2024-09-21
Anche la Mercedes sbanda I cinesi comprano meno, finita la pacchia dei tedeschi
La casa di Stoccarda rivede al ribasso le stime sugli utili a causa della caduta delle vendite nel Dragone. L’allarme segue quello già lanciato da Bmw, Porsche e Vw.Meno quattro miliardi. È quanto Mercedes ha bruciato in Borsa arrivando a una capitalizzazione inferiore a 55 miliardi. Il minimo in un anno. Meno tre miliardi è quanto perde Volkswagen scendendo da 94 a 91 miliardi. Meno due miliardi BMW toccando quota 74 miliardi. Se mai c’è stato un venerdì nero per le case automobilistiche tedesche, quello è stato ieri. Ad innescare il nervosismo, se proprio non vogliamo chiamarlo panico, è stata la comunicazione con cui la casa di Stoccarda ha rivisto al ribasso le stime degli utili. «Ulteriore deterioramento» è l’espressione utilizzata dalla Daimler Benz (la holding cui appartiene il marchio Mercedes Benz) per descrivere la situazione economica cinese da cui discende la diminuzione della sua redditività. Il ritorno sul fatturato per il 2024 oscillerà fra il 7,5% e l’8,5% rispetto alla precedente previsione (10-11%). Una diminuzione della redditività prevista del 25%-30%. Che cosa c’entra la Cina? C’entra dal momento che da quelle parti Mercedes vende più di un terzo delle auto che produce. Nel 2023 ha esportato nel Paese più di 737.000 vetture delle oltre due milioni vendute complessivamente a livello mondiale. Forse «esportate» non è neppure il termine più appropriato dal momento che quasi 600.000 di queste (590.590 stando alle cifre ufficiali) sono prodotte proprio in Cina in una fabbrica realizzata in partnership con la compagnia automobilistica statale cinese BAIC. Se vuoi vendere in Cina, puoi farlo solo alle sue condizioni. Produci lì con un socio locale, lo Stato, che ti controlla ed «impara» a fare a meno di te se e quando il divorzio arrivasse. Non dovremmo quindi meravigliarci del perché ogni anno una delegazione tedesca al gran completo guidata dal cancelliere in persona e composta dalla dirigenza confindustriale teutonica va in gita a Pechino. Si chiama interesse nazionale che è necessario presidiare con massima cura. E con buona pace delle logiche della geopolitica che predicano il disaccoppiamento (anzi decoupling sempre per dirla in inglese) secondo cui tutto l’Occidente dovrebbe tagliare o comunque raffreddare i rapporti economici con Pechino. Giusto per dare un’idea di quanto necessaria sia la Cina al gruppo di Stoccarda, negli Stati Uniti sono state vendute auto Mercedes in misura pari al 40% di quanto venduto in Cina.La strategia del gruppo puntava alla fascia alta che più alta non si può (premiumisation sempre come direbbero gli analisti). Auto ad alto prezzo destinate a tasche profonde e che quindi risentirebbero meno delle fluttuazioni del ciclo economico. L’altolà di Mercedes sulla situazione economica cinese segue quello analogo di BMW che ai primi di settembre aveva preconizzato una domanda cinese indebolita. E questo avviso faceva a sua volta seguito alla comunicazione di Porsche che ai primi di luglio avvertiva gli investitori che le sue vendite in Cina erano diminuite di un terzo nel primo semestre del 2023. Sembra quindi non esserci pace per il settore automobilistico dopo la batosta di ieri, quando l’associazione dei costruttori europei (ACEA) ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica dati incredibilmente preoccupanti dovuti al collasso del settore auto elettriche. Nel mese di agosto sono state vendute in Ue quasi 644.000 autovetture. Un calo di oltre il 18% rispetto allo stesso mese di un anno fa. 144.000 auto in meno a fronte delle 788.000 vetture di agosto 2023. Il calo più drammatico nelle auto a batteria. 72.000 in meno. Praticamente un collasso del 44%. Francia, Italia e Germania rappresentano più della metà del mercato automobilistico. Il calo delle autovetture esclusivamente elettriche è stato drammatico: -33% per la Francia, -41% per l’Italia e -69% per la Germania. Quindi per le case automobilistiche, dolori in casa e pure a Pechino. A questo si aggiunga la notizia che Mercedes sta richiamando oltre 520.000 vetture vendute in Cina perché un sensore di velocità alle ruote potrebbe determinare potenziali malfunzionamenti alla guida in situazioni umide e calde. Problemi di stabilità all’abitacolo ed in frenata. Ma se la situazione può sembrare preoccupante solo per il settore automobilistico, vale la pena alzare un poco lo sguardo. Non solo per le ricadute sugli altri settori ma anche perché si comincia a mettere in discussione neppure troppo implicitamente la solidità e la qualità della crescita dell’economia cinese. Dal 2001 -quando Pechino è entrata nel WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio)- al 2023 la sua economia è mediamente cresciuta, al netto dell’inflazione, di oltre l’8%. Contro il 2% degli Stati Uniti e l’1% della Germania. Cosa potrebbe accadere all’economia mondiale se il motore cinese iniziasse a perdere colpi? E se magari iniziassimo a scoprire che le sue statistiche economiche ufficiali non sono poi così accurate? Meglio non pensarci, o forse si!
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.