2019-12-31
Anno nuovo horror per le partite Iva. Una su quattro esclusa dalla flat tax
Pd e M5s hanno demolito l'impianto voluto dalla Lega: da domani i redditi superiori ai 30.000 euro diranno addio alle soglie agevolate al 15%. Colpiti quasi 350.000 piccoli imprenditori (ma anche gli ex dipendenti).L'anno nuovo vede sfumare la flat tax per un contribuente su quattro che aveva scelto il regime forfettario (scaglioni al 15% e al 5%). A deciderlo è stata la Legge di Bilancio giallorossa che prevede per chi abbia un reddito superiore ai 30.000 euro - o abbia speso più di 20.000 euro per personale e lavoro accessorio - l'esclusione dal nuovo regime forfettario. Nel testo della Legge di Bilancio si legge infatti che «i contribuenti persone fisiche esercenti attività d'impresa, arti o professioni applicano il regime se hanno conseguito ricavi o hanno percepito compensi, ragguagliati ad anno, non superiori a euro 65.000, hanno sostenuto spese per un ammontare complessivamente non superiore ad euro 20.000 lordi per lavoro accessorio». Oltre che è stato previsto «il ripristino delle condizioni di incompatibilità per coloro che nell'anno precedente hanno percepito redditi di lavoro dipendente e assimilabili eccedenti l'importo di 30.000». La soglia dei 30.000, stabilita dalla Legge di Bilancio, che va a colpire il lavoro dipendente o la pensione, non è poi così alta. Si parla infatti di un reddito che oscilla tra i 2.200, massimo 2.300 euro al mese. Esce però da questa regola chi invece è stato licenziato o si è dimesso. Un ex dipendente potrà infatti rientrare nel nuovo regime forfettario 2020 anche se nel 2019 ha percepito un reddito superiore ai 30.000. Rientra nel nuovo regime anche chi ha svolto nel 2018 un'attività in regime forfettario ma ha scelto per il 2019 il regime ordinario. Il contribuente che ha avuto una quota di società di persone nel corso del 2019 ma l'ha ceduta o donata entro il 31 dicembre 2019. E inoltre non costituisce problema per il forfettario la partecipazione in società semplici da parte di contribuenti, tranne nei casi in cui queste producono redditi da lavoro autonomo o d'impresa. In questo caso non si potrà più accedere al nuovo regime forfettario 2020. Fuori dal nuovo regime fiscale chi invece nel 2019 ha sostenuto costi superiori a 20.000 euro per i dipendenti, i collaboratori (anche a progetto), per il lavoro accessorio e i collaboratori famigliari. Esclusi anche tutti quei contribuenti che nel 2019 hanno conseguito ricavi superiori a 65.000 euro nel regime, nel corso dell'anno. Restrizioni previste perfino per gli ex dipendenti. Sono infatti fuori tutti i soggetti che nel 2019 ha percepito dei ricavi o dei compensi per oltre il 50%, da parte di chi è stato il loro datore di lavoro o da altro soggetto riconducibile al titolare tra il 2017 e il 2019.E infine anche chi nel 2019 ha avuto il controllo diretto o indiretto di una Srl che svolge attività similare alla sua e ha percepito ricavi o compensi negativi di reddito per la Srl partecipata. E dunque, tutti gli esclusi dovranno, a partire dal 1° gennaio 2020, iniziare a fatturare con l'Iva entrando nel mondo della fattura elettronica. Opzione che tra le altre cose non vedrà per loro un'entrata graduale con sanzioni ridotte, visto che la fattura elettronica è ormai a regime da diverso tempo per tutto il mondo B2B e la pubblica amministrazione. I contribuenti che dunque non potranno più godere del regime forfettario, secondo il Sole24Ore, su una platea di 1,4 milioni di persone saranno circa 341.500. A questi bisogna però aggiungerne circa due milioni di soggetti che negli ultimi due anni hanno sfruttato il regime fiscale agevolato per le partite Iva; basta considerare il fatto che nei soli nove mesi del 2019 hanno aperto una nuova partita Iva in 22.000. Anno in cui il governo precedente, aveva concesso una flat tax forfettario per chi aveva 65.000 di reddito. Le restrizioni del regime fiscale farà dunque rimanere fuori dal nuovo forfettario un contribuente su quattro. Ma come mai il governo ha voluto fare marcia indietro rispetto al regime creato dai gialloblù, che era andato a favorire queste categorie? La logica sottostante è quella dell'equità fiscale. Si è infatti pensato che il regime fiscale creato precedentemente e che sarebbe dovuto essere esteso anche per i redditi fino a 100.000, fosse iniqua rispetto ai classici scaglioni dell'Irpef a cui sono sottoposti gli altri contribuenti. Sicuramente l'agevolazione a 65.000 del governo precedente è andata a favore di molti lavoratori autonomi, oltre che le situazioni di marginalità. Anche perché, è da ricordare, il regime forfettario era nato per dare sollievo a chi era stato licenziato, ai giovani o a chi voleva mettere in piedi una nuova attività. Di certo questa ulteriore modifica in peggio, degli scaglioni fiscali, non farà piacere a chi contava su questo regime anche per gli anni prossimi. La stretta fiscale produrrà infatti perdite per l'Erario di circa 177 milioni di euro, di imposta sostitutiva, per guadagnarne 492 milioni di Irpef (tassazione ordinaria), 34 di addizionali e nove di Irap.
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