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2021-11-20
L’Ovo di Pezzi cova gli interessi di Bolloré
Andrea Pezzi (Getty Images)
Nel 2001 su Mtv andavano in onda le ultime puntate di Kitchen. Uno studio-cucina nel quale Andrea Pezzi intervistava vip dello spettacolo e della musica. Oggi, a 20 anni di distanza, il guru del digitale e creatore di Ovo frequenta altri palcoscenici. Bazzica Palazzo Chigi e Mef con l'obiettivo di coordinare gli interessi dei francesi di Vivendi nel colosso nazionale delle telecomunicazioni: Tim. Un salto di prospettiva e di carriera notevole, legato in questi anni al lancio di numerose aziende e di una delle associazioni più influenti di Milano. Pezzi, con la compagna Cristiana Capotondi , anima infatti «Io sono», calamita di pensieri sull'umanesimo e sull'ontopsicologia.
Nei giorni immediatamente precedenti al consiglio straordinario di Tim, nel quale gli azionisti francesi hanno cercato di dare una spallata all'ad, Luigi Gubitosi, Pezzi è stato avvistato a Roma. In agenda l'organizzazione di incontri con Daniele Franco, il capo di gabinetto del Mef, Giuseppe Chiné, e il consigliere di Mario Draghi, il professor Giavazzi. Non tutti gli incontri sono andati in porto. A quanto risulta alla Verità il titolare del Mef avrebbe fermamente declinato. Nulla però di che stupirsi. Ricevere dei «no» fa comunque parte del gioco e dell'attività di Pezzi che da consulente di Arnaud de Puyfontaine (presidente di Vivendi e braccio destro del finanziere Vincent Bolloré) si trova a coordinare tematiche internazionali con importanti ricadute sugli equilibri economici nazionali. Tutti sanno che dentro Tim, infatti, ci sono parte della rete, telefonia mobile, contenuti tv e importanti accordi sul calcio. Oltre che una coabitazione con Cassa depositi e prestiti, pilastro dello Stato italiano. E su questi temi Pezzi si è creato una reputazione.
Pur essendo da meno di un anno «consigliori» del gruppo francese, l'ex volto di Mtv ha decisamente conquistato la fiducia dei cugini d'Oltralpe. A lui si deve l'indicazione per l'ingresso nel cda di Tim di Cristina Falcone e di Angelo Bonissoni, uomo forte del collegio sindacale e attento alle dinamiche francesi. Nomi che rappresentano solo uno spicchio delle relazioni più ampie, che vanno dal mondo dell'editoria a quello della politica. E anche qui si muove su piani trasversali. Buoni i rapporti con Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario a Palazzo Chigi ai tempi del Conte bis, ma anche con Francesco Boccia del Pd e con l'azzurra Deborah Bergamini. Ad esempio si deve a Pezzi la partecipazione di De Puyfontaine a Digithon, la grande maratona digitale sulle start up pugliesi tanto cara all'ex ministro degli Affari regionali del Pd.
A chi si stupisce del successo dell'ex vj va ricordato il progressivo percorso di crescita. Dopo aver creato numerosi format (sua ad esempio è l'idea dell'intervista doppia), nel 2006 diventa imprenditore, e crea Ovo con l'obiettivo di lanciare la prima enciclopedia digitale. Non è che funzioni tanto bene. Di fatto resta in embrione, ma la percezione è quello dell'idea di successo. Tanto che a Ovo seguono altre aziende e operazioni di acquisizione. Ad esempio nel 2018 vende a Infront, all'epoca da poco senza Marco Bogarelli, una sua creazione, goalscout, per oltre un milione di euro. Pezzi e Bogarelli si conoscono da ben prima. Condividono quote di Sfera investimenti, il veicolo a cui fa capo Ovo Italia. Ma è sempre nel 2018 che i destini dei francesi si incrociano con l'ex conduttore tv. Ai tempi le convergenze si muovono attorno a Media pro e il tentativo di riorganizzare i diritti del calcio. Tentativo che non va in porto ma che spinge i francesi a strutturarsi meglio e trovare consulenti di peso. Nel frattempo, cresce anche la galassia Pezzi. Gagoo group partecipa alla gara Tim per scorporare di fatto le attività digitali di Havas Media. Nel 2020 a correre è Myintelligence che nel 2021 si trasforma in Mint. «Un'azienda tecnologica che fornisce agli advertiser una tecnologia unica per gestire in ottica multicanale», spiega il fondatore, «tutti gli investimenti sui mezzi pubblicitari.
