
Le madri non sono fatte per la guerra, ma appartiene a loro l'episodio più incredibile e glorioso del conflitto tra Urss e Terzo Reich. Per fermare i nazisti, per tre anni le «streghe della notte» sovietiche a bordo di aerei agricoli sganciarono bombe al buio sui nemici.Il 22 giugno 1941 i nazisti danno il via all'Operazione Barbarossa, un'offensiva militare di spaventosa portata che ha lo scopo di annientare e conquistare l'Unione Sovietica. Sotto un attacco di proporzioni gigantesche l'esercito dell'Armata rossa viene travolto. Viene travolto perché era assolutamente e stupidamente impreparato. Viene travolto perché i generali migliori, quelli in grado di intendere e di volere, sono già stati fucilati o sono nei gulag e l'esercito è in mano a incapaci con la sola discutibile virtù di piacere a Stalin o a Berija. Nazisti e comunisti sovietici, il socialismo nazionale di Hitler e il socialismo internazionale di Stalin, si amavano profondamente in quanto avevano le linee fondamentali in comune. Il patto tra Hitler e Stalin, più ufficialmente chiamato patto Molotov-Ribbentrop fu una indegna porcata, molto di più di un patto di non aggressione: la Polonia fu spartita tra i due mostri, invasa da ovest dai tedeschi, da est dai sovietici.Per chi non lo ricordasse tale Togliatti Palmiro scrisse ben quattro articoli pubblicati sulla Pravda che spiegavano come il nazismo tedesco e il comunismo sovietico fossero sostanzialmente fratelli, tanto avevano in comune, e questa è l'unica affermazione di Togliatti con cui concordo. Togliatti è conosciuto tra i suoi compagni di fede come «il Migliore»: da qui possiamo dedurre che tutti gli altri sono peggio. Tra quelli che avevano dato retta ai quattro articoli di Togliatti deve esserci stato anche Stalin, che al patto ci aveva creduto sul serio. Qualcuno ha scritto che forse Hitler è l'unico uomo che Stalin avesse mai veramente amato. Quando i tedeschi attaccarono, entrarono nella carne della terra e del popolo come un coltello nel burro. Il numero di morti che i popoli dell'Unione Sovietica hanno subito nella Seconda guerra mondiale è spaventoso proprio perché la ferocia di Hitler si è fusa con la ferocia di Stalin e la sua assoluta idiozia di lasciare l'Unione Sovietica completamente impreparata. Londra fu evacuata: la battaglia di Londra ha causato un numero relativamente basso di morti. Stalingrado e Leningrado non furono evacuate, e pagarono con un milione di civili morti ciascuna. L'esercito sovietico era impreparato, i soldati erano carne da macello, a volte mandati in battaglia disarmati: si sarebbero armati prendendo le armi dalle mani di qualche cadavere, se fossero campati abbastanza. E ancora più carne da macello erano le soldatesse. Racconta la loro epopea la scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic, in un libro che ha un titolo corretto: La guerra non ha un volto di donna. Le donne non sono fatte per la guerra. Il compito di uno Stato è proteggerle, non mandarle in prima linea, peggio armate degli uomini, perché al corpo di una donna possono essere fatte cose che non possono essere fatte agli uomini, perché le donne porteranno la gravidanza e diventeranno madri e quindi non dovrebbero vedere l'orrore. Eppure appartiene alle donne l'episodio più incredibile e glorioso della «Grande guerra patriottica», come i sovietici chiamano la Seconda guerra mondiale. Quando la propria terra è invasa, quando il sangue è versato trasformando la terra in fango, allora anche le donne combattono per la loro terra. Giovani aviatrici sopra aerei di legno e tela, gli aeroplanini biposto senza carlinga che servivano per gettare fertilizzante sugli infiniti campi di grano, protette dal buio, a motori spenti arrivano sulle linee nemiche per flagellarle di terrore e di bombe. «Nachthexen», le chiamarono i tedeschi: streghe della notte.Quando i carri armati di Hitler si trovavano a soli 300 chilometri da Mosca, l'avanzata si interruppe e l'esercito fu inviato a sud perché occorreva andare a prendere gli oleodotti del Caucaso. L'avanzata dei soldati