- I pensionati stanno cercando di districarsi tra inflazione alle stelle, bollette che esplodono, assistenza medica inesistente, badanti in ferie e Covid: una stagione infernale.
- «Le Rsa possono costare 3.000 euro. Le famiglie sono l’unico salvagente». Il presidente Assindatcolf Andrea Zini: «È un realtà ineluttabile. Nelle Regioni dove sono garantite le cure domiciliari, ci si occupa solo dell’aspetto sanitario non di quello sociale, del vitto e dell’alloggio, che ricade sui parenti».
- «Sanità: il problema numero uno». La Reggente Fnp Cisl Daniela Fumarola: «Il virus ha creato un solco profondo tra chi può curarsi privatamente e chi è costretto ad subire le lunghe attese degli ospedali pubblici».
- Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil Pensionati: «Gli assegni non saliranno. Non diteci le solite balle».
I pensionati stanno cercando di districarsi tra inflazione alle stelle, bollette che esplodono, assistenza medica inesistente, badanti in ferie e Covid: una stagione infernale. «Le Rsa possono costare 3.000 euro. Le famiglie sono l’unico salvagente». Il presidente Assindatcolf Andrea Zini: «È un realtà ineluttabile. Nelle Regioni dove sono garantite le cure domiciliari, ci si occupa solo dell’aspetto sanitario non di quello sociale, del vitto e dell’alloggio, che ricade sui parenti».«Sanità: il problema numero uno». La Reggente Fnp Cisl Daniela Fumarola: «Il virus ha creato un solco profondo tra chi può curarsi privatamente e chi è costretto ad subire le lunghe attese degli ospedali pubblici».Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil Pensionati: «Gli assegni non saliranno. Non diteci le solite balle».Lo speciale comprende quattro articoli.Stretti tra la minaccia delle nuove varianti del Covid, le bollette che esplodono, l’inflazione che erode la già misera pensione, l’assistenza sanitaria senza personale e la badante che li molla all’improvviso, gli anziani si preparano ad affrontare un’estate da incubo. Sono la categoria che ha più sofferto della pandemia. I decessi e le forme gravi del Covid si contano soprattutto tra gli over 65, ma chi è riuscito a evitare il contagio o l’ha avuto in forma lieve, ha subito comunque gli effetti delle restrizioni per l’impossibilità di avere contatti con i propri cari. Ha pesato molto anche la paura di ammalarsi per qualcosa che non fosse il Covid e di non trovare l’assistenza dal medico di base o tanto più dagli ospedali, tutti impegnati a fronteggiare l’emergenza virus. Uno studio Censis-Assindatcolf rivela che per il 42,8% degli over 75, la diffusione del Covid, ha portato ad un peggioramento della propria condizione di salute. A questo si aggiunge un giudizio negativo per 3 anziani su 10 sulla disponibilità dei servizi di cura e assistenza per la famiglia. Questa estate non andrà meglio. Le temperature soffocanti acuiscono le patologie di chi è avanti con gli anni e per chi finisce in ospedale è un calvario. Gli organici sono ridotti all’osso per carenze strutturali, ma anche perché il personale che ha accumulato le ferie durante la pandemia e ora vuole smaltirle. Inoltre, il Covid continua a magiare i posti letto. «Molti anziani con malattie croniche peggiorano con questo caldo e anche un Covid non grave con qualche linea di febbre, può indurre un fragile all’ospedalizzazione» afferma Fabio De Iaco, presidente di Simeu, la Società della medicina di emergenza-urgenza. Negli ospedali le aree Covid assorbono posti e le urgenze per altre patologie sono confinate nei corridoi. C’è poi il problema dei pronto soccorso. La fuga dei medici è nota e il turn over, specie a luglio e agosto, è un miraggio.Per gli anziani che non hanno particolari criticità di salute, la vita non è meno difficile. Negli ultimi mesi i prezzi sono esplosi mentre le pensioni sono sempre le stesse. Dai dati annuali dell’Inps risulta che il 