2025-03-18
Le armi sono i nuovi vaccini
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Berlino, che ne sarà di gran lunga il maggior beneficiario, dà il via libera all’acquisto congiunto di materiale bellico. Uno schema già visto in azione durante la pandemia con le trattative opache tra Bruxelles e la Pfizer che hanno comportato spese folli e sprechi.Chissà se i trentamila in piazza per l’effetto (Michele) Serra si sono accorti di manifestare a favore della Germania, contro la democrazia avvolti nei loro manti azzurro-stellati. Il day after, come s’usa nel gergo militare e qui ci sta a fagiolo, dell’adunata degli eurofanatici è un brusco risveglio: Ursula von der Leyen lavora solo per Berlino; gli 800 miliardi, semmai ci saranno, per il ReArm Europe sono già pronti a spartirseli tedeschi e francesi e a noi ancora una volta viene chiesto di «morire» per la Germania raccontandoci che lo facciamo per difendere Kiev in un contesto dove la democrazia è un optional. Lo schema che la Von der Leyen vuole usare è lo stesso del Covid: compriamo i vaccini o le armi insieme, gli affari però li fanno gli amici, e il popolo che abbiamo terrorizzato prima con la pandemia ora con la guerra paga e tace. Ma quanto ha già pagato? La stima viene dal Corsera che, per convincere gli italiani della bontà del ReArm, invoca il piano comune pandemico. Stando a questa stima l’Europa ha buttato via 500 milioni di vaccini: circa 10 miliardi! L’Italia ha sprecato 46,8 milioni di dosi che per 16,7 euro a dose fanno quasi 820 milioni di euro. Sono finiti in tasca a Big pharma, raccolti da Ursula von der Leyen con la delega dell’acquisto comune e la paura della pandemia. Stesso schema per le bombe! Succede tutto tra oggi e domani. In Germania il cancelliere in pectore Friedrich Merz (Cdu) senza vergognarsene si fa votare dal vecchio Parlamento oggi, nell’ultimo giorno in cui è in carica, una riforma costituzionale per sfondare il debito e riarmarsi. Se avesse proposto la legge ai deputati eletti il 23 febbraio non sarebbe mai passata. Tant’è che l’AfD e la Linke hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale e i giudici di Karlsruhe potrebbero smontare tutto. Eppure Merz ha dichiarato: «È un chiaro messaggio ai nostri partner, ma anche ai nemici della nostra libertà: siamo capaci di difenderci da soli, la Germania è tornata». Per farlo meglio, oggi il promesso cancelliere vedrà il presidente francese Emmanuel Macron in un tête-à-tête a Berlino. Alla faccia dei «volenterosi» del britannico Keir Starmer, ma anche delle illusioni del Pd di Elly Schlein che continua a vagheggiare una Difesa comune. Contemporaneamente, la Germania che si oppone al debito comune per comprare armi e qualsiasi altra cosa dice, con Annalena Baerbock, il ministro degli Esteri decaduto, ma in quanto verde indispensabile a Merz per far passare l’abolizione del freno al debito, che si «devono rivedere i criteri di Maastricht per poter avere una maggiore flessibilità finalizzata a costruire la sicurezza in Europa». Si capisce perché Giancarlo Giorgetti, il nostro ministro dell’Economia, inviti alla prudenza: fare debito per le armi in Italia ci espone poi al «ricatto» contabile da parte di Bruxelles. Riecheggia la profezia di Giulio Andreotti che ebbe a dire: «Mi piace così tanto la Germania che ne preferivo due». È come se Berlino fosse padrona di tutto e con l’urgenza – inventata – della corsa al riarmo potesse fare dell’Ue e nell’Ue ciò che vuole. Ma è ben strano che ci si debba riarmare contro il dittatore Vladimir Putin sospendendo la democrazia. Anche ai tempi del Covid fu così: vennero sospese le libertà personali. Imporre una modifica costituzionale a un Parlamento decaduto in forza di un accordo tra tre partiti – di cui due, Verdi e Spd, battuti senza appello alle urne – appare poco compatibile con la democrazia. I Verdi, indispensabili nel voto del vecchio Bundestag, hanno ottenuto 500 miliardi aggiuntivi di debito e il ritorno del Green deal in Germania. Che sarà di nuovo imposto in Europa ignorando il volere degli elettori. Del resto nel manifesto di Ventotene, che è il totem degli europeisti, la proprietà conta poco e ancor meno vale il consenso democratico; conta il partito della rivoluzione che guida i popoli verso la dissoluzione degli Stati sovrani. Ursula von der Leyen lo ha preso alla lettera e domani propone che il risparmio degli europei – gli italiani ne sanno qualcosa: nel ’92 Giuliano Amato nottetempo espropriò i conti correnti – venga dirottato forzatamente all’acquisto di armi: sono 10.000 miliardi, gli italiani ci mettono il 20%! Stessa prassi del Covid. La baronessa allora, chattando col capo supremo di Pfizer, spese una montagna di miliardi in vaccini. Le conversazioni tra la Von der Leyen e Albert Bourla sono sparite, ma la Corte europea ha condannato lo stesso la Commissione per «mancata trasparenza». Il ReArm segue la stessa traiettoria. Appare evidente dalle parole di Annalena Baerbock. Al vertice con i suoi colleghi ministri degli Esteri a Bruxelles ha rimarcato: «Il nostro obiettivo è un’Ucraina forte e sovrana. Serve una posizione di forza, soprattutto per i negoziati con la Russia di Putin. Bisogna rafforzare la nostra Difesa, ma anche avere una decisione rapida e ambiziosa a livello di capi di Stato e di governo dell’Ue per la revisione dei criteri di Maastricht e avere ampi fondi per la sicurezza». Tradotto: se conviene a Berlino il Patto di stabilità si può buttare a mare. Il portavoce del ministro della Difesa Boris Pistorius rilancia: «Una solida base industriale e l’acquisto congiunto e coordinato di armamenti sono decisivi; la Commissione fa bene a insistere». Risultato? In un solo giorno le azioni della Rehinmetall, la principale fabbrica militare tedesca, sono salite del 3,5%. È il modello Ursula: prende i soldi degli europei espropriando i risparmi e li gira agli industriali amici. A fin di bene, s’intende!
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)