2022-05-11
Ancora una piroetta sul superbonus. Nasce la tassa per frenare i cantieri
Il governo Draghi piazza l’ennesimo ostacolo davanti alle imprese. Che adesso dovranno presentare la certificazione Soa per importi superiori ai 516.000 euro. Così si alzano i costi e vincono solo i più forti.Ristrutturazioni sempre più costose per gli italiani. Il superbonus è infatti di nuovo stato oggetto di modifiche e questa volta con l’approvazione al decreto Energia di un emendamento che richiede alle imprese, che vogliono svolgere lavori legati alla realizzazione di ecobonus di importi superiori ai 516.000 euro, di avere la certificazione Soa, attualmente obbligatoria solo se si partecipa a gare di appalto pubblico. Una novità che prevede un regime transitorio per i primi 6 mesi del 2023, ma che ancora una volta scombussola il mondo dell’edilizia. «Sul superbonus ci sono state troppe modifiche. Uno dei cardini deve essere la certezza del diritto e questo tassello è venuto meno. Per colpire le frodi (che stando alle rilevazione dell’Agenzia delle entrate sono particolarmente diffuse sul bonus facciate) si è intervenuti in modo generalizzato e affrettato generando criticità. La prima cosa da fare è fermarsi dal punto di vista legislativo e insieme a tutte le associazioni di categoria riscrivere la norma, tutelando chi ha già avviato i lavori», dichiara Alberto Gusmeroli, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera e deputato della Lega. Gli ultimi scossoni al superbonus, che ricordiamo secondo le ultime rilevazione Enea ammontava ad aprile 2022 a 27 miliardi di investimenti ammessi alle detrazioni, sono dunque arrivati con il decreto Energia. Il primo ha riguardato la cessione del credito, dando la possibilità alle banche di cedere sempre e non più solo una volta i crediti ai clienti professionali privati che hanno un conto con la stessa. E il secondo, più recente, introduce la certificazione Soa.Novità che dunque inserisce nuove restrizioni per le imprese e che ha l’obiettivo (di cercare) di prevenire le frodi. La nuova certificazione Soa diventerà operativa a tutti gli effetti solo a partire dal 1° luglio 2023. Dal 1° gennaio basterà la sola presentazione della domanda per ottenere la qualificazione per lavorare. Dal 1° luglio 2023, invece, se non si avrà la certificazione Soa non si potranno più stipulare nuovi contratti per lavori legati agli ecobonus (recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica, adozione misure antisismiche, recupero o restauro delle facciate già esistenti ecc). L’emendamento prevede inoltre che tutte le società che hanno già in corso di esecuzione i lavori, prima dell’entrata in vigore del decreto, potranno portare a termine le opere senza dover ottenere nessuna qualificazione. L’obbligo Soa verrà dunque solo per i nuovi incarichi che verranno commissionati a partire dal 2023. Gli italiani che dunque hanno già in essere i lavori o hanno firmato i contratti con l’azienda per il superbonus non subiranno ulteriori rincari, legati a questa novità. Non si può invece dire altrettanto per chi deciderà di stipulare un contratto a partire dal 2023. Il motivo? La certificazione Soa ha un costo che varia a seconda delle opere, ha una durata quinquennale e l’ottenimento ha tempi lunghi. Costi che dovranno supportare in primis le aziende interessate a restare nel mercato degli ecobonus e che secondariamente scaricheranno a valle sui lavori del cliente finale. Ma non solo perché ci sarà anche un mercato meno competitivo, dato che si andranno ad «escludere circa l’80% di micro e piccole imprese dal mercato della riqualificazione edilizia introducendo nuove e incomprensibili barriere burocratiche», spiega la Confederazione dell’artigianato e della piccola e media imprese. Novità che inoltre secondo la Cna non aiuta il contrasto alle frodi dato che «anche nel pubblico le Soa non hanno dimostrato particolare efficacia e non hanno alcuna utilità nel contrasto delle frodi». Per cercare di porre un freno ai fenomeni illeciti bisognerebbe piuttosto approvare una «legge che riconosca il profilo professionale e i requisiti delle imprese edili. Unico effetto della norma: l’ennesimo rallentamento dell’esecuzione dei lavori e l’apertura di un business rilevante per le società che rilasciano attestazioni Soa», conclude la Cna. Critica anche Confedilizia che per voce del suo presidente, Giorgio Spaziani Testa, ha ribadito come l’introduzione dell’obbligo di qualificazione Soa costituisce «l’ennesimo orpello burocratico e un ulteriore ostacolo alla riqualificazione e alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio privato. Già la stretta sulla possibilità di cessione del credito ha ingessato il settore, con proprietari di casa che non sono più in grado di trovare imprese disposte ad eseguire i lavori. Ora questa ulteriore novità rischia di affossare completamente ogni aspettativa di rilancio dell’economia legata all’immobiliare». Una norma che dunque complica e amplia le procedure a carico delle imprese, costrette a tollerare un’altra «tassa», e di cui non si capisce dunque la reale motivazione dato che attualmente non si impedisce ad una società che ha la certificazione Soa di poter svolge lavori legati al mondo degli ecobonus.