40%, di chi percepisce l’assegno previdenziale, cioè 4 pensionati su 10, mette in tasca meno di 12.000 euro lordi l’anno. Circa 6,4 milioni di anziani si trovano a dover conciliare un bilancio risicato con l’aumento generalizzato delle spese. Nel 2021 l’importo medio mensile dei redditi pensionistici è stato di 1.884 euro lordi per gli uomini e di 1.374 euro per le donne. È vero che c’è il meccanismo della perequazione, ma l’adeguamento al carovita arriverà solo il prossimo anno; nel frattempo l’inflazione sale mensilmente quasi dell’1% e a giugno ha raggiunto il +8% su base annua. L’indicizzazione, reintrodotta quest’anno, prevede una rivalutazione piena per chi riceve un assegno fino a circa 2.000 euro, il 90% per chi colloca tra 4 e 5 volte la pensione sociale e il 75% per chi supera questa soglia.La quotidianità di un pensionato significa fare i conti con il rincaro di uno spuntino al bar, di un chilo di frutta o verdura al mercato e soprattutto della bolletta energetica. Alcune spese come quelle per le utenze e gli alimentari sono incomprimibili; se aumentano i prezzi un anziano non può rinunciare al condizionamento dell’aria con l’afa in città o a mangiare e quindi deve tagliare gli altri consumi.L’inflazione erode anche i risparmi sul conto. Il pensionato, se ha un gruzzolo da parte, spesso si affida ai titoli di Stato che in genere sono caratterizzati dalla salvaguardia del capitale alla scadenza e da una cedola con rendimento solitamente semestrale. Con l’aumento dei tassi, la cedola non si adegua e rimane bassa rispetto al mercato. Quindi se l’anziano, per necessità, ha bisogno di smobilizzare l’investimento in anticipo, il capitale perde valore. Il Codacons ha calcolato sui dati Istat, che a causa dei forti rincari di prezzi e tariffe un pensionato over 65 deve affrontare una maggiore spesa annua pari a +1.595 euro (contro i +2.457 euro annui della famiglia «tipo»). Pesano soprattutto gli acquisti di generi alimentari che per un anziano rappresentano il 18,4% delle uscite del suo portafoglio; l’aggravio è di +330 euro annui. La spesa per energia e casa (che rappresenta il 47,5% della spesa totale annua del pensionato) sale di +758 euro annui. Ecco lo scenario tratteggiato dal presidente del Codacons, Gianluca Di Ascenzo: «L’inflazione record indebolisce i nuclei numerosi e i più deboli che sono i pensionati. L’impatto del carovita per queste categorie si fa sentire di più perché già in passato, hanno tagliato i beni superflui. Un anziano spende meno per svago e divertimento rispetto ad altre tipologie familiari. I risparmi, nella maggior parte dei casi, vanno ad aiutare i nipoti con lavori precari o i figli che sono rimasti disoccupati». Negli ultimi 20 anni, secondo le rilevazioni del sindacato Fnp-Cisl, le pensioni hanno perso quasi il 20%- 30% del loro potere d’acquisto. E questo si ripercuote sui consumi con un danno per l’economia. Tra le voci che hanno maggiore incidenza sul bilancio di un anziano c’è quella delle badanti. Il costo medio, se c’è un contratto, è di circa 1.300 euro al mese al quale bisogna aggiungere altre 1.500 per la sostituzione estiva. Un’assistente ha diritto alle ferie e di solito ne usufruisce, come gran parte dei lavoratori, tra luglio e agosto, proprio nel periodo in cui anche le famiglie vorrebbero andare in vacanza. Nella maggior parte dei casi le famiglie si rivolgono a personale in nero che proprio perché è chiamato nei mesi di maggior richiesta, alza la retribuzione. Il lavoro domestico rappresenta, infatti, il 37,8% dell’occupazione irregolare dipendente. Ma non è affatto scontato, che essendo disposti a pagare di più, la ricerca di una badante sia più facile. Alcune famiglie si rivolgono alle Rsa private, ma è una soluzione elitaria dal momento che quelle migliori possono arrivare a costare, nel mese di agosto, anche 3.000 euro. Da uno studio Censis-Assindatcolf emerge che il 58,5% delle famiglie non esita a scartare il ricorso a una Residenza sanitaria assistenziale, preferendo una badante. Solo il 41,5% delle famiglie prende in considerazione una Rsa: di queste, il 21,3% si rivolgerebbe a una struttura convenzionata, il 14,2% a una privata, il restante 6,0% a una pubblica. C’è la convinzione che il distacco dalla propria abitazione produca effetti negativi sull’anziano. Spesso la soluzione transitoria estiva della casa di riposo diventa un anticipo dell’allontanamento definitivo dai propri cari.