2023-05-26
L’Annunziata si traveste da martire e dà l’addio alla Rai in odio al governo
L’ad Roberto Sergio: «Dispiace, era confermata». Auguri ironici dalla Lega. Ok del cda ai nuovi direttori (Gianmarco Chiocci al «Tg1», Antonio Preziosi al «Tg2») ma il no di Marinella Soldi diventa un caso. Decisiva l’astensione del grillino Alessandro Di Majo.Un’uscita Annunziata. Dopo l’addio di Fabio Fazio e il varo di Rai Giorgia, era difficile che Lucy la Rossa rimanesse a difendere la Mezz’ora in più di pensiero unico su Rai 3, anche se dipingeva un Paese a immagine e somiglianza delle sue ben note tendenze politiche in totale libertà. Lucia Annunziata ha formalizzato le «dimissioni irrevocabili» all’ad, Roberto Sergio, proprio nel giorno delle nomine, con una mossa da primadonna che tutti le perdonano per rispetto. I vertici dell’azienda le hanno protocollate senza battere ciglio, così anche lei potrà far valere il proprio status sul mercato. C’è chi dice che andrà a Discovery con la diaspora fazista e c’è chi azzarda l’approdo al posto di Massimo Giletti a La7, ormai porto sicuro per ogni transfuga di sinistra.«Non condivido nulla di questo governo, soprattutto le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestate a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione», ha scritto l’ex direttrice di Huffington Post Italia, ex presidente Rai, storico volto di Rai 3 e in anni più lontani (oggi ne ha 73) corrispondente del Manifesto e di Repubblica. L’ad Sergio si è detto «dispiaciuto», anche perché il programma «era stato confermato» e ha voluto chiarire che «nessuno è stato demansionato». Ironici gli auguri via social della Lega: «Buon lavoro e grandi successi!».Per un peso massimo che esce ecco un buon numero di solidi professionisti che entrano, formalizzati dal cda di ieri mattina. Come avevamo anticipato, Gianmarco Chiocci è stato nominato direttore del Tg1, Antonio Preziosi del Tg2, Francesco Pionati va al comando di Radio 1, Jacopo Volpi di Raisport, Giuseppe Carboni di Rai Parlamento, Simona Sala di Radio 2. Confermati Mario Orfeo al Tg3 e Alessandro Casarin al TgRegione (con il condirettore Roberto Pacchetti pronto a subentrargli fra un anno quando andrà in pensione). Per quanto riguarda le direzioni tematiche, Marcello Ciannamea al Prime time, Angelo Mellone al Day time, Paolo Corsini all’Approfondimento, Stefano Coletta derubricato alla Distribuzione, Adriano De Maio a Cinema e serie tv e Monica Maggioni alla Direzione editoriale, in attesa di confezionarle su misura un programma.Le nomine più importanti (quelle per Tg1 e Tg2) non sono state indolori e hanno aperto un prevedibile fronte: il braccio di ferro di Marinella Soldi con il nuovo ad. La presidente ha votato contro Chiocci e Preziosi, come Francesca Bria (Pd) e Riccardo Laganà (dipendenti, di fatto il sindacato). I due direttori hanno ottenuto voti favorevoli dall’ad Sergio, da Igor De Biasio (Lega) e da Simona Agnes (Forza Italia). Decisiva è stata l’astensione di Alessandro Di Majo (M5s), che ha dato di fatto via libera alle scelte del centrodestra confermando la consonanza d’intenti politica fra Palazzo Chigi e Giuseppe Conte, nella consapevolezza che in Rai il nemico da battere è lo storicamente bulimico e poltronista Pd. Tutto secondo norma tranne la posizione di Soldi, che da presidente si è messa in rotta di collisione anche con l’azionista Mef. La rappresentante istituzionale dell’azienda aveva criticato la carenza di profili femminili nel bouquet dei nominandi, purtroppo in linea con decenni di scelte apicali che privilegiano il genere maschile. E alla fine ha concretizzato il suo fastidio con due no. Nei corridoi di viale Mazzini c’è chi spiega l’irrigidimento anche con un atto di fedeltà al Nazareno che l’aveva voluta sulla massima poltrona ai tempi del governo Draghi. Sullo sbilanciamento a favore degli uomini, l’ad Sergio ha invitato alla pazienza. «Ci sarà una forte inversione di tendenza quando il quadro sarà definito dalle nomine dei vicedirettori. I percorsi si costruiscono e non si improvvisano, questa governance è al lavoro solo da una settimana».Ora il gesto della Soldi è un caso e la sua posizione è debole. È possibile che venga convocata dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, per spiegazioni. E non è escluso che dia le dimissioni per sciogliere un nodo procedurale: poiché sul budget servono quattro voti a favore (per le nomine solo tre), le sue perduranti contrarietà creerebbero la paralisi. In caso di uscita di scena, è pronta a subentrarle Simona Agnes per l’interim di un anno (il cda scade a giugno 2024). Per la figlia di Biagio, l’uomo che costruì la Rai dell’era moderna, ripercorrere le orme del padre sarebbe un sogno ad occhi aperti. Marinella Soldi sull’Aventino ha creato malumore al Mef, dove si sta lavorando proprio a favore del servizio pubblico per tamponare una possibile decisione devastante di Bruxelles: la bocciatura del canone in bolletta, con il potenziale ritorno a un’evasione massiccia (attorno al 40%) che costringerebbe la Rai a una cura dimagrante senza precedenti. Alla fine della giornata dalle molte fibrillazioni il centrodestra è soddisfatto. Il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé (Fi): «I direttori scelti sono professionisti di altissimo profilo che sapranno fondare sull’esperienza e la competenza la garanzia del pluralismo». Gianluca Caramanna (Fdi): «Questo nuovo corso darà nuova linfa alla Rai. Noi della Commissione di Vigilanza monitoreremo che sia garantito il pluralismo». Critico Sandro Ruotolo (Pd): «Nella Rai della Meloni non c’è posto per le donne e per il pluralismo». Tutto secondo copione: chi vince è contento, chi perde grida al complotto. Fino al prossimo giro di valzer.