Il tutto grazie all'Intelligenza artificiale e all'automazione dei processi». Robot cyborg e ontopsicologia sono infatti l'altra faccia di Pezzi, che durante il Meeting di Rimini del 2019 ha promesso di smettere di lavorare per la fine del 2022. «Inizierà la terza fase della mia vita», ha detto riferendosi al futuro dell'associazione sull'umanesimo.
Nel frattempo la partita Tim si fa calda. Da un lato dovrà occuparsi di un grattacapo, e di una sfida. Nel primo caso ci riferiamo a un contratto di almeno sette anni legato a Tim e a Stefano Siragusa su cui è stato aperto un audit interno per verificare termini e contenuti. Dall'altro lato, Pezzi e i francesi sono al lavoro per sostenere Stefano Labriola. L'attuale ad di Tim Brasil sarebbe il candidato su cui gli azionisti d'Oltralpe si stanno concentrando per mettere a terra le strategie e la visione di una Tim del futuro. Per Vivendi il Brasile è un esempio di successo, anche se a guardare strettamente la capitalizzazione in reais la controllata oggi vale meno di dieci anni fa.
Dal guru Meneghetti alla Cartabia la fitta rete del filosofo nato a Mtv
«Perché l'uomo tende di tanto in tanto verso il male. E come si può aiutarlo a non sbagliare?». Tra gli eventi sulla pagina Facebook dell'Associazione «Io Sono» di Andrea Pezzi se ne può trovare anche uno risalente al 17 maggio scorso, dove l'ex vj di Mtv pone questa domanda più che mai criptica a Gherardo Colombo, ex magistrato del pool di Mani pulite. Lo storico pm milanese ci mette un po' a rispondere, mentre in ascolto ci sono anche l'ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, e l'attrice e compagna di Pezzi, Cristiana Capotondi e dal 2020 capodelegazione della nazionale femminile di calcio. Basta questa fotografia primaverile per capire quanto sia vasta la rete di relazioni dell'ex attore, imprenditore e innovatore digitale che compie domani 48 anni. Nato a Ravenna il 21 novembre del 1973, meno di 20 anni fa l'ex volto di Mtv e anche della Rai era balzato agli onori delle cronache perché collegato all'Ontopsicologia, sorta di setta umanistica fondata dal guru Antonio Meneghetti. Il suo nome finì anche nel libro Occulto Italia, di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli . L'Espresso gli dedicò anche un articolo molto critico per la sua vicinanza a Meneghetti. Ora invece si parla di Pezzi per le sue iniziative imprenditoriali e culturali, tra marketing e sviluppo di tecnologia digitale. Ha celebrato su Twitter il leader di Italia viva, Matteo Renzi, per aver portato Mario Draghi a Palazzo Chigi, ma è considerato molto vicino soprattutto al sindaco di Milano, Giusepppe Sala. Pezzi e Sala immortalarono la loro amicizia anche su Instagram, con una foto del 2016 che li riprendeva al mare alle Isole Egadi durante la prima estate da primo cittadino.