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/anziani-come-grigia-la-nostra-estate-2657720217.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="le-rsa-possono-costare-3-000-euro-le-famiglie-sono-lunico-salvagente" data-post-id="2657720217" data-published-at="1658692668" data-use-pagination="False"> «Le Rsa possono costare 3.000 euro. Le famiglie sono l’unico salvagente» L’estate è spesso sinonimo di solitudine per gli anziani. Una condizione che si aggrava nei casi di non autosufficienza. Mancano le strutture e quelle poche vengono prese d’assalto. Non sono rari i casi di famiglie che pur di partire per le ferie, lasciano il nonno al pronto soccorso di un ospedale o nelle lungodegenze. Impossibile trovare una badante disponibile in agosto e le Rsa private hanno prezzi da capogiro. Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l’Associazione dei datori di lavoro domestico, conosce bene questa realtà. «Ci sono tutte le condizioni per essere un’estate peggiore delle altre. Il caldo acuisce le patologie degli anziani, i costi sono aumentati». Così le famiglie sono l’unico salvagente per un anziano. «È una realtà ineluttabile. Anche in quelle Regioni dove è garantita l’assistenza domiciliare, ci si occupa solo dell’aspetto sanitario non di quello sociale, del vitto e dell’alloggio, che ricade tutto sulle famiglie. Le badanti con regolare contratto hanno diritto alle ferie come ai riposi settimanali. Quindi in agosto l’anziano deve cercare un sostituto. Ed è un’operazione faticosissima. Chi si rivolge, disperato, al personale in nero, non ha certezze. Rischia, dopo una settimana di presenza, di essere mollato senza preavviso, perché magari l’irregolare ha trovato di meglio o ritiene che l’assistenza sia troppo faticosa. O, peggio, intenta una causa legale. Avere a che fare con un malato di demenza o Alzheimer è difficile. È sempre la famiglia a dover gestire la situazione e spesso assistiamo a casi di abbandono». L’anziano viene lasciato in Rsa o in ospedale? «Abbiamo registrato un aumento in estate dei ricoveri nelle lungodegenze degli ospedali. Ma sono situazioni temporanee, spesso di pochi giorni e quando l’anziano viene dimesso ecco che si ripresenta il problema». Aumentano anche le richieste di soggiorni nelle Rsa? «Le strutture pubbliche richiedono tempi piuttosto lunghi. Quelle private spesso accettano prenotazioni anticipate di mesi che sanno bene di non poter gestire. Così a ridosso di agosto, il mese più critico, sono costrette a comunicare che mancano i posti letto. E si apre il dramma». Eppure, sono strutture costose. «Una Rsa privata di medio livello chiede dalle 1.000 alle 1.500 euro per un mese. Quelle di livello più alto arrivano a superare le 3.000 euro. Certo più il costo sale, maggiori sono le possibilità di trovare posto. Ma non sono spese alla portata di tutti». E allora comincia la caccia alla badante? «Le richieste raddoppiano ma il problema è che il mercato si è ristretto. Fino a cinque anni fa, c’erano le immigrate dai Paesi dell’est Europa. Ora chi lascia quelle località ha una specializzazione in tasca, cerca un impiego qualificato, con prospettive, non vuole assistere un anziano. Dall’Africa arrivano uomini soli o famiglie e di solito nella casa di un anziano o di una coppia, non