2023-03-20
Anarchici e antifascisti: licenza di devastare
Il centro di Torino ha dovuto subire le violenze degli amici di Alfredo Cospito, mentre a Firenze un corteo ha inneggiato alle foibe. I poliziotti non hanno alzato un dito, altrimenti la sinistra avrebbe gridato alla dittatura. Solo sulle manifestazioni «no vax» si poteva infierire.La frase non ha valenza etologica. Può capitare che un cane sia sbranato e magari anche mangiato da altri cani. «Cane non mangia cane», quindi, non è un’informazione sul comportamento canino, ma una doppia metafora sul comportamento umano. Il primo significato è il concetto che non ci si mangia tra uguali, non si tocca chi fa parte della stessa banda, della stessa setta, della stessa ideologia. Il secondo significato nasce dalla valenza negativa che noi diamo alla parola cane, non solo un mammifero della famiglia dei canidi, ma anche un uomo spregevole. Sono gli uomini spregevoli quelli che davanti ai compagni di banda, setta, ideologia, sospendono il giudizio o lo addolciscono, diventando compagni di merenda. L’uomo giusto non si ferma davanti a nulla, e persegue la giustizia dove la giustizia sia offesa, anche se questo danneggerà la sua parte, il suo partito, la sua carriera, la sua vita. Il 5 marzo è ricorso l’anniversario della morte di Giuseppe Stalin. Secondo Gorbaciov, l’ultimo segretario dell’ormai defunto Partito comunista sovietico, il numero di morti causato dalla dittatura staliniana si aggira attorno ai 20 milioni, numero probabilmente approssimato per difetto. Nel numero non sono calcolati i morti della seconda guerra mondiale, anche questi attorno ai 20 milioni. L’Urss pagò un prezzo così folle in quanto era incastrata tra due terrificanti dittature, quella di Stalin e quella di Hitler. Il patto Ribbentrop-Molotov aveva anche risvolti commerciali: l’Unione sovietica aveva venduto alla Germania le materie prime grazie al quale fu massacrata. L’Armata Rossa impiegò un tempo folle a contrattaccare, sia perché Stalin non si era aspettato l’aggressione, sia perché generali e colonnelli erano stati condannati alla Siberia, con accuse più o meno deliranti di tradimento. Le due città martiri della seconda guerra mondiale, più di Hiroshima e di Dresda, sono Stalingrado e Leningrado con rispettivamente mezzo milione e un milione di morti civili. Stalin rifiutò di evacuare civili in quanto, restando sul posto, potevano intralciare i tedeschi. La morte di Stalin è avvolta nel mistero: la versione ufficiale parla di un ictus, ma esistono molti sospetti sul fatto che sia stato avvelenato da Beria, il suo feroce ministro degli Interni che, però, sapeva di essere il prossimo nella lista. Quello che è certo è che il compagno Stalin fu lasciato ore ad agonizzare sul tappeto prima che un medico fosse chiamato. Il 5 marzo nessuno ha ricordato le vittime di Stalin, i milioni di cristiani uccisi in quanto tali tra le sue vittime. Quanti film avete visto sui Gulag? L’unico film che ricostruisce la morte di Stalin e l’enormità dei crimini suoi e di Beria è il grottesco Morto Stalin se ne fa un altro. Il film è farsesco, ma il livello di follia reale non fu molto diverso da quello descritto. Il fatto è che cane non mangia cane. I nipotini di Stalin sono vivi e vegeti e tutti cuginetti tra di loro: si proteggono gli uni con gli altri, e non parlano male del nonno. Come aveva preconizzato il molto sopravvalutato Gramsci, e come aveva attuato l’ancora più sopravvalutato Togliatti, il comunismo, per vincere, doveva occupare le casematte del potere, che sono magistratura, scuola (tutta: dagli asili agli atenei universitari, con particolare ferocia in tutti gli istituti ampollosamente detti di scienze deboli, sociologia, antropologia e psicologia), i media (tutti, dai giornali femminili a cosiddetti giornali finanziari, passando per i fumetti), il mondo dello spettacolo, della moda, dell’arte. È il caso di ricordare l’esatto significato dalla parola casamatta: opera difensiva a protezione delle artiglierie. La casamatta quindi protegge l’artiglieria, la possibilità di sparare. Nemmeno Gramsci e Togliatti avevano previsto che, una volta colonizzati tutti i caposaldi, l’ultimo, la Chiesa, sarebbe caduto da solo. È stato trovato molto scandaloso che sia stato applicato a un anarchico il 41 bis, articolo che ha il compito di impedire ai capibastone