2022-05-10
Tra Amundi e Caltagirone a tentare il colpo su Anima potrebbe essere il Leone
Se Trieste si buttasse nella mischia potrebbe contrastare sia eventuali scalate francesi sia le mosse del gruppo romano.Tutti pazzi per Anima. Il più grande gruppo indipendente del risparmio gestito in Italia, di cui il Banco Bpm possiede il 19,4%, si trova al centro di interessi incrociati che possono intrecciarsi ancora di più quando si concretizzeranno le prossime mosse del risiko. La capogruppo quotata in Piazza Affari dal 2014 e guidata Alessandro Melzi d’Eril, infatti, è partecipata anche da Poste (con l’11%) e soprattutto ha «in pancia» oltre 100 miliardi di euro di titoli di Stato, ovvero quasi il 5% del nostro debito pubblico. Anima è quarta in classifica per dimensioni delle masse in Italia e gestisce 197 miliardi, pari all’8,1% del mercato. Ma il valore principale è rappresentato dai suoi accordi di partnership a lungo termine con banche italiane, tra cui appunto il Banco Bpm (coprono un arco temporale quasi ventennale, arrivando a scadenza nel 2038) e Mps (il contratto scadrà a fine 2030) che prevedono un accesso privilegiato esclusivo a oltre 3.300 sportelli. Cui si aggiunge l’accordo commerciale sulla rete di Poste.Nelle scorse settimane Francesco Gaetano Caltagirone è salito al 3,192% della holding in cui era entrato a marzo 2020 guardando anche alla politica generosa di dividendi. Lo shopping è comunque suggestivo per diversi motivi: perché è arrivato a pochi mesi dal tentato blitz sul Banco Bpm di Unicredit di febbraio poi abortito in parte per la fuga di notizie (pubblicate dal Messaggero, edito dal gruppo Caltagirone) che aveva «bruciato» l’operazione ma soprattutto perché gli acquisti sono stati fatti a ridosso dell’assemblea del Leone, da cui l’imprenditore romano è uscito sconfitto, ed è stato seguito anche dall’ascesa al 5,5% dello stesso Caltagirone in Mediobanca che intanto punta a crescere nel gestito e ha pure assoldato l’ex ad di Anima, Marco Carreri, nella controllata Che Banca!. Lo scorso 22 aprile, ne aveva scritto La Verità, un report di Bofa securities ha valutato gli effetti della «potenziale» acquisizione di Anima da parte della francese Amundi il cui maggior azionista è proprio l’Agricole (con il 70% del capitale) che si è mosso sul Banco Bpm. Amundi ha anche un accordo di distribuzione con Unicredit in scadenza nel 2026 mentre è «in coabitazione» sul Creval con la stessa Anima (il cui accordo scadrà nel 2027). L’operazione avrebbe comunque dei rischi: la quota di Crédit agricole nel mercato bancario sarebbe superiore al 10% con il Banco e le autorità potrebbero accendere anche un faro considerando la mole di debito sovrano gestito dalla società. Se però il deal si dovesse concretizzare, Anima e Amundi arriverebbero intorno a 430 miliardi, oltre il 17,5% del mercato totale. E lancerebbero la sfida al secondo in classifica, che con i suoi 490 miliardi possiede il 20% del mercato, ovvero le Generali. Che sono scese in campo per conquistare il ruolo di partner assicurativo esclusivo del Banco Bpm, azionista e a sua volta partner di Anima. Ecco perché nelle sale operative si scommette su uno scenario alternativo con il Leone di Trieste che potrebbe avere l’interesse ma anche l’opportunità di comprarsi Anima. Prima però bisognerà capire cosa deciderà di fare l’ad del Banco, Giuseppe Castagna, con la cessione del business assicurativo (nel Piano strategico annunciato lo scorso 5 novembre, l’opzione principale rimane l’internalizzazione ma i corteggiatori sono parecchi, tra questi anche Axa e Allianz). Se il Leone si buttasse nella mischia potrebbe contrastare sia eventuali scalate francesi sia le mosse di Caltagirone con un occhio anche alla delicata partita che sta giocando il Tesoro su Mps. Fantafinanza? Vedremo.