c’è posto per ospitare più persone. Molto difficile trovare italiani che siano disponibili a svolgere questa attività di assistenza». Quanto costa una badante? «Le assistenti con contratto richiedono circa 17-18.000 euro l’anno. A questa cifra va aggiunto il costo per la sostituzione estiva che comporta una spesa variabile da 1.500 fino a 2.300 euro». E come fa chi ha una pensione che arriva a stento a 1.000 euro? «È il mistero dell’Italia che risparmia. Interviene la famiglia. La legge delega sulla non autosufficienza, prevista tra gli obiettivi del Pnrr, potrebbe dare una mano ad aiutare le famiglie ma temo che venga rinviata. È una legge di spesa e facilmente, in momenti di crisi, può essere accantonata». Cosa prevede la legge delega sulla non autosufficienza? «In Italia vivono 3,8 milioni di anziani non autosufficienti, tra questi circa 1 milione hanno alle proprie dipendenze una badante, che, nel 50% dei casi, è in nero. Con la legge delega l’assistente diventa una figura centrale. Si prevedono incentivi economici per il lavoro regolare e la professionalizzazione degli addetti. L’obiettivo è l’introduzione di un assegno universale mirato al bisogno dei non autosufficienti, non erogato pioggia ma tenendo conto del reddito familiare». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/anziani-come-grigia-la-nostra-estate-2657720217.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="sanita-il-problema-numero-uno" data-post-id="2657720217" data-published-at="1658692668" data-use-pagination="False"> «Sanità: il problema numero uno» «La nostra sanità, che durante la fase più cruenta del Covid ha mostrato tutte le fragilità, continua ad essere precaria. Questa situazione è ancora più evidente in estate quando il personale nelle strutture ospedaliere va in ferie e i pronto soccorsi restano sguarniti. Gli anziani, non solo quelli fragili, si sentono smarriti, abbandonati. Temono di non avere l’attenzione necessaria e anche la patologia più lieve diventa fonte di ansia». Daniela Fumarola, Reggente Fnp Cisl mette il dito nella piaga. È ancora l’assistenza sanitaria l’emergenza numero uno per gli anziani? «Le lunghe liste di attesa, formate durante il Covid, si sono allungate ulteriormente. È una situazione che ha creato un solco profondo tra chi può permettersi le cure in strutture private perché ha le disponibilità economiche e chi, invece, è costretto ai tempi lunghi della sanità pubblica, se non nella peggiore delle ipotesi a rinunciare a curarsi. Questa emergenza si amplifica in estate quando tutto il Paese rallenta l’attività. Ma ci si ammala anche a luglio e agosto. Anzi, queste temperature soffocanti incidono soprattutto sulle condizioni di chi è fragile per l’età. Ed è quanto si sta verificando in questi giorni. Sono tornati ad aumentare i ricoveri ospedalieri di malati cronici che si sono aggravati a causa dell’afa. Queste situazioni si sommano alle terapie intensive dei positivi al Covid. Questo insieme di fattori è destabilizzante per chi vive in equilibrio fisico precario. Basta un piccola influenza a scatenare il panico nell’anziano che teme di non ricevere le cure appropriate. C’è poi il problema dei non autosufficienti lasciati totalmente in gestione alle famiglie. Sono situazioni che con l’estate esplodono. Noi come Fnp stiamo lavorando perché si possa realizzare una legge sulla non autosufficienza che vada incontro ai bisogni non solo degli anziani ma di tutti i più fragili bisognosi di cure. È necessaria un’offerta di assistenza domiciliare che possa agevolare, a seconda delle patologie, le cure nel proprio contesto familiare. C’è poi il tema della solitudine». Le strutture in cui gli anziani possono incontrarsi sono ancora chiuse? «I circoli di quartiere per la terza età hanno riaperto, ma sono ancora percepiti come un rischio reale di contagio. L’estate e la