in India gli contestano anche il reato di riciclaggio. Insieme con Michel e Gerosa, l'intermediario italo-americano è considerato uno dei tre principali intermediari accusati nell'inchiesta. Fu proprio su un foglietto trovato in casa di Hascke che fu trascinato il nome della famiglia Gandhi nell'inchiesta. Michel definì questa nota come falsa. Ma gli investigatori sospettano che ci sia molto di più da scoprire. E non mollano di un millimetro.Anche su Giuseppe Orsi l'India non molla, ma già questa estate il Consiglio di Stato aveva dato ragione ai legali dell'ex numero uno di piazza Montegrappa, che avevano presentato ricorso ricordando dell'assoluzione in appello a Milano per gli stessi fatti: un eventuale nuovo processo in India avrebbe rappresentato una violazione del principio del "ne bis in idem". Orsi - che la scorsa settimana era presente alla festa dei 70 anni del colosso della Difesa - è stato assolto a gennaio di quest'anno insieme con Bruno Spagnolini (ex numero uno dell'azienda di elicotteri) nell'appello bis di Milano dove era imputato per corruzione internazionale: entro il 3 novembre la procura generale dovrà decidere se ricorrere in Cassazione dopo il deposito delle motivazioni a inizio ottobre. Il primo processo di appello era arrivato a conclusione il 7 aprile 2016. Quella sentenza aveva in parte riformato quella di primo grado, condannando Orsi e Spagnolini a 4 anni e 6 mesi e a 4 anni per entrambi i reati contestati, poi la Cassazione aveva evidenziato un vizio di forma e nell'appello bis i due sono stati assolti per «insufficienza di prove» sia sulla corruzione internazionale sia sulle false fatturazioni.