fu terribile, il fango li inghiottiva di giorno, la notte le bombe piovevano dall'alto, piene di distruzione e furore, buttate da aerei silenziosi e invisibili, tanto piccoli da sfuggire alla contraerea. Centinaia di lettere erano state spedite a Marina Raskova, eroina dell'aviazione sovietica e membro del Soviet. Sono le lettere di studentesse, contadine, operaie, insegnanti, tutte accomunate dalla passione del volo, che si offrono come volontarie per pilotare aerei da guerra e combattere per la patria. Marina Raskova riceve l'autorizzazione per creare tre battaglioni aerei costituiti solo da donne: il 586 cacciabombardieri, il 587 dei bombardieri in picchiata e il 588 dei bombardieri notturni. A questi ultimi vengono assegnati gli aerei biplano Polikarpov Po-2, che i tedeschi ribattezzeranno sprezzantemente «aerei da granturco» poiché prima della guerra erano usati per spargere il fertilizzante. Aerei già vecchi prima del conflitto, privi di strumentazione e radio, fatti di legno e tela a cui bastava un fiammifero per incendiarsi. C'era posto per due persone e 100 chili di carico: l'equivalente di due bombe. Dopo un addestramento di 14 ore giornaliere per sei mesi, invece dei tre anni normalmente necessari, i primi 40 equipaggi esclusivamente femminili sono pronti. Da quel momento le linee nemiche tedesche subiranno bombardamenti continui. Quando i tedeschi scoprirono che a bombardarli dal tramonto all'alba erano piloti sovietici donne, le soprannominarono streghe della notte. Ogni equipaggio, costituito da un pilota e un mitragliere, volava completamente al buio, calcolando la posizione solo con bussola, orologio e cartina geografica. Arrivate sul bersaglio, le streghe della notte spegnevano i motori per colpire di sorpresa, sganciavano le bombe, quindi riaccendevano i motori compiendo autentiche acrobazie per sfuggire alla contraerea e tornavano alla base per caricare altre bombe e così per tutta la notte, tutte le notti per tre anni, arrivando a compiere anche 18 missioni al giorno. Nelle notti in cui la nebbia le costringeva a terra, le «nachthexen» restavano sul loro aereo per alzarsi in volo immediatamente appena questa si fosse diradata. I Polikarpov erano privi di copertura, quindi l'equipaggio volava con la parte superiore del busto esposta all'aria gelida, al vento, alla neve. Erano sprovviste di paracadute perché un potere irresponsabile non li aveva forniti esattamente come qualche decennio dopo non fornirà le tute ai pompieri di Chernobyl. Erano donne, quindi nell'ottica sovietica ancora più carne da macello dei maschi. Al posto dei paracadute caricavano due piccole bombe incendiarie che la navigatrice teneva sulle ginocchia. Il 25 agosto 1944 l'aereo pilotato da Tania Makarova, pasticcera in una fabbrica, e la sua navigatrice, Perotka Belik, studentessa di matematica, venne colpito. Le due donne morirono carbonizzate. Solo dopo questo incidente i Polikarpov furono dotati di paracadute. Le streghe della notte, in tre anni e 1.100 notti di combattimento, compirono circa 24.000 missioni: 32 perirono in azione, 23 furono nominate «eroine», due «eroine della Russia» e una «eroina della Repubblica del Kazakistan». Furono Davide contro Golia, intralciarono un'avanzata che, data la mancanza di artiglieria a lunga gittata da parte sovietica, sarebbe stata veloce e inarrestabile. Hanno dimostrato che quando la propria terra sanguina, le donne possono proteggerla, mandate allo sbaraglio su aeroplanini senza strumentazione e senza paracadute, Dopo la guerra tornarono alle loro vite di insegnanti, contadine, mogli e madri. Alcune morirono per le conseguenze di quei durissimi anni, altre furono uccise per derubarle delle decorazioni, diverse sono morte in povertà. Dieci di loro sono ancora in vita.Per conoscere i loro volti e i loro nomi ci sono due libri: Le streghe della notte. La storia non detta delle eroiche ragazze-pilota dell'Unione Sovietica nella grande guerra patriottica, di Gian Piero Milanetti, e Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte di Ritanna Armeni.