Quest'anno Pezzi ha organizzato il Festival dell'umano, celebrazione dell'associazione che, si legge sul sito, «nasce per creare un movimento culturale portatore dei grandi valori dell'Umanesimo, alla luce della ritrovata necessità di porsi delle domande fondamentali quali: che cos'è l'essere umano?». L'ha fatto in collaborazione con il museo Nazionale scienza e tecnologia, con tanto di patrocinio del Comune di Milano e del ministero della Cultura. Tanti gli sponsor che hanno contribuito, da Poste, Illy fino a Fondazione Cariplo e università Bocconi, Statale. Ai tavoli dell'evento sono stati invitati politici, economisti, sociologi e chi più ne ha più ne metta. In una locandina ancora presente su Internet si possono leggere i nomi dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, del ministro della Giustizia, Marta Cartabia, del sociologo Umberto Galimberti e via molti altri ancora. Al tavolo dell'etica è stato anche segnato il nome dell'attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, anche se il premier non ha partecipato: avranno dimenticato di toglierlo dal volantino. Di sicuro c'era la Cartabia, intervistata dall'attuale direttore del Corriere, Luciano Fontana. Insomma, Pezzi non è una persona qualunque. Del resto anche gli stessi soci delle sue società sono personaggi noti nel mondo economico politico milanese e nazionale. Nella società Innvervisione, che risulta inattiva dal 2020, era socio del giornalista Enrico Mentana, dell'autore Davide Parenti e persino dell'ex assessore al Bilancio del Comune di Milano Roberto Tasca. Nelle due società ancora attive, invece, la Mint e la Tef, i soci sono altri. Nella prima c'è il finanziere renziano Davide Serra, mentre nella seconda ci sono sia Capotondi sia Carlo Antonio De Matteo, quest'ultimo fondatore del Festival «Io Sono». Mint a sua volta controlla Myntelligence tech & media solution, Myntelligence Brazil e Zone 45 Srl, quest'ultima con sede a Ravenna.
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Dopo alterni successi che lo hanno portato dall'enciclopedia digitale alla collaborazione con Infront e Havas, il celebre volto di «Kitchen» d'inizio millennio ora rappresenta Vivendi nella partita che si gioca in Tim. E dialoga con Mef e Palazzo Chigi. Con i suoi festival umanistici il vj tesse relazioni con i media, la politica e la Chiesa. Lo speciale contiene due articoli.Nel 2001 su Mtv andavano in onda le ultime puntate di Kitchen. Uno studio-cucina nel quale Andrea Pezzi intervistava vip dello spettacolo e della musica. Oggi, a 20 anni di distanza, il guru del digitale e creatore di Ovo frequenta altri palcoscenici. Bazzica Palazzo Chigi e Mef con l'obiettivo di coordinare gli interessi dei francesi di Vivendi nel colosso nazionale delle telecomunicazioni: Tim. Un salto di prospettiva e di carriera notevole, legato in questi anni al lancio di numerose aziende e di una delle associazioni più influenti di Milano. Pezzi, con la compagna Cristiana Capotondi , anima infatti «Io sono», calamita di pensieri sull'umanesimo e sull'ontopsicologia. Nei giorni immediatamente precedenti al consiglio straordinario di Tim, nel quale gli azionisti francesi hanno cercato di dare una spallata all'ad, Luigi Gubitosi, Pezzi è stato avvistato a Roma. In agenda l'organizzazione di incontri con Daniele Franco, il capo di gabinetto del Mef, Giuseppe Chiné, e il consigliere di Mario Draghi, il professor Giavazzi. Non tutti gli incontri sono andati in porto. A quanto risulta alla Verità il titolare del Mef avrebbe fermamente declinato. Nulla però di che stupirsi. Ricevere dei «no» fa comunque parte del gioco e dell'attività di Pezzi che da consulente di Arnaud de Puyfontaine (presidente di Vivendi e braccio destro del finanziere Vincent Bolloré) si trova a coordinare tematiche internazionali con importanti ricadute sugli equilibri economici nazionali. Tutti sanno che dentro Tim, infatti, ci sono parte della rete, telefonia mobile, contenuti tv e importanti accordi sul calcio. Oltre che una coabitazione con Cassa depositi e prestiti, pilastro dello Stato italiano. E su questi temi Pezzi si è creato una reputazione.Pur essendo da meno di un anno «consigliori» del gruppo francese, l'ex volto di Mtv ha decisamente conquistato la fiducia dei cugini