possibilità di stare all’aperto dovrebbe aiutare i nostri pensionati ad incontrarsi, creando momenti di socialità, ma con i numeri di contagiati di questi giorni, diventano pericolose anche queste situazioni. La solitudine per gli anziani può diventare una vera piaga sociale e trovare un luogo di incontro, con la pandemia è diventato un problema difficile da risolvere». Basta la perequazione per recuperare l’aumento del costo della vita? «È qualcosa ma non basta. È necessario intervenire per realizzare una riforma fiscale incentrata sul principio costituzionale di progressività che preveda anche l’abbassamento delle prime aliquote Irpef. Alcune imposte si fanno sentire di più sui pensionati con basso reddito. Penso anche alla Tari, la tassa sui rifiuti che, calcolata in base alla superficie della casa, tiene poco conto degli anziani soli in appartamenti grandi e con i ricordi di una vita». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/anziani-come-grigia-la-nostra-estate-2657720217.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="gli-assegni-non-saliranno-non-diteci-le-solite-balle" data-post-id="2657720217" data-published-at="1658692668" data-use-pagination="False"> «Gli assegni non saliranno. Non diteci le solite balle» «Se la politica fosse consapevole del ruolo sociale che svolgono gli anziani avrebbe più attenzione per le loro pensioni. E non venitemi a dire che con la reintroduzione della perequazione, gli assegni saliranno. Innanzitutto è una decisione che arriva dopo anni di tagli e poi il recupero dell’inflazione scatta dal prossimo anno. Nel frattempo i generi alimentari rincarano, le bollette aumentano e perfino una doccia calda diventa un lusso. Per non parlare dell’impianto di condizionamento, indispensabile a queste temperature, per chi è avanti con gli anni». Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil Pensionati, lancia il sasso. «La situazione più grave è quella delle famiglie, 3,5 milioni, con un genitore non autosufficiente che non possono permettersi badanti qualificate». La perequazione non dà una mano? «Da circa 20 anni sulle indicizzazioni delle pensioni ci sono stati molti interventi, con l’unico scopo di produrre risparmi e non per sostenere il sistema previdenziale. L’indicizzazione farà sentire i suoi effetti il prossimo anno. Intanto il pensionato cosa fa?» Forse riesce ad attingere a qualche risparmio. «Non penso. I nonni sono il vero paracadute sociale, il welfare dell’Italia. Gli anziani in famiglia sono una risorsa per tutte quelle donne che vogliono lavorare dopo la gravidanza ma che, senza l’aiuto di un parente, non potrebbero farlo. Eppure nonostante questo ruolo centrale, gli anziani, specie quelli che percepiscono assegni intorno ai 1.500 euro, lordi sia chiaro, sono considerati dei privilegiati da mungere. La legge sui non autosufficienti potrebbe aiutare». Una riforma che rischia di saltare. «È una legge di spesa, quindi, è facile che venga accantonata. La Uil ha chiesto da tempo scuole di formazione per le badanti che non possono essere solo figure di compagnia per l’anziano ma devono saper intervenire nelle emergenze. È necessaria una riforma della medicina di prossimità che preveda un’assistenza domiciliare e case di riposo di nuova concezione. Non deve più ripetersi la tragedia a cui abbiamo assistito durante la prima fase della pandemia, una strage di anziani, abbandonati a loro stessi». Quale proposta avete? «Sarebbe utile istituire una sorta di servizio civile per i pensionati attivi, lavori socialmente utili retribuiti che servirebbero non solo ad arrotondare il reddito ma anche a dare agli anziani un ruolo nella propria città. Sarebbe utile inoltre un piano, realizzato sulle reti televisive Rai e Mediaset, di alfabetizzazione digitale. Quando l’Inps è passato dal pin allo spid, ha getto nel panico tanti over 70».