Il principale operatore della rete elettrica nazionale registra ricavi pari a 2,88 miliardi (l’8,9% in più rispetto al 2024) e accelera nei progetti Tyrrhenian Link e Adriatic Link, al centro della strategia per la decarbonizzazione. Aumenta il peso delle rinnovabili.
Nei primi nove mesi del 2025 Terna, principale gestore della rete elettrica nazionale, ha consolidato la propria posizione strategica nel settore, segnando un’intensa crescita economico-finanziaria e un’accelerazione significativa degli investimenti a supporto della transizione energetica. Il consiglio di amministrazione, guidato da Igor De Biasio e con la presentazione dell’amministratore delegato Giuseppina Di Foggia, ha approvato risultati che provano la solidità del gruppo e il suo ruolo determinante nel percorso di decarbonizzazione del Paese.
Nel periodo gennaio-settembre, il fabbisogno elettrico italiano si è attestato a 233,3 terawattora (TWh), di cui circa il 42,7% è stato coperto da fonti rinnovabili. Tale quota conferma la crescente integrazione delle fonti green nel panorama energetico nazionale, un processo sostenuto dal potenziamento infrastrutturale e dagli avanzamenti tecnologici portati avanti da Terna.
Sul fronte economico, i ricavi del gruppo hanno raggiunto quota 2,88 miliardi di euro, con un incremento dell’8,9% rispetto agli stessi mesi del 2024. L’Ebitda, margine operativo lordo, ha superato i 2 miliardi (+7,1%), mentre l’utile netto si è attestato a 852,7 milioni di euro, in crescita del 4,9%. Risultati, questi, che illustrano non solo un miglioramento operativo, ma anche un’efficiente gestione finanziaria; il tutto, nonostante un lieve aumento degli oneri finanziari netti, transitati da 104,9 a 131,7 milioni di euro.
Elemento di rilievo sono gli investimenti, che hanno superato i 2 miliardi di euro (+22,9% rispetto ai primi nove mesi del 2024, quando il dato era di 1,7 miliardi), un impegno che riflette la volontà di Terna di rafforzare la rete di trasmissione e favorire l’efficienza e la sicurezza del sistema elettrico. Tra i principali progetti infrastrutturali si segnalano il Tyrrhenian Link, il collegamento sottomarino tra Campania, Sicilia e Sardegna, con una dotazione finanziaria complessiva di circa 3,7 miliardi di euro, il più esteso tra le opere in corso; l’Adriatic Link, elettrodotto sottomarino tra Marche e Abruzzo; e i lavori per la rete elettrica dedicata ai Giochi olimpici e paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026.
L’attenzione ai nuovi sistemi di accumulo elettrico ha trovato un momento chiave nell’asta Macse, il Meccanismo di approvvigionamento di capacità di stoccaggio, conclusosi con l’assegnazione totale della capacità richiesta, pari a 10 GWh, a prezzi molto più bassi del premio di riserva, un segnale di un mercato in forte crescita e di un interesse marcato verso le soluzioni di accumulo energetico che miglioreranno la sicurezza e contribuiranno alla riduzione della dipendenza da fonti fossili.
Sul piano organizzativo, Terna ha visto una crescita nel personale, con 6.922 dipendenti al 30 settembre (502 in più rispetto a fine 2024), necessari per sostenere la complessità delle attività e l’implementazione del Piano industriale 2024-2028. Inoltre, è stata perfezionata l’acquisizione di Rete 2 S.r.l. da Areti, che rafforza la presenza nella rete ad alta tensione dell’area metropolitana di Roma, ottimizzando l’integrazione e la gestione infrastrutturale.
Sotto il profilo finanziario, l’indebitamento netto è cresciuto a 11,67 miliardi di euro, per sostenere la spinta agli investimenti, ma è ben bilanciato da un patrimonio netto robusto di circa 7,77 miliardi di euro. Il consiglio ha confermato l’acconto sul dividendo 2025 pari a 11,92 centesimi di euro per azione, in linea con la politica di distribuzione che punta a coniugare remunerazione degli azionisti e sostenibilità finanziaria.