d'Oltralpe. A lui si deve l'indicazione per l'ingresso nel cda di Tim di Cristina Falcone e di Angelo Bonissoni, uomo forte del collegio sindacale e attento alle dinamiche francesi. Nomi che rappresentano solo uno spicchio delle relazioni più ampie, che vanno dal mondo dell'editoria a quello della politica. E anche qui si muove su piani trasversali. Buoni i rapporti con Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario a Palazzo Chigi ai tempi del Conte bis, ma anche con Francesco Boccia del Pd e con l'azzurra Deborah Bergamini. Ad esempio si deve a Pezzi la partecipazione di De Puyfontaine a Digithon, la grande maratona digitale sulle start up pugliesi tanto cara all'ex ministro degli Affari regionali del Pd.A chi si stupisce del successo dell'ex vj va ricordato il progressivo percorso di crescita. Dopo aver creato numerosi format (sua ad esempio è l'idea dell'intervista doppia), nel 2006 diventa imprenditore, e crea Ovo con l'obiettivo di lanciare la prima enciclopedia digitale. Non è che funzioni tanto bene. Di fatto resta in embrione, ma la percezione è quello dell'idea di successo. Tanto che a Ovo seguono altre aziende e operazioni di acquisizione. Ad esempio nel 2018 vende a Infront, all'epoca da poco senza Marco Bogarelli, una sua creazione, goalscout, per oltre un milione di euro. Pezzi e Bogarelli si conoscono da ben prima. Condividono quote di Sfera investimenti, il veicolo a cui fa capo Ovo Italia. Ma è sempre nel 2018 che i destini dei francesi si incrociano con l'ex conduttore tv. Ai tempi le convergenze si muovono attorno a Media pro e il tentativo di riorganizzare i diritti del calcio. Tentativo che non va in porto ma che spinge i francesi a strutturarsi meglio e trovare consulenti di peso. Nel frattempo, cresce anche la galassia Pezzi. Gagoo group partecipa alla gara Tim per scorporare di fatto le attività digitali di Havas Media. Nel 2020 a correre è Myintelligence che nel 2021 si trasforma in Mint. «Un'azienda tecnologica che fornisce agli advertiser una tecnologia unica per gestire in ottica multicanale», spiega il fondatore, «tutti gli investimenti sui mezzi pubblicitari. Il tutto grazie all'Intelligenza artificiale e all'automazione dei processi». Robot cyborg e ontopsicologia sono infatti l'altra faccia di Pezzi, che durante il Meeting di Rimini del 2019 ha promesso di smettere di lavorare per la fine del 2022. «Inizierà la terza fase della mia vita», ha detto riferendosi al futuro dell'associazione sull'umanesimo. Nel frattempo la partita Tim si fa calda. Da un lato dovrà occuparsi di un grattacapo, e di una sfida. Nel primo caso ci riferiamo a un contratto di almeno sette anni legato a Tim e a Stefano Siragusa su cui è stato aperto un audit interno per verificare termini e contenuti. Dall'altro lato, Pezzi e i francesi sono al lavoro per sostenere Stefano Labriola. L'attuale ad di Tim Brasil sarebbe il candidato su cui gli azionisti d'Oltralpe si stanno concentrando per mettere a terra le strategie e la visione di una Tim del futuro. Per Vivendi il Brasile è un esempio di successo, anche se a guardare strettamente la capitalizzazione in reais la controllata oggi vale meno di dieci anni fa.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/andrea-pezzi-vivendi-2655767516.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="dal-guru-meneghetti-alla-cartabia-la-fitta-rete-del-filosofo-nato-a-mtv" data-post-id="2655767516" data-published-at="1637391159" data-use-pagination="False"> Dal guru Meneghetti alla Cartabia la fitta rete del filosofo nato a Mtv «Perché l'uomo tende di tanto in tanto verso il male. E come si può aiutarlo a non sbagliare?». Tra gli eventi sulla pagina Facebook dell'Associazione «Io Sono» di Andrea Pezzi se ne può trovare anche uno risalente al 17 maggio scorso, dove l'ex vj di Mtv pone questa domanda più che mai criptica a Gherardo Colombo, ex magistrato del pool di Mani pulite. Lo storico pm milanese ci mette un po' a rispondere, mentre in ascolto ci sono anche l'ex direttore del Corriere della Sera, Ferruccio De Bortoli, e l'attrice e compagna di Pezzi, Cristiana Capotondi e dal 2020 capodelegazione della nazionale femminile di calcio. Basta questa fotografia primaverile per capire quanto sia vasta la rete di relazioni dell'ex attore, imprenditore