Gertrude O'Brady.Il chiosco, s.d./LaM, Musée d’art moderne, d’art contemporain et d’art brut de Lille Métropole, Villeneuve d’Ascq© Philip Bernard
Dal Cubismo all’Art Brut, a Palazzo Zabarella di Padova in mostra (sino al 25 gennaio 2026) oltre 60 opere di 30 diversi artisti delle avanguardie del primo e del secondo dopoguerra, tutti provenienti dal LaM di Lille. Fra capolavori noti e meno conosciuti, anche cinque dipinti di Pablo Picasso e sei straordinarie tele di Amedeo Modigliani.
Susanna Tamaro (Getty Images)
La scrittrice Susanna Tamaro: «La società dimentica che la vita non ci appartiene, ma la morte non si affronta con le carte bollate. La lotta con il destino è essenziale perché dalla fragilità dell’esistenza è impossibile scappare».
Il punto di vista di Susanna Tamaro sul tempo presente è sempre originale. Nell’ultimo saggio, intitolato La via del cuore. Per ritrovare senso nella vita (Solferino), sulla scorta dell’inventore dell’etologia, Konrad Lorenz, utilizza le osservazioni sulla natura e gli animali per studiare la società contemporanea. A ben guardare, però, questo memoir può essere letto anche come una lunga preghiera per lo stato del pianeta. «È così», ammette la scrittrice, «non condivido la tendenza all’angelicazione dell’uomo o a vederlo come frutto dell’evoluzione».
Il principale operatore della rete elettrica nazionale registra ricavi pari a 2,88 miliardi (l’8,9% in più rispetto al 2024) e accelera nei progetti Tyrrhenian Link e Adriatic Link, al centro della strategia per la decarbonizzazione. Aumenta il peso delle rinnovabili.
Nei primi nove mesi del 2025 Terna, principale gestore della rete elettrica nazionale, ha consolidato la propria posizione strategica nel settore, segnando un’intensa crescita economico-finanziaria e un’accelerazione significativa degli investimenti a supporto della transizione energetica. Il consiglio di amministrazione, guidato da Igor De Biasio e con la presentazione dell’amministratore delegato Giuseppina Di Foggia, ha approvato risultati che provano la solidità del gruppo e il suo ruolo determinante nel percorso di decarbonizzazione del Paese.
Nel periodo gennaio-settembre, il fabbisogno elettrico italiano si è attestato a 233,3 terawattora (TWh), di cui circa il 42,7% è stato coperto da fonti rinnovabili. Tale quota conferma la crescente integrazione delle fonti green nel panorama energetico nazionale, un processo sostenuto dal potenziamento infrastrutturale e dagli avanzamenti tecnologici portati avanti da Terna.
Sul fronte economico, i ricavi del gruppo hanno raggiunto quota 2,88 miliardi di euro, con un incremento dell’8,9% rispetto agli stessi mesi del 2024. L’Ebitda, margine operativo lordo, ha superato i 2 miliardi (+7,1%), mentre l’utile netto si è attestato a 852,7 milioni di euro, in crescita del 4,9%. Risultati, questi, che illustrano non solo un miglioramento operativo, ma anche un’efficiente gestione finanziaria; il tutto, nonostante un lieve aumento degli oneri finanziari netti, transitati da 104,9 a 131,7 milioni di euro.
