2021-04-16
Anziché i cittadini, l’Oms ha tutelato Conte
Un anno fa la portavoce europea Cristiana Salvi venne spedita in Italia per aiutare il governo. E dopo averlo elogiato pubblicamente provò a insabbiare il report di Francesco Zambon. Prima con alcune mail sconcertanti e poi con 106 modifiche concordate con Ranieri Guerra.«L'azione dell'Italia è molto energica ma gli italiani devono aspettare per vederne l'efficacia. Non devono mollare, devono avere pazienza». Così parlava all'Ansa, a metà marzo del 2020, Cristiana Salvi, responsabile Relazioni esterne, Emergenze sanitarie dell'Organizzazione mondiale della sanità Europa. Agli inizi dell'emergenza Covid, appunto ai primi di marzo di un anno fa, l'esperta di comunicazione in servizio a Copenaghen fu inviata in Italia a «supporto del governo», proprio allo scopo di dare consigli su come affrontare la situazione a livello mediatico. Per alcuni giorni rilasciò interviste a quotidiani, radio e televisioni di lingua italiana, e ogni volta si profuse in complimenti per l'esecutivo giallorosso. Sosteneva la necessità delle chiusure e delle misure anche draconiane. «Il messaggio di solidarietà “siamo uniti" non deve prescindere da quello che è giusto. Se lo facciamo esaltando il nostro stile di vita ma andando contro quello che è giusto fare non è un messaggio di vita. È molto difficile stare sul giusto crinale tra allerta e allarme», disse ad esempio al Fatto. E quando l'intervistatrice le chiese se gli italiani dovessero «mettere in discussione il loro stile di vita», la Salvi rispose: «Magari sì in questo momento. Io mi sono trovata in Africa a salutarmi con il gomito, in una civiltà abituata a uno stretto contatto fisico. Se necessario, si cambia. L'Italia, in maniera molto coraggiosa, sta mettendo la salute dei suoi cittadini e dei Paesi vicini al di sopra di ogni altra considerazione socioeconomica. È importante stare tutti dalla stessa parte». Già: è importante stare tutti dalla stessa parte, e di sicuro l'esperta dell'Oms stava dalla parte del governo. Sempre parlando all'Ansa magnificò l'efficacia del lockdown spiegando che in Cina «sono state prese fortissime misure di contenimento all'epicentro dell'epidemia. Adesso i contagi stanno scendendo in maniera incredibile, proprio a seguito di quelle misure». Insomma, la signora svolse con impegno il proprio mestiere: quello di difendere Conte, Speranza e soci durante la pandemia. Il suo messaggio era chiarissimo: le istituzioni devono gestire anche l'informazione, a ogni livello. Persino sfruttando i social per comunicare con i ragazzi. «Prima di tutto è importante capire quali siano i canali più efficaci per raggiungere i giovani attraverso una mappatura di quelli che seguono e poi usarli», spiegò la Salvi al Fatto. «Il governo ha messo in campo un accordo con le maggiori piattaforme social: se cerchi le parole coronavirus, emergenza, epidemia appaiono subito i link alle fonti ufficiali. E poi bisogna dare anche a loro un messaggio preciso: essere responsabili, fare la propria parte. La cosa principale è seguire le autorità. Poi ci sarà un momento in cui si capirà cosa è stato efficace». Ed eccoci al punto. Durante un'emergenza è sicuramente vitale occuparsi al meglio della comunicazione. Ma il rischio è che, se non si sta attenti, la comunicazione si trasformi in propaganda. Se a marzo del 2020 poteva perfino essere comprensibile che l'esperta dell'Oms difendesse acriticamente il governo, di sicuro è meno comprensibile ciò che è avvenuto dopo. A un certo punto, infatti, è arrivato il momento di fare davvero un punto sull'efficacia delle misure prese, proprio come la Salvi aveva detto nelle interviste. Solo che lei è stata tra i primi a lavorare affinché le magagne non emergessero. Assieme a Ranieri Guerra (oggi indagato a Bergamo), Cristiana Salvi si è data da fare per fermare il report sulla gestione italiana del virus redatto da Francesco Zambon e da un gruppo di ricercatori dell'Oms. Quando il documento le arrivò, la Salvi inviò una mail piuttosto eloquente a Zambon: «Francesco il rapporto è estremamente dettagliato e ricco di contenuti», scrisse. «Io penso che abbia un notevole potenziale, ma conoscendo il campo di azione vedo questo rapporto come una vera e propria bomba mediatica. In molti casi rilasciando interviste, Ranieri e io abbiamo cercato di arginare le critiche che questo rapporto denuda completamente». Chiaro, no? L'esperta dell'Oms spiega di aver operato per «arginare le critiche» al governo giallorosso. E non vuole che queste «critiche», anche se legittime e motivate, all'operato dei giallorossi emergano. «Il mio suggerimento è di rivedere il tono e mitigare le parti più problematiche. Inoltre credo che prima di far uscire un rapporto così articolato sull'esperienza Italia non possiamo non condividerlo con il ministero: non si tratta tanto di una panoramica sul supporto Oms ma sull'operato del governo, dunque riguarda il Paese da vicino. Potremo sollevare il disappunto del governo altrimenti. Non sono certo io a poter decidere ma credo che apriamo una strada potenzialmente rischiosa». Ma certo: non è importante capire che cosa sia andato storto. L'importante è evitare «bombe mediatiche» e discutere con Speranza e i suoi uomini affinché il rapporto troppo critico sia emendato e corretto. La Verità già nei giorni scorsi ha potuto vedere la versione «corretta» del report di Zambon prodotta proprio dalla Salvi e da Ranieri Guerra. I due proposero ben 106 modifiche utili ad abbassare i toni, togliere di mezzo i passaggi imbarazzanti e, nei fatti, proteggere Speranza e il governo Conte. «Da quanto emerge dai documenti possiamo presumere che fosse in atto il tentativo di costruire a tavolino una narrazione accomodante per le autorità italiane, che andasse nella direzione della fatalità», dice Robert Lingard, consulente del team legale di azione civile delle vittime del Covid. «In realtà è emerso che potrebbero esserci pesanti responsabilità del ministero della Salute che, stando ai documenti, avrebbe dovuto fare parecchie cose che non ha fatto». Il fatto è che la missione dell'Oms dovrebbe essere quella di tutelare la salute della popolazione, restando per quanto possibile super partes. Invece, in questo caso, l'organizzazione ha fatto di tutto per fare da sponda a un governo con un orientamento preciso. Prima ha offerto sostegno pubblico con interviste e campagne di comunicazione. Poi, ha cercato di nascondere in ogni modo gli aspetti negativi della gestione italiana, arrivando a censurare un report ufficiale. Un anno fa la Salvi diceva: «Gli italiani devono avere pazienza». Ecco, ora la pazienza è finita.
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