e innovatore digitale che compie domani 48 anni. Nato a Ravenna il 21 novembre del 1973, meno di 20 anni fa l'ex volto di Mtv e anche della Rai era balzato agli onori delle cronache perché collegato all'Ontopsicologia, sorta di setta umanistica fondata dal guru Antonio Meneghetti. Il suo nome finì anche nel libro Occulto Italia, di Gianni Del Vecchio e Stefano Pitrelli . L'Espresso gli dedicò anche un articolo molto critico per la sua vicinanza a Meneghetti. Ora invece si parla di Pezzi per le sue iniziative imprenditoriali e culturali, tra marketing e sviluppo di tecnologia digitale. Ha celebrato su Twitter il leader di Italia viva, Matteo Renzi, per aver portato Mario Draghi a Palazzo Chigi, ma è considerato molto vicino soprattutto al sindaco di Milano, Giusepppe Sala. Pezzi e Sala immortalarono la loro amicizia anche su Instagram, con una foto del 2016 che li riprendeva al mare alle Isole Egadi durante la prima estate da primo cittadino. Quest'anno Pezzi ha organizzato il Festival dell'umano, celebrazione dell'associazione che, si legge sul sito, «nasce per creare un movimento culturale portatore dei grandi valori dell'Umanesimo, alla luce della ritrovata necessità di porsi delle domande fondamentali quali: che cos'è l'essere umano?». L'ha fatto in collaborazione con il museo Nazionale scienza e tecnologia, con tanto di patrocinio del Comune di Milano e del ministero della Cultura. Tanti gli sponsor che hanno contribuito, da Poste, Illy fino a Fondazione Cariplo e università Bocconi, Statale. Ai tavoli dell'evento sono stati invitati politici, economisti, sociologi e chi più ne ha più ne metta. In una locandina ancora presente su Internet si possono leggere i nomi dell'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, del ministro della Giustizia, Marta Cartabia, del sociologo Umberto Galimberti e via molti altri ancora. Al tavolo dell'etica è stato anche segnato il nome dell'attuale presidente del Consiglio, Mario Draghi, anche se il premier non ha partecipato: avranno dimenticato di toglierlo dal volantino. Di sicuro c'era la Cartabia, intervistata dall'attuale direttore del Corriere, Luciano Fontana. Insomma, Pezzi non è una persona qualunque. Del resto anche gli stessi soci delle sue società sono personaggi noti nel mondo economico politico milanese e nazionale. Nella società Innvervisione, che risulta inattiva dal 2020, era socio del giornalista Enrico Mentana, dell'autore Davide Parenti e persino dell'ex assessore al Bilancio del Comune di Milano Roberto Tasca. Nelle due società ancora attive, invece, la Mint e la Tef, i soci sono altri. Nella prima c'è il finanziere renziano Davide Serra, mentre nella seconda ci sono sia Capotondi sia Carlo Antonio De Matteo, quest'ultimo fondatore del Festival «Io Sono». Mint a sua volta controlla Myntelligence tech & media solution, Myntelligence Brazil e Zone 45 Srl, quest'ultima con sede a Ravenna.
Il motore è un modello di ricavi sempre più orientato ai servizi: «La crescita facile basata sulla forbice degli interessi sta inevitabilmente assottigliandosi, con il margine di interesse aggregato in calo del 5,6% nei primi nove mesi del 2025», spiega Salvatore Gaziano, responsabile delle strategie di investimento di SoldiExpert Scf. «Il settore ha saputo, però, compensare questa dinamica spingendo sul secondo pilastro dei ricavi, le commissioni nette, che sono cresciute del 5,9% nello stesso periodo, grazie soprattutto alla focalizzazione su gestione patrimoniale e bancassurance».
La crescita delle commissioni riflette un’evoluzione strutturale: le banche agiscono sempre più come collocatori di prodotti finanziari e assicurativi. «Questo modello, se da un lato genera profitti elevati e stabili per gli istituti con minori vincoli di capitale e minor rischio di credito rispetto ai prestiti, dall’altro espone una criticità strutturale per i risparmiatori», dice Gaziano. «L’Italia è, infatti, il mercato in Europa in cui il risparmio gestito è il più caro», ricorda. Ne deriva una redditività meno dipendente dal credito, ma con un tema di costo per i clienti. La «corsa turbo» agli utili ha riacceso il dibattito sugli extra-profitti. In Italia, la legge di bilancio chiede un contributo al settore con formule che evitano una nuova tassa esplicita.