Elemento di rilievo sono gli investimenti, che hanno superato i 2 miliardi di euro (+22,9% rispetto ai primi nove mesi del 2024, quando il dato era di 1,7 miliardi), un impegno che riflette la volontà di Terna di rafforzare la rete di trasmissione e favorire l’efficienza e la sicurezza del sistema elettrico. Tra i principali progetti infrastrutturali si segnalano il Tyrrhenian Link, il collegamento sottomarino tra Campania, Sicilia e Sardegna, con una dotazione finanziaria complessiva di circa 3,7 miliardi di euro, il più esteso tra le opere in corso; l’Adriatic Link, elettrodotto sottomarino tra Marche e Abruzzo; e i lavori per la rete elettrica dedicata ai Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
L’attenzione ai nuovi sistemi di accumulo elettrico ha trovato un momento chiave nell’asta Macse, il Meccanismo di approvvigionamento di capacità di stoccaggio, conclusosi con l’assegnazione totale della capacità richiesta, pari a 10 GWh, a prezzi molto più bassi del premio di riserva, un segnale di un mercato in forte crescita e di un interesse marcato verso le soluzioni di accumulo energetico che miglioreranno la sicurezza e contribuiranno alla riduzione della dipendenza da fonti fossili.
Sul piano organizzativo, Terna ha visto una crescita nel personale, con 6.922 dipendenti al 30 settembre (502 in più rispetto a fine 2024), necessari per sostenere la complessità delle attività e l’implementazione del Piano industriale 2024-2028. Inoltre, è stata perfezionata l’acquisizione di Rete 2 S.r.l. da Areti, che rafforza la presenza nella rete ad alta tensione dell’area metropolitana di Roma, ottimizzando l’integrazione e la gestione infrastrutturale.
Sotto il profilo finanziario, l’indebitamento netto è cresciuto a 11,67 miliardi di euro, per sostenere la spinta agli investimenti, ma è ben bilanciato da un patrimonio netto robusto di circa 7,77 miliardi di euro. Il consiglio ha confermato l’acconto sul dividendo 2025 pari a 11,92 centesimi di euro per azione, in linea con la politica di distribuzione che punta a coniugare remunerazione degli azionisti e sostenibilità finanziaria.
Da segnalare anche le iniziative di finanza sostenibile, con l’emissione di un Green Bond europeo da 750 milioni di euro, molto richiesto e con una cedola del 3%, che denuncia la forte attenzione agli investimenti a basso impatto ambientale. Terna ha inoltre sottoscritto accordi finanziari per 1,5 miliardi con istituzioni come la Banca europea per gli investimenti e Intesa Sanpaolo a supporto dell’Adriatic Link e altri progetti chiave.
L’innovazione tecnologica rappresenta un altro pilastro della strategia di Terna, con l’apertura dell’hub Terna innovation zone Adriatico ad Ascoli Piceno, dedicato alla collaborazione con startup, università e partner industriali per sviluppare soluzioni avanzate a favore della transizione energetica e della digitalizzazione della rete.
La solidità del piano industriale e la continuità degli investimenti nelle infrastrutture critiche e nelle tecnologie innovative pongono Terna in una posizione di vantaggio nel garantire il sostentamento energetico italiano, supportando la sicurezza, la sostenibilità e l’efficienza del sistema elettrico anche in contesti incerti, con potenziali tensioni commerciali e geopolitiche.
Il 2025 si chiuderà con previsioni di ricavi per oltre 4 miliardi di euro, Ebitda a 2,7 miliardi e utile netto superiore a un miliardo, fra conferme di leadership e rinnovate sfide da affrontare con competenza e visione strategica.
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Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (Getty Images)
L’operazione Southern Spear lanciata da Washington fa salire il rischio di escalation. Maduro mobilita 200.000 militari, denuncia provocazioni Usa e chiede l’intervento dell’Onu, mentre l’opposizione parla di arruolamenti forzati e fuga imminente del regime.
