2021-04-22
Anche i dati sul virus lo confermano: uomini e donne non sono uguali
Maschi e femmine sono colpiti in modo diverso. Alla faccia degli assurdi ideologici. Ha destato un certo scalpore un articolo apparso sulla stampa un paio di giorni fa, a firma della nota immunologa dell'Università di Padova, Antonella Viola, in cui si evidenzia come anche l'infezione da Covid-19 segna la significativa differenza esistente fra il genere maschile e femminile. Per gli addetti ai lavori non si tratta altro che di una conferma di quanto la scienza medica da almeno tre decenni ha acclarato: maschio e femmina sono biologicamente differenti, ciascuno con caratteristiche specifiche proprie. Ed anche di fronte alla pandemia, le differenze si sono chiaramente manifestate: i maschi presentano un maggiore rischio di gravità clinica e rischio morte delle femmine. In una metanalisi pubblicata su Nature Communications (n.6317, 2020), che raccoglie dati provenienti da 90 Paesi diversi, risulta che gli uomini hanno un rischio tre volte maggiore di ricovero in terapia intensiva rispetto alle donne, mentre il rischio morte è 1,39 volte più alto. La rivista internazionale Science ha documentato un rischio morte di 1,7 volte più alto nella popolazione maschile rispetto a quella femminile, in ogni fascia d'età a partire dai 30 anni in su. Il numero di Nature del 22.01.2021 ha anche illustrato la ragione biologica di questa differenza clinica fra i due sessi, legata alla differenza di reattività della risposta immunitaria e all'assetto ormonale differente. Il sesso femminile, è noto, è caratterizzato da una prevalenza di ormoni estrogeni, dotati di un forte effetto anti-infiammatorio (e ci è ormai ben noto il ruolo fondamentale dell'iper-reazione infiammatoria indotta da Covid-19), mentre i «maschietti» godono di una prevalenza di androgeni (testosterone) che hanno un maggiore effetto immunodepressivo. In particolare, un ruolo chiave sembra averlo un recettore di membrana - chiamato Ace2 - che è codificato dal cromosoma X ed è estrogeno-sensibile. Dunque, mentre il contagio da Sars-Cov2 è distribuito in modo uniforme fra uomini e donne, la mortalità è significativamente più alta nei maschi. Tutto ciò non è altro che una prova in più - ma non ce n'era certo bisogno - al tema della differenza biologica fra sesso o genere maschile e femminile, che solo un'ideologia priva di qualsiasi fondamento oggettivo si ostina a negare. Dire che maschio e femmina sono identici, interscambiabili, anzi suscettibili di libera scelta individuale autopercettiva, modificabile nel tempo, è semplicemente un assurdo ideologico totalmente insussistente. Non c'è ospedale al mondo in cui non esista un reparto di «medicina di genere», a sottolineare la sostanziale differenza biologica esistente fra femmina e maschio. In termine tecnico si parla di «dimorfismo biologico»: il genere umano, il genere homo sapiens sapiens, si rappresenta in una modalità binaria, complementare ma differente, a partire dal patrimonio genetico/cromosomico, passando per i vettori ormonali, fino all'effetto plasmante che questi esercitano su ogni organo ed apparato del nostro corpo. Perfino i dati che fotografano lo sviluppo della nostra specie risentono di questo differente patrimonio biologico: nascono più maschi che femmine (120/100), i nati a termine sono più numerosi tra i maschi (110/100) e altrettanto i nati vivi (106/100). Perfino una patologia abbastanza frequente nella prima infanzia, le convulsioni febbrili, sono «inspiegabilmente» più frequenti fra i maschi rispetto alle femmine (140/100); così i disturbi della sfera autistica, oligofrenia, dislessia. Per non parlare della diversa risposta ai farmaci. Un esempio per tutti: la «banale» aspirina garantisce concentrazioni di salicilato più alte nelle donne che negli uomini, a parità di dose somministrata. Dunque, senza voler fare una lezione di patologia umana, il succo del discorso è molto semplice e chiaro: l'identità sessuata, biologicamente determinata, è il fondamento della nostra vita. Certamente, nel corso degli anni, entreranno in gioco numerose variabili di ordine esistenziale, ambientale, culturale e altro, ma lo zoccolo duro è e rimane quello. Al punto che perfino le pratiche di cambio di sesso, in realtà, non sono altro che interventi di maquillage esterno, non in grado di modificare il nostro patrimonio interno: in tutte le cellule del nostro corpo (salvo quadri patologici) portiamo scritto «maschio» o «femmina».
Lo stabilimento Stellantis di Melfi (Imagoeconomica)
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