Da segnalare anche le iniziative di finanza sostenibile, con l’emissione di un Green Bond europeo da 750 milioni di euro, molto richiesto e con una cedola del 3%, che denuncia la forte attenzione agli investimenti a basso impatto ambientale. Terna ha inoltre sottoscritto accordi finanziari per 1,5 miliardi con istituzioni come la Banca europea per gli investimenti e Intesa Sanpaolo a supporto dell’Adriatic Link e altri progetti chiave.
L’innovazione tecnologica rappresenta un altro pilastro della strategia di Terna, con l’apertura dell’hub Terna innovation zone Adriatico ad Ascoli Piceno, dedicato alla collaborazione con startup, università e partner industriali per sviluppare soluzioni avanzate a favore della transizione energetica e della digitalizzazione della rete.
La solidità del piano industriale e la continuità degli investimenti nelle infrastrutture critiche e nelle tecnologie innovative pongono Terna in una posizione di vantaggio nel garantire il sostentamento energetico italiano, supportando la sicurezza, la sostenibilità e l’efficienza del sistema elettrico anche in contesti incerti, con potenziali tensioni commerciali e geopolitiche.
Il 2025 si chiuderà con previsioni di ricavi per oltre 4 miliardi di euro, Ebitda a 2,7 miliardi e utile netto superiore a un miliardo, fra conferme di leadership e rinnovate sfide da affrontare con competenza e visione strategica.
Continua a leggereRiduci
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro (Getty Images)
L’operazione Southern Spear lanciata da Washington fa salire il rischio di escalation. Maduro mobilita 200.000 militari, denuncia provocazioni Usa e chiede l’intervento dell’Onu, mentre l’opposizione parla di arruolamenti forzati e fuga imminente del regime.
Nel Mar dei Caraibi la tensione fra Venezuela e Stati Uniti resta altissima e Washington, per bocca del suo Segretario alla Guerra Pete Hegseth, ha appena lanciato l’operazione Southern Spear. Questa nuova azione militare è stata voluta per colpire quelli che l’amministrazione Trump ha definito come i narco-terroristi del continente sudamericano ed ha il dichiarato obiettivo di difendere gli Stati Uniti dall’invasione di droga portata avanti da questi alleati di Maduro. Intanto è stata colpita la 21ª imbarcazione, accusata di trasportare droga verso il territorio statunitense, facendo arrivare a circa 80 il numero delle vittime.
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha ordinato alle forze armate di essere pronte ad un’eventuale invasione ed ha dispiegato oltre 200mila militari in tutti i luoghi chiave del suo paese. il ministro della Difesa Vladimir Padrino Lopez sta guidando personalmente questa mobilitazione generale orchestrata dalla Milizia Nazionale Bolivariana, i fedelissimi che stanno rastrellando Caracas e le principali città per arruolare nuove forze.
L’opposizione denuncia arruolamenti forzati anche fra i giovanissimi, soprattutto nelle baraccopoli intorno alla capitale, nel disperato tentativo di far credere che la cosiddetta «rivoluzione bolivariana», inventata dal predecessore di Maduro, Hugo Chavez, sia ancora in piedi. Proprio Maduro si è rivolto alla nazione dichiarando che il popolo venezuelano è pronto a combattere fino alla morte, ma allo stesso tempo ha lanciato un messaggio di pace nel continente proprio a Donald Trump.
Il presidente del Parlamento ha parlato di effetti devastanti ed ha accusato Washington di perseguire la forma massima di aggressione nella «vana speranza di un cambio di governo, scelto e voluto di cittadini». Caracas tramite il suo ambasciatore alle Nazioni Unite ha inviato una lettera al Segretario Generale António Guterres per chiedere una condanna esplicita delle azioni provocatorie statunitensi e il ritiro immediato delle forze Usa dai Caraibi.
