2023-06-03
L'Arabia Saudita dopo la Siria prova a ricucire anche con Hamas
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Mahmoud Abbas e Mohammed bin Salman
Il gruppo dirigente dell’organizzazione terroristica, compreso il presidente dell'ufficio politico Ismail Haniyeh, il 18 aprile scorso si è recato in visita ufficiale in Arabia Saudita. Con Haniyeh c’erano Khaled Mashal e Mousa Abu Marzouk, già presidenti dell'organizzazione che continuano a ricoprire incarichi di rilievo, e Khalil al-Hayya, vice di Yahya Sinwar e capo dell'ufficio informazioni dell'organizzazione.Come scrive Barak Ravid su Axios si è trattato del primo incontro dal 2007 anno nel quale la casa reale saudita e Hamas interruppero i loro rapporti. Hamas, il braccio armato dei Fratelli musulmani, ha stretti rapporti con l’Iran sciita che al di là dell’accordo del 10 marzo 2023 tra Arabia Saudita e Iran che ristabilisce le relazioni diplomatiche resta il principale nemico del Regno.Nel 2014 in Arabia Saudita i Fratelli musulmani sono stati inseriti nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e i loro attivisti, inclusi membri di Hamas, sono stati arrestati. Poi nel 2021, Riyadh ha imposto pesanti pene detentive fino a 22 anni a 64 membri e attivisti anziani dell'organizzazione con l'accusa di riciclaggio di denaro e sostegno all'ala militare di Hamas. Tra i condannati a lunghe pene detentive (15 anni) c'era il capo della delegazione di Hamas nel Regno, il dottor Mohammed al-Hudari, rilasciato nell'ottobre 2022 che poi è deceduto. Un tentativo di riavvicinamento tra Hamas e sauditi era stato tentato nel 2015, quando una delegazione dell’organizzazione terroristica con lo scopo formale di osservare il comandamento dell'Umrah (il pellegrinaggio islamico alla Mecca, la città più sacra per i musulmani, situata nella regione dell'Hejazi dell'Arabia Saudita, ndr), mise in agenda una serie di incontri tra quali quelli con il principe ereditario Mohammed bin Salman, ministro della Difesa e capo dei Servizi segreti sauditi. Gli incontri non soddisfarono la delegazione di Hamas che sperava in un cambiamento nei loro confronti compresa la liberazione dei suoi prigionieri. Ma tutto rimase come prima anzi, i rapporti peggiorarono ulteriormente negli anni successivi. Lo scopo della recente visita, secondo Hamas, era anche quello di osservare l'Umrah e per quanto è emerso, prima che la delegazione di Hamas ritornasse a Doha (Qatar), non ci sono stati incontri con funzionari sauditi anche se è possibile che ci siano stati e non sono stati resi pubblici. Tutte le informazioni in merito provengono da fonti vicine ad Hamas mentre i sauditi non hanno fatto alcun commento.Un video pubblicato sui social media mostrava i leader di Hamas Ismail Haniyeh e Khaled Mashaal che indossavano indumenti di spugna bianca, simbolici del pellegrinaggio musulmano dell'Hajj mentre giravano intorno al luogo più sacro dell'Islam alla Mecca. La recente visita sembra inserirsi nel sempre più evidente attivismo diplomatico saudita che punta al disgelo dei rapporti tra gli Stati arabi, e tra questi e la Turchia, l'Iran, la Siria e le organizzazioni ad essi associate. Oltre alla delegazione di Hamas, e apparentemente con l'obiettivo di dimostrare un approccio equilibrato, al banchetto dell'Iftar (il pasto serale consumato dai musulmani che interrompe il loro digiuno quotidiano durante il mese islamico del Ramadan) a Riyadh è stato invitato anche il presidente dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) Mahmoud Abbas che è arrivato con un volo separato lo stesso giorno in cui la delegazione di Hamas è arrivata in Arabia Saudita. Abbas ha incontrato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman e ha discusso della situazione in Cisgiordania e di altri temi. Anche l’incontro con Abbas rappresenta un cambiamento per l'Arabia Saudita che negli ultimi anni e ha occasionalmente congelato i suoi aiuti all'Anp per mostrare la sua disapprovazione per quella che considera la posizione intransigente di Abbas sul piano Trump, e con interesse a influenzare la scelta del suo successore. La contemporaneità delle visite ha spinto a ipotizzare che Riyadh provi a rafforzare la sua influenza nella Striscia di Gaza e sia un tentativo di promuovere la riconciliazione tra Hamas e l'Autorità palestinese, sulla base dell'accordo siglato del 9 febbraio 2007 tra Hamas e Fatah che avevano convenuto per la formazione di un governo di unità nazionale poi mai attuato In ogni caso, la visita di Abbas a Riyadh è stata annunciata