di continuare a dare ordini. Torino ha pagato con la distruzione del centro questo scandalo. Ho sempre trovato gli anarchici molto carini. Hanno raggiunto direi il loro massimo apogeo di grazia durante la cosiddetta pandemia, quando un intero popolo è stato rinchiuso agli arresti domiciliari senza che i loro cuoricini trovassero nulla di cui indignarsi. Il giorno prima della distruzione di domenica 5 marzo a Torino, a Firenze c’è stata una manifestazione cosiddetta antifascista. Cane non mangia cane. I simpatici giovani virgulti dell’antifascismo hanno inneggiato anche alle foibe, affermando che chi uccide un fascista fa un’opera benemerita. Sorvolando sulla discussa teoria che in qualsiasi caso una pena di morte debba essere preceduta da un processo, sorvolando sull’ancora più discussa teoria che dovendo assassinare qualcuno sarebbe il caso di scegliere un sistema meno cattivo di quello di buttarlo in un dirupo con le mani legate dietro la schiena col fil di ferro, cosa si intende per fascista? Un tizio con camicia nera, stivaloni e armato fino ai denti, oppure anche civili, vecchi, donne e bambini? La pulizia etnica non riguardò solo gli italiani, ma anche altre minoranze come rumeni, ungheresi, cechi, morlacchi e valacchi. Tra gli assassinati Norma Cossetto, stuprata e torturata in maniera orrenda, e il meccanico di Fiume Angelo Adam, ebreo, deportato a Dachau e liberato dagli angloamericani in tempo per morire infoibato con la moglie e la figlia diciassettenne, perché giulivi fanciullini a Firenze inneggiassero al loro massacro. La manifestazione di Firenze spiega perché a Torino gli stessi poliziotti che hanno spaccato la faccia a manganellate agli studenti che rifiutavano il Green pass e che hanno inondato con gli idranti i portuali di Trieste, sono rimasti giudiziosamente a guardare. A Firenze c’erano stati: il segretario del Pd, quello del M5s, sindacalisti e insegnanti. La presenza di tutti costoro ha chiarito che, se un poliziotto sfiora con un dito uno dei loro, tutta l’Italia sarà accusata di razzismo, fascismo, cattiveria, e paralizzata. Un gruppo di crocerossine, signora Serracchiani in testa, è andato a portare i suoi omaggi ai capibastone, e il centro di Torino è stato messo a fare il fuoco. Mio padre è stato prima direttore del carcere Le Nuove di Torino, poi ispettore degli Istituti Carcerari per il Piemonte e la Val d’Aosta. Ho vissuto intensamente gli anni di piombo, dall’altra parte della barricata. Mio padre conosceva il giornalista Casalegno, assassinato dalle Brigate Rosse nel novembre del 1977. Era molto amico del giudice Palma, insieme al quale stava mettendo a punto i progetti per le supercarceri, le carceri di massima sicurezza per brigatisti ma anche per mafiosi, per i capibastone. Erano entrambi appassionati antifascisti. Li ricordo mentre parlavano insieme di quella dittatura demente che li aveva mandati poco più che ragazzini a fare una guerra assurda. Mio padre era stato più fortunato, se l’era cavata con la prigionia in India, mentre il giudice Palma aveva fatto la ritirata di Russia. E cercavano di arginare, facendo quello che era in loro potere, una nuova ondata di folli che volevano instaurare una nuova dittatura. Il giudice Palma fu assassinato nel febbraio del ‘78. Mio padre morì di cancro nel marzo del ‘76. Negli ultimi due mesi di vita non andò più lavorare. Mentre lui agonizzava nel suo letto, in via Guidobono a Torino, ci fu uno scontro a fuoco durante il quale uomini armati che, a quanto pare, stazionavano da giorni dentro una macchina sotto casa nostra, uccisero due poliziotti. Sono addolorata ogni giorno per la loro morte. Sospettiamo che il loro scopo potesse essere la morte di mio padre. Sono quindi stata molto attenta a tutto quello che ha riguardato il terrorismo politico. Ho fatto un’infinita attenzione alla mitezza delle condanne, alle parole usate e a quelle non usate dai media. Ho le idee molto chiare su tutti i terroristi che sono diventati ex terroristi per raggiungere a volte anche posti di prestigio, addirittura di docenza universitaria, e ho molto chiaro in mente che le vittime non sono diventate ex vittime, i morti sono rimasti morti e gli orfani sono rimasti orfani.
(Totaleu)
Lo ha dichiarato l'europarlamentare della Lega Roberto Vannacci durante un'intervista al Parlamento europeo di Bruxelles.