Diversi media statunitensi hanno rivelato che il Tycoon americano sta pensando ad un’escalation con una vera operazione militare in Venezuela e nei primi incontri con i vertici militari sarebbe stata stilata anche una lista dei principali target da colpire come porti e aeroporti, ma soprattutto le sedi delle forze militari più fedeli a Maduro. Dal Pentagono non è arrivata nessuna conferma ufficiale e sembra che questo attacco non sia imminente, ma intanto in Venezuela sono arrivati da Mosca alcuni cargo con materiale strategico per rafforzare i sistemi di difesa anti-aerea Pantsir-S1 e batterie missilistiche Buk-M2E.
Dalle immagini satellitari si vede che l’area della capitale e le regioni di Apure e Cojedes, sedi delle forze maduriste, sono state fortemente rinforzate dopo che il presidente ha promulgato la legge sul Comando per la difesa integrale della nazione per la salvaguardia della sovranità e dell’integrità territoriale. In uno dei tanti discorsi alla televisione nazionale il leader venezuelano ha spiegato che vuole che le forze armate proteggano tutte le infrastrutture essenziali.
Nel piano presentato dal suo fedelissimo ministro della Difesa l’esercito, la polizia ed anche i paramilitari dovranno essere pronti ad una resistenza prolungata, trasformando la guerra in guerriglia. Una forza di resistenza che dovrebbe rendere impossibile governare il paese colpendo tutti i suoi punti nevralgici e generando il caos.
Una prospettiva evidentemente propagandistica perché come racconta la leader dell’opposizione Delsa Solorzano «nessuno è disposto a combattere per Maduro, tranne i suoi complici nel crimine. Noi siamo pronti ad una transizione ordinata, pacifica e che riporti il Venezuela nel posto che merita, dopo anni di buio e terrore.»
Una resistenza in cui non sembra davvero credere nessuno perché Nicolas Maduro, la sua famiglia e diversi membri del suo governo, avrebbero un piano di fuga nella vicina Cuba per poi probabilmente raggiungere Mosca come ha già fatto l’ex presidente siriano Assad.
Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha espresso preoccupazione per i cittadini italiani detenuti nelle carceri del Paese, sottolineando l’impegno della Farnesina per scarcerarli al più presto, compreso Alberto Trentini, arrestato oltre un anno fa.
Continua a leggereRiduci
«Il cuculo di cristallo» (Netflix)
Tratto dal romanzo di Javier Castillo, «Il cuculo di cristallo» arriva su Netflix il 14 novembre. La storia di Clara Merlo, giovane medico con un cuore trapiantato e un passato da svelare, intreccia thriller e dramma psicologico tra New York e il Missouri.
Nonostante il titolo, di quelli destinati a suonare inutilmente macchinosi, piene di pretese ed ambizioni, Il cuculo di cristallo ha ricevuto un'accoglienza ormai rara. Donato Carrisi, che in Italia è stato eletto all'unanimità (o quasi) maestro di genere, lo ha incensato, e così i suoi corrispettivi stranieri. L'opera di Javier Castillo, pubblicata nel Belpaese dalla Salani, è stata celebrata come un piccolo capolavoro. Non destinato a cambiare le sorti della letteratura spagnola, per carità, ma per certo congeniato con sapienza e furbizia, in modo tale da aprire a scenari che difficilmente un lettore, da solo, potrebbe arrivare a presagire.
Federica Picchi (Imagoeconomica)
Parla il sottosegretario di Regione Lombardia, in quota Fdi, Federica Picchi, vittima di feroci accuse dal centrosinistra. «Credo nel Servizio sanitario. Mi sento un soldato».
Fuori e dentro il Pirellone continua il boicottaggio di Federica Picchi, sottosegretario della Regione Lombardia con delega Sport e Giovani. Dopo la mozione di sfiducia espressa in Aula la scorsa settimana, con 44 voti favorevoli e 23 contrari perché avrebbe postato un video contro i vaccini, e dopo l’annuncio che resterà comunque al suo posto per decisione del governatore Attilio Fontana, si tenta in ogni modo di screditare la figura della cinquantenne consigliera in quota Fratelli d’Italia.





