2021-04-16
Ok a nuovo deficit per 40 miliardi. Si punta a raddoppiare gli aiuti
Giancarlo Giorgetti (Ansa)
Il Carroccio vuole portare a 22 miliardi, contro i 12 del Sostegno 1, i fondi per le imprese nel nuovo dl. Tensione sulla riforma fiscalePremessa doverosa, a scanso di equivoci: il vero «sostegno» atteso dalle aziende è solo la possibilità di riaprire e tornare a lavorare. Nessuna mancia, nessun sussidio, nessun intervento di ristoro potrà mai essere adeguato. Ciò detto e ribadito, la giornata di ieri ha comunque registrato una novità significativa e un possibile chiaro successo della Lega, a cavallo tra il Consiglio dei ministri e un incontro nel tardo pomeriggio tra Mario Draghi e una delegazione leghista (presenti i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, il ministro Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario Claudio Durigon).Una parte del film è andata secondo la sceneggiatura largamente prevista alla vigilia, ma un'altra parte - come detto - è stata caratterizzata dall'iniziativa della Lega, che ha chiesto (e realisticamente otterrà) che, oltre a una nuova quota di sostegni (equivalente a quella già disposta il mese scorso per il bimestre gennaio-febbraio), ci sia pure un intervento ulteriore e aggiuntivo, un «saldo», stavolta basato non sulla riduzione di fatturato ma sulle perdite effettive subite da un'azienda. Attenzione, qui sta il successo del partito di Matteo Salvini, se l'operazione andrà in porto: i due interventi non sarebbero alternativi, ma avverrebbero entrambi, come vedremo tra poco. Procediamo con ordine. Ieri, dopo un'oretta di discussione, il cdm ha approvato sia il Def sia la nuova richiesta al Parlamento di scostamento di bilancio. Si sono rivelate esatte le previsioni della Verità dei giorni scorsi: l'esecutivo chiede alle Camere un ulteriore sforamento di 40 miliardi. Montecitorio e Palazzo Madama dovrebbero dare luce verde prima del 25 aprile, consentendo al governo il varo di un nuovo decreto-legge (il Sostegno bis) tra fine aprile e i primissimi giorni di maggio (l'ipotesi su cui punta il governo è che il decreto veda la luce nell'ultima settimana di aprile). In questo decreto legge, ci sarà un secondo pacchetto di ristori presumibilmente equivalente a quello già varato alcune settimane fa dal governo Draghi. Sarà dunque confermato il superamento del modello (contestatissimo) adottato dall'esecutivo Conte, cioè quello basato sui codici Ateco. Questo porta con sé un inevitabile allargamento della platea dei beneficiari, arrivata a 3 milioni di percettori. L'altra volta furono destinati al ristoro delle aziende circa 12 miliardi che, divisi per i 3 milioni di beneficiari, determinavano una media di circa 4.000 euro a testa. Molto poco, dunque: il governo sottolineava tuttavia che si trattava di una somma da riferire a un solo bimestre, quello di gennaio-febbraio. È immaginabile che accada sostanzialmente lo stesso anche per il bimestre marzo-aprile: altri 12 miliardi circa. Tuttavia qui scatta l'ulteriore richiesta della Lega, precisata alla Verità, nei suoi tratti essenziali, dal sottosegretario Durigon: la Lega chiede (ed è probabile che ottenga un sì) che una somma ulteriore e aggiuntiva (tra i 5 e i 10 miliardi) venga utilizzata nel decreto per un «saldo», per una somma che scatterebbe realisticamente tra giugno e luglio, e che sarebbe commisurata non alla riduzione di fatturato ma sulla perdita a bilancio chiuso. Quindi, subito un «acconto» (equivalente al decreto Sostegno uno), e poi un «saldo» basato sul criterio della perdita di esercizio. Tornando al Def, anche in questo caso le previsioni della Verità sono state confermate. L'altro giorno avevamo ipotizzato un deficit ben oltre il 10%. Il governo stima infatti per il 2021 un rapporto deficit/Pil all'11,8%, che poi dovrebbe progressivamente scendere al 5,9% nel 2022, al 4,3% nel 2023 e al 3,4% nel 2024, per ritornare sotto il 3% dal 2025. Il rapporto debito/Pil è stimato al 159,8% nel 2021, per poi diminuire al 156,3% nel 2022, al 155% nel 2023 e al 152,7% nel 2024.Quanto alla crescita, nel 2021 l'aumento del Pil è stimato al 4,5%, nel 2022 al 4,8%, nel 2023 al 2,6%, e nel 2024 all'1,8%. È invece scontro sulla riforma fiscale, tema evocato nel Def («da definire nella seconda metà del 2021, affronterà il complesso del prelievo, a partire dall'imposizione personale»), ma già oggetto, a livello parlamentare, di una riunione degli uffici di presidenza delle commissioni Finanze di Camera e Senato. Al termine, alcune agenzie (presumibilmente imbeccate da fonti di centrosinistra) hanno accreditato un accordo sui cardini degli interventi futuri. Tesi contestata dalla Lega, che intanto dissente dal metodo (riunioni informali in ufficio di presidenza) e che sottolinea come l'ambito di intervento debba essere circoscritto all'Irpef. Contestualmente, Alberto Bagnai, Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli avvertono: «Giù le mani dal regime forfettario al 15% per le partite Iva».