pubblicamente dal regno e sono state diffuse le fotografie dell’incontro tra Mahmoud Abbas e il principe ereditario Mohammed bin Salman. Nel 2021 Hamas ha lanciato la sua nuova strategia, volta a rovesciare l'Anp dall'interno oltre a tentare di rafforzare il proprio status sia come elemento centrale nell'equazione Israele-Palestina sia come attore politico significativo nella regione. Evidente come l’obbiettivo era quello di costringere Israele e altre entità rilevanti a riconoscere Hamas come unica entità palestinese. Dopo l'operazione «Guardiano delle Mura» del maggio 2021, i capi dell'organizzazione terroristica hanno ringraziato pubblicamente l'Iran per il suo ampio aiuto ad Hamas in particolare, e alla «resistenza palestinese» per il finanziamento delle loro attività e la fornitura di molto know-how e attrezzature militari. Il discorso registrato del presidente iraniano Ebrahim Raisi trasmesso nella Striscia di Gaza durante Jerusalem Day nell'aprile 2023 e il discorso del comandante della Forza Quds trasmesso durante il Jerusalem Day nel 2022, tracimava di gratitudine di Hamas all'Iran. La visita dei leader di Hamas in Arabia Saudita e il rilascio dei prigionieri di Hamas detenuti nel Regno sia prima che dopo la visita vanno visti nel contesto degli sviluppi regionali guidati in gran parte dai sauditi che stanno approfittando delle praterie lasciate dagli americani impegnati in altri quadranti del mondo uno su tutti quello del Pacifico in chiave anti-Cina senza dimenticare il conflitto russo-ucraino. Prima della visita a Riyadh, Mousa Abu Marzouk, che si occupa delle relazioni con l’estero di Hamas, ha cercato di correggere l'impressione creata dopo i razzi lanciati contro Israele dall'organizzazione dal Libano e dalla Striscia di Gaza in aprile, e l'escalation della tensione israelo-palestinese intorno la moschea di al-Aqsa durante il Ramadan, che Hamas «era diventato parte dell’asse di resistenza guidato dall'Iran». Ha chiarito che «Hamas era e rimane un'organizzazione indipendente che non fa parte di nessun asse». Un messaggio che aveva lo scopo di non offendere la nota sensibilità saudita su questo argomento? Ovviamente sì.Quindi ora l’Arabia Saudita ha fatto la scelta politica di avvantaggiare Hamas e se cosi è come va vista la parallela visita di Abbas, accolto a Riyadh con gli onori riservati ai capi di Stato? Di certo c’è che con la la visita della delegazione di Hamas l’Arabia Saudita mostra come un altro tassello della nuova politica adottata per ridurre le tensioni e l'ostilità con i paesi della regione, per consentire l'avanzamento di grandi progetti e favorire l'impennata dello sviluppo economico interno ma resta il problema dell'Islam politico del quale Hamas è il braccio armato. L'Arabia Saudita, che ha invitato la Siria a partecipare al vertice arabo di Riyadh il 19 maggio, dopo aver lavorato per ripristinare la sua appartenenza alla Lega Araba, vuole anche riconquistare la leadership regionale e attrarre attorno a sé il mondo arabo, utilizzando i suoi tradizionali strumenti di influenza (finanziamenti a pioggia e mediazione) abbandonando i velleitari tentativi di cambiare la situazione con mezzi militari come fatto nello Yemen.Per Israele, e lo stesso vale per gli Stati Uniti, quanto sta accadendo non può che far riflettere sulle mutevoli e continue dinamiche e sugli equilibri di potere nella regione, in cui gli attori regionali dovrebbero assumere una posizione e persino essere maggiormente coinvolti. Visto tutto questo sarà difficile mantenere a lungo termine il costante congelamento della questione palestinese ma in tal senso il riavvicinamento tra l'Arabia Saudita e Hamas potrebbe avere conseguenze positive, visto che il Regno potrebbe esercitare un'influenza sull'organizzazione anche a scapito delle sue relazioni pericolose con l'Iran anche se il processo di normalizzazione con Israele negli ultime mesi si è notevolmente rallentato dopo le instabilità politiche in Israele dovute alla volontà del primo ministro Benjamin Netanyahu di procedere con la riforma giudiziaria che ha spaccato il Paese. Se il cima politico in Israele resta conflittuale sarà difficile per Riyadh vedere nei rapporti con Israele un alleato negli sforzi per calmare le tensioni con i suoi nemici nella regione soprattutto con l'Iran. Non va mai dimenticato che per i vicini di Israele, la stabilità del suo governo è una delle sue fonti di forza e una delle motivazioni per cercare legami più stretti con esso.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.