2018-10-03
Antitrust, indagati e Confindustria in una strana società (fatta sparire)
L'inchiesta su Antonello Montante svela un'azienda fondata, attraverso parenti, dalla dg dell'associazione industriali, Marcella Panucci, con il capo dell'Authority, Giovanni Pitruzzella, e quello della Luiss. I pm ipotizzano consulenze sospette.Ai più, il 12 marzo 2014 potrebbe sembrare una data come un'altra. Invece quel mercoledì di primavera è il giorno in cui è nata la «Servizi Legali Integrati srl». Una compagnia, come spiega l'ordinanza di applicazione di misure cautelari del tribunale di Caltanissetta numero 1699 del 2014 - di cui La Verità è in possesso - direttamente collegata a quattro nomi di spicco: Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria dal 9 lulgio 2012; Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (la cosiddetta Antitrust) dal 29 novembre 2011; Giovanni Lo Storto, direttore generale dell'università Luiss dal 15 luglio 2013 e Antonello Montante, ex numero uno di Confindustria Sicilia e considerato un paladino dell'antimafia, accusato a maggio di quest'anno di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione per cui da poco è stato chiesto il rinvio a giudizio insieme a 24 altre persone coinvolte nell'inchiesta. «Va richiamata l'attenzione sull'appunto redatto dal Montante alla data del 12 marzo 2014», si legge, «relativo alla costituzione, quel giorno, della società Servizi Integrali Integrati s.r.l (nel documento poi si spiegherà che il nome corretto è Servizi Legali Integrati, ndr) - il cui contenuto induce a ritenere che alla società in questione siano concretamente interessati - oltre, ovviamente al Montante - proprio la Panucci ed il Lo Storto, nonché il prof. Pitruzzella». Come spiega l'ordinanza, i quattro si sarebbero messi in società (costituita nel 2014 alla presenza del notaio Giuseppina Randazzo) attraverso i nomi di persone a loro fidate: l'amministratore delegato della Servizi Legali Integrati (2.520 euro di capitale sociale e sede in viale Città d'Europa 618 a Roma, poi liquidata il 22 luglio 2016) era Marco Longo, classe 1972, direttore generale dell'ospedale Fatebenefratelli di Roma nonché marito della dg dell'associazione degli industriali. Longo aveva il 25% della società. Insieme a lui Antonella Nigro, con un altro 25%; Pierluigi Pace, classe 1962, che gli inquirenti considerano vicino a Lo Storto (con un altro quarto del capitale sociale) e Enzo Puccio, classe 1979, considerato vicino a Pitruzzella, con la parte restante della compagnia.«La società», si legge nel faldone di 2.567 pagine, «ha ad oggetto in sostanza l'attività di assistenza e consulenza legale ad imprese ed enti pubblici». A questo punto diventa lecito domandarsi perché quattro professionisti di spicco, tre di questi legati a doppio nodo con il mondo di Confindustria, abbiano sentito l'esigenza di lanciarsi in un'avventura professionale tutti insieme. Il dubbio, non confermato, è che l'assistenza e la consulenza legale in questione potessero essere offerti a società della galassia confindustriale come il gruppo del Sole 24 Ore o la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali «Guido Carli», istituzioni con cui Panucci e Lo Storto hanno grandi legami.Del resto Marcella Panucci siede da tempo nel cda del gruppo Sole 24 Ore, controllato per il 60,02% proprio da Confindustria, associazione di cui è direttore generale. Allo stesso modo Giovanni Lo Storto è alla guida dell'università romana promossa da Confindustria. C'è poi la figura di Giovanni Pitruzzella. Secondo quanto riportato dagli inquirenti, il numero uno dell'Antitrust avrebbe costituito una società (tramite Enzo Puccio) proprio nel mezzo del suo mandato come responsabile dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, un fatto che quantomeno pone dei dubbi su un potenziale conflitto di interessi tra il suo ruolo istituzionale e quello legato alla «Servizi Legali Integrati». C'è poi il ruolo di Antonello Montante. Da sottolineare che tra il marzo 2014 e il luglio 2016, periodo in cui la «Servizi Legali Integrati» era attiva, c'era già chi poneva dubbi sulla trasparenza dell'operato di Montante e forse proprio per questo alla fine si è scelto di liquidare l'azienda. All'interno dell'ordinanza di applicazione di misure cautelari del tribunale di Caltanissetta numero 1699 del 2014 gli inquirenti sottolineano il grande rapporto di intesa tra Marcella Panucci e l'ex numero uno di Confindustria in Sicilia ora agli arresti.«Vale la pena sottolineare», si legge, «che dal contenuto delle annotazioni registrate alle date del 3 maggio e 4 luglio 2012 parrebbe addirittura evincersi come il Montante possa aver avuto un qualche ruolo nella nomina della Panucci quale direttore generale di Confindustria nazionale». Montante sarebbe quindi tra chi, molto probabilmente per interesse, ha contribuito attivamente alla nomina di Marcella Panucci ai vertici di Confindustria. A questo punto qualche dubbio sui vertici di Confindustria appare legittimo.Certo, il garantismo prima di tutto. Ma su Montante pendono accuse molto pesanti. I magistrati ritengono che l'ex numero uno della Confindustria sicula «reclutava imprenditori prevalentemente della provincia di Caltanissetta», legando a sé quelli «disposti a condividere il progetto di progressiva occupazione dei posti di vertice di associazioni di categoria, enti e società che degli stessi costituiscono promanazione al fine di una loro gestione “clientelare"», attraverso un'opaca rete di rapporti con «appartenenti alle forze dell'ordine, specie in ambito locale, funzionali al mantenimento in vita e allo sviluppo del sodalizio attraverso la protezione degli interessi e delle attività imprenditoriali». Si tratta di accuse su cui verrà fatta luce il prossimo 19 ottobre con l'udienza preliminare che si terrà a Caltanissetta. Intanto, però, le carte non mentono e molti industriali potrebbero chiedersi quale sia la trasparenza dei vertici dell'associazione che li rappresenta.
Roberto Cingolani, ad di Leonardo (Getty Images)
Palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del Consiglio europeo (Ansa)
Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa (Ansa)