«È un dato di fatto che il governo italiano stia cercando una soluzione morbida per incassare liquidità da un settore in forte attivo, mentre in altri Paesi europei si discute apertamente di tassare questi extra-profitti in modo più deciso», dice l’esperto. «Ad esempio, in Polonia il governo ha recentemente aumentato le tasse sulle banche per finanziare le spese per la Difesa. È curioso notare come, alla fine, i governi preferiscano accontentarsi di un contributo una tantum da parte delle banche, piuttosto che intervenire sulle dinamiche che generano questi profitti che ricadono direttamente sui risparmiatori».
Come spiega David Benamou, responsabile investimenti di Axiom alternative investments, «le banche italiane rimangono interessanti grazie ai solidi coefficienti patrimoniali (Cet1 medio superiore al 15%), alle generose distribuzioni agli azionisti (riacquisti di azioni proprie e dividendi che offrono rendimenti del 9-10%) e al consolidamento in corso che rafforza i gruppi leader, Unicredit e Intesa Sanpaolo. Il settore in Italia potrebbe sovraperformare il mercato azionario in generale se le valutazioni rimarranno basse. Non mancano, tuttavia, rischi come un moderato aumento dei crediti in sofferenza o gli choc geopolitici, che smorzano l’ottimismo».
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Il 29 luglio del 2024, infatti, Axel Rudakubana, cittadino britannico con genitori di origini senegalesi, entra in una scuola di danza a Southport con un coltello in mano. Inizia a colpire chiunque gli si pari davanti, principalmente bambine, che provano a difendersi come possono. Invano, però. Rudakubana vuole il sangue. Lo avrà. Sono 12 minuti che durano un’eternità e che provocheranno una carneficina. Rudakubana uccide tre bambine: Alice da Silva Aguiar, di nove anni; Bebe King, di sei ed Elsie Dot Stancombe, di sette. Altri dieci bimbi rimarranno feriti, alcuni in modo molto grave.
Nel Regno Unito cresce lo sdegno per questo ennesimo fatto di sangue che ha come protagonista un uomo di colore. Anche Michael dice la sua con un video di 12 minuti su Facebook. Viene accusato di incitamento all’odio razziale ma, quando va davanti al giudice, viene scagionato in una manciata di minuti. Non ha fatto nulla. Era frustrato, come gran parte dei britannici. Ha espresso la sua opinione. Tutto è bene quel che finisce bene, quindi. O forse no.
Due settimane dopo, infatti, il consiglio di tutela locale, che per legge è responsabile della protezione dei bambini vulnerabili, gli comunica che non è più idoneo a lavorare con i minori. Una decisione che lascia allibiti molti, visto che solitamente punizioni simili vengono riservate ai pedofili. Michael non lo è, ovviamente, ma non può comunque allenare la squadra della figlia. Di fronte a questa decisione, il veterano prova un senso di vergogna. Decide di parlare perché teme che la sua comunità lo consideri un pedofilo quando non lo è. In pochi lo ascoltano, però. Quasi nessuno. Il suo non è un caso isolato. Solamente l’anno scorso, infatti, oltre 12.000 britannici sono stati monitorati per i loro commenti in rete. A finire nel mirino sono soprattutto coloro che hanno idee di destra o che criticano l’immigrazione. Anche perché le istituzioni del Regno Unito cercano di tenere nascoste le notizie che riguardano le violenze dei richiedenti asilo. Qualche giorno fa, per esempio, una studentessa è stata violentata da due afghani, Jan Jahanzeb e Israr Niazal. I due le si avvicinano per portarla in un luogo appartato. La ragazza capisce cosa sta accadendo. Prova a fuggire ma non riesce. Accende la videocamera e registra tutto. La si sente pietosamente dire «mi stuprerai?» e gridare disperatamente aiuto. Che però non arriva. Il video è terribile, tanto che uno degli avvocati degli stupratori ha detto che, se dovesse essere pubblicato, il Regno Unito verrebbe attraversato da un’ondata di proteste. Che già ci sono. Perché l’immigrazione incontrollata sull’isola (e non solo) sta provocando enormi sofferenze alla popolazione locale. Nel Regno, certo. Ma anche da noi. Del resto è stato il questore di Milano a notare come gli stranieri compiano ormai l’80% dei reati predatori. Una vera e propria emergenza che, per motivi ideologici, si finge di non vedere.
