2022-01-17
Amadori, Ferrarini e Pini: le crisi nel settore agroalimentare italiano
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Francesco e Francesca Amadori (Ansa)
Il licenziamento della figlia Francesca da una delle più importanti aziende di pollame in Italia (Amadori) è solo l'ennesimo esempio delle difficoltà dei grandi gruppi italiani, alle prese con passaggi generazionali e approvvigionamento di materie prime all'estero. Ferrarini è ancora in attesa della soluzione del concordato preventivo. E il re della bresaola non naviga in buone acque. Il settore agroalimentare italiano resiste alla pandemia da Covid 19, ma in diverse aziende di riferimento, simboli del made in Italy nel mondo, i passaggi generazionali hanno creato stati di crisi e difficoltà economico finanziarie. E’ della scorsa settimana il caso di Francesca Amadori, appena 45enne e ormai ex responsabile della comunicazione dello storico gruppo che vende pollame. A licenziarla è stata il padre Flavio, attuale presidente, dopo 18 di lavoro nell’azienda di famiglia. C’è da dire che ai litigi sono abituati dentro la Amadori, anche i fratelli Francesco e Arnaldo non si risparmiavano bordate. E proprio Francesco, lo storico patriarca, ormai 90enne, si sarebbe messo dalla parte della nipote. Alla base del litigio ci sarebbe uno sforamento delle spese del budget per i festeggiamenti organizzati a Pesaro per il 50esimo anniversario del gruppo. Certo, difficile capire come un’azienda che fattura 1,2 miliardi di euro all’anno possa creare un incidente diplomatico sulle spese per un evento, ma tant’è. Tra l’altro pare che a più di uno nella famiglia e nel management dell’azienda, dove ovviamente ci sono diversi “esterni” in ruoli chiave, non sarebbe troppo piaciuta la “narrazione” del colosso alimentare incentrata soprattutto sul fondatore. A quanto pare mancherebbero dei mediatori, come scrivono i giornali locali. Sarebbero utili per risolvere i dissidi tra i vari schieramenti o tra fazioni vere o presunte. C’è anche da ricordare che a scatenare le guerre interne nel settore agroalimentare è la qualità della materia prima e i relativi costi, in Italia e all’estero, dove i prezzi scendono, con relative