Nel Mar dei Caraibi la tensione fra Venezuela e Stati Uniti resta altissima e Washington, per bocca del suo Segretario alla Guerra Pete Hegseth, ha appena lanciato l’operazione Southern Spear. Questa nuova azione militare è stata voluta per colpire quelli che l’amministrazione Trump ha definito come i narco-terroristi del continente sudamericano ed ha il dichiarato obiettivo di difendere gli Stati Uniti dall’invasione di droga portata avanti da questi alleati di Maduro. Intanto è stata colpita la 21ª imbarcazione, accusata di trasportare droga verso il territorio statunitense, facendo arrivare a circa 80 il numero delle vittime.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha ordinato alle forze armate di essere pronte ad un’eventuale invasione ed ha dispiegato oltre 200mila militari in tutti i luoghi chiave del suo paese. il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez sta guidando personalmente questa mobilitazione generale orchestrata dalla Milizia Nazionale Bolivariana, i fedelissimi che stanno rastrellando Caracas e le principali città per arruolare nuove forze.
L’opposizione denuncia arruolamenti forzati anche fra i giovanissimi, soprattutto nelle baraccopoli intorno alla capitale, nel disperato tentativo di far credere che la cosiddetta «rivoluzione bolivariana», inventata dal predecessore di Maduro, Hugo Chavez, sia ancora in piedi. Proprio Maduro si è rivolto alla nazione dichiarando che il popolo venezuelano è pronto a combattere fino alla morte, ma allo stesso tempo ha lanciato un messaggio di pace nel continente proprio a Donald Trump.
Il presidente del Parlamento ha parlato di effetti devastanti ed ha accusato Washington di perseguire la forma massima di aggressione nella «vana speranza di un cambio di governo, scelto e voluto di cittadini». Caracas tramite il suo ambasciatore alle Nazioni Unite ha inviato una lettera al Segretario Generale António Guterres per chiedere una condanna esplicita delle azioni provocatorie statunitensi e il ritiro immediato delle forze Usa dai Caraibi.
Diversi media statunitensi hanno rivelato che il Tycoon americano sta pensando ad un’escalation con una vera operazione militare in Venezuela e nei primi incontri con i vertici militari sarebbe stata stilata anche una lista dei principali target da colpire come porti e aeroporti, ma soprattutto le sedi delle forze militari più fedeli a Maduro. Dal Pentagono non è arrivata nessuna conferma ufficiale e sembra che questo attacco non sia imminente, ma intanto in Venezuela sono arrivati da Mosca alcuni cargo con materiale strategico per rafforzare i sistemi di difesa anti-aerea Pantsir-S1 e batterie missilistiche Buk-M2E.
Dalle immagini satellitari si vede che l’area della capitale e le regioni di Apure e Cojedes, sedi delle forze maduriste, sono state fortemente rinforzate dopo che il presidente ha promulgato la legge sul Comando per la difesa integrale della nazione per la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale. In uno dei tanti discorsi alla televisione nazionale il leader venezuelano ha spiegato che vuole che le forze armate proteggano tutte le infrastrutture essenziali.
Nel piano presentato dal suo fedelissimo ministro della Difesa l’esercito, la polizia ed anche i paramilitari dovranno essere pronti ad una resistenza prolungata, trasformando la guerra in guerriglia. Una forza di resistenza che dovrebbe rendere impossibile governare il paese colpendo tutti i suoi punti nevralgici e generando il caos.
Una prospettiva evidentemente propagandistica perché come racconta la leader dell’opposizione Delsa Solorzano «nessuno è disposto a combattere per Maduro, tranne i suoi complici nel crimine. Noi siamo pronti ad una transizione ordinata, pacifica e che riporti il Venezuela nel posto che merita, dopo anni di buio e terrore.»
Una resistenza in cui non sembra davvero credere nessuno perché Nicolas Maduro, la sua famiglia e diversi membri del suo governo, avrebbero un piano di fuga nella vicina Cuba per poi probabilmente raggiungere Mosca come ha già fatto l’ex presidente siriano Assad.
Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso preoccupazione per i cittadini italiani detenuti nelle carceri del Paese, sottolineando l’impegno della Farnesina per scarcerarli al più presto, compreso Alberto Trentini, arrestato oltre un anno fa.
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