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Una fotografia limpida e concreta di imprese, giustizia, legalità e creatività come parti di un’unica storia: quella di un Paese, il nostro, che ogni giorno prova a crescere, migliorarsi e ritrovare fiducia.
Un percorso approfondito in cui ci guida la visione del sottosegretario alle Imprese e al Made in Italy Massimo Bitonci, che ricostruisce lo stato del nostro sistema produttivo e il valore strategico del made in Italy, mettendo in evidenza il ruolo della moda e dell’artigianato come forza identitaria ed economica. Un contributo arricchito dall’esperienza diretta di Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, e dal suo quadro autentico del rapporto tra imprese e consumatori.
Imprese in cui la creatività italiana emerge, anche attraverso parole diverse ma complementari: quelle di Sara Cavazza Facchini, creative director di Genny, che condivide con il lettore la sua filosofia del valore dell’eleganza italiana come linguaggio culturale e non solo estetico; quelle di Laura Manelli, Ceo di Pinko, che racconta la sua visione di una moda motore di innovazione, competenze e occupazione. A completare questo quadro, la giornalista Mariella Milani approfondisce il cambiamento profondo del fashion system, ponendo l’accento sul rapporto tra brand, qualità e responsabilità sociale. Il tema di responsabilità sociale viene poi ripreso e approfondito, attraverso la chiave della legalità e della trasparenza, dal presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Giuseppe Busia, che vede nella lotta alla corruzione la condizione imprescindibile per la competitività del Paese: norme più semplici, controlli più efficaci e un’amministrazione capace di meritarsi la fiducia di cittadini e aziende. Una prospettiva che si collega alla voce del presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli, che denuncia la crescente vulnerabilità digitale delle imprese italiane e l’urgenza di strumenti condivisi per contrastare truffe, attacchi informatici e forme sempre nuove di criminalità economica.
In questo contesto si introduce una puntuale analisi della riforma della giustizia ad opera del sottosegretario Andrea Ostellari, che illustra i contenuti e le ragioni del progetto di separazione delle carriere, con l’obiettivo di spiegare in modo chiaro ciò che spesso, nel dibattito pubblico, resta semplificato. Il suo intervento si intreccia con il punto di vista del presidente dell’Unione Camere Penali Italiane Francesco Petrelli, che sottolinea il valore delle garanzie e il ruolo dell’avvocatura in un sistema equilibrato; e con quello del penalista Gian Domenico Caiazza, presidente del Comitato «Sì Separa», che richiama l’esigenza di una magistratura indipendente da correnti e condizionamenti. Questa narrazione attenta si arricchisce con le riflessioni del penalista Raffaele Della Valle, che porta nel dibattito l’esperienza di una vita professionale segnata da casi simbolici, e con la voce dell’ex magistrato Antonio Di Pietro, che offre una prospettiva insolita e diretta sui rapporti interni alla magistratura e sul funzionamento del sistema giudiziario.
A chiudere l’approfondimento è il giornalista Fabio Amendolara, che indaga il caso Garlasco e il cosiddetto «sistema Pavia», mostrando come una vicenda giudiziaria complessa possa diventare uno specchio delle fragilità che la riforma tenta oggi di correggere. Una coralità sincera e documentata che invita a guardare l’Italia con più attenzione, con più consapevolezza, e con la certezza che il merito va riconosciuto e difeso, in quanto unica chiave concreta per rendere migliore il Paese. Comprenderlo oggi rappresenta un'opportunità in più per costruire il domani.
Per scaricare il numero di «Osservatorio sul Merito» basta cliccare sul link qui sotto.
Merito-Dicembre-2025.pdf
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