2024-01-18
Per Amato la Consulta deve stare a sinistra: «È il contraltare della maggioranza»
Giuliano Amato (imagoeconomica)
Il Dottor Sottile schiera i giudici delle leggi contro Palazzo Chigi. E l’attuale presidente ammonisce Giorgia Meloni: «No spoils system». L’articolo 135 della Costituzione dice che la funzione di giudice della legge, cioè di chi è tenuto a far rispettare la Carta su cui si fonda la nostra Repubblica, è incompatibile con quella di membro del Parlamento. Però, se si è stati più volte deputato o senatore per una parte politica, non c’è problema, si può tranquillamente indossare la toga di magistrato dell’organismo di garanzia dei diritti degli italiani. Così, ad esempio, oggi la funzione di presidente della Consulta è esercitata da Augusto Barbera, un signore che per cinque legislature è stato eletto alla Camera sotto le bandiere del Pci e del Pds, oltre ad aver fatto il ministro nel governo Ciampi. E uno dei suoi predecessori, ossia Giuliano Amato, oltre a deputato e senatore pure lui per cinque legislature (nelle liste di Psi, Ulivo e Pd), è stato per ben due volte presidente del Consiglio e ha guidato vari ministeri nei governi Craxi, De Mita, D’Alema e Prodi. Entrambi, dunque, sono uomini di parte. I quali però, una volta indossata la toga, hanno rivendicato e ancora rivendicano la propria indipendenza di giudizio rispetto ai partiti da cui provengono.Barbera venne nominato nel 2015 grazie a un accordo fra il Pd, i 5 stelle e Alleanza popolare, il partitino centrista nato dalla scissione del Pdl. E oggi che è chiamato a decidere su leggi che portano il timbro di una maggioranza di segno opposto. Pur sostenendo che le Corti non devono soverchiare il potere politico, aggiunge che Giorgia Meloni non può pensare di applicare alla Consulta lo spoils system, cioè sostituire i giudici in scadenza con altri più vicini al centrodestra anche se chi è venuto prima di lei, al posto di quelli andati in pensione, ha messo esponenti del Pd e dell’Ulivo. La domanda a questo punto viene spontanea: perché oggi il premier di un governo liberamente votato dagli italiani non dovrebbe fare ciò che ha fatto chi governava prima? Peraltro, è lo stesso presidente ad avere ammesso ieri, in una lunga intervista a Repubblica, che «i giudici costituzionali sono collocati su un crinale delicatissimo, costretti a sindacare atti legislativi posti in essere da Parlamenti che esprimono la sovranità popolare. E mantenersi in equilibrio su questo crinale non è sempre facile».Comprensibile, perciò, che qualcuno nutra dubbi a proposito dell’equidistanza dalle forze politiche di chi riveste il ruolo delicato di giudice costituzionale. Soprattutto se un tipo come Giuliano Amato, sempre ieri, una volta dismessa la toga di magistrato delle leggi, torna a rivestire i panni del militante di sinistra. Così, mentre l’attuale presidente della Corte sosteneva che gli eletti al Palazzo della Consulta non sono mai espressione di una sola forza politica o di una sola maggioranza di governo (e come abbiamo visto, non è vero), il Dottor Sottile, un uomo per tutte le stagioni purché di sinistra, spiegava che gli italiani si devono convincere che serve «un contraltare della maggioranza».Noi pensavamo che a contrastare chi sta al governo dovessero pensarci gli esponenti dell’opposizione. Ma evidentemente, per Amato il contraltare deve stare a Palazzo della Consulta. Peccato che nel passato, quando lui era giudice costituzionale, nessuno si sia accorto del suo ruolo di contrasto della maggioranza. Anzi, dai tagli alle pensioni alla violazione dei diritti alla mobilità e al lavoro durante l’epidemia di Covid, il Dottor Sottile fu in prima linea nel legittimare tutto ciò che piaceva ai governi di sinistra.L’ex presidente del Consiglio, rivestito da giudice costituzionale per quasi un decennio, oltre a rivendicare l’opposizione della Corte costituzionale all’attuale maggioranza, ieri se l’è pure presa con i giornalisti, sostenendo che le toghe delle leggi devono parlare direttamente agli italiani, come se fossero un soggetto politico, senza più alcuna mediazione dei cronisti. I quali, nella sede del loro Ordine di categoria, si sono sentiti accusare di non tener fede al giuramento di obiettività. Premesso che, a differenza di presidenti del Consiglio e ministri, ai giornalisti non è richiesto alcun giuramento (e un ex presidente della Consulta, forse, lo dovrebbe sapere), secondo Amato non tutti i cronisti «sono quarto potere», ma una parte della stampa sarebbe praticamente fiancheggiatrice di questa o di quella parte politica. E, dunque, si rischia - secondo lui - un’informazione partigiana. Ma anche quando non fosse così, per Amato chi fa il nostro mestiere non ha tutti gli elementi utili per capire e allora meglio che le leggi e le sentenze le spieghi la Corte. Immagino che, prima o poi, l’uomo che nottetempo prelevò il 6 per mille dalle tasche degli italiani, sosterrà che anche l’articolo 21, quello sulla libertà della stampa, andrà rivisto introducendo delle limitazioni. Il contraltare della Corte costituzionale ai governi scelti dagli italiani, a questo punto, sarà perfetto quanto un bavaglio. Per chi non lo avesse capito, il clima che aleggia in certi Palazzi è quello rappresentato dalla coppia Amato-Barbera e lo si comprende ancor meglio quando l’attuale presidente della Corte approva, dall’alto della sua scienza, le nomine di Monti e Draghi, motivandole con il «mancato funzionamento del sistema». In un inciso dell’intervista a Repubblica, Barbera ricorda pure che, durante la Costituente, Vittorio Emanuele Orlando e Palmiro Togliatti, un liberale e un comunista, si schierarono contro l’istituzione della Corte costituzionale, cioè la scelta di 15 signori che giudicano il Parlamento. Con il senno di poi, forse settant’anni fa questa è una delle poche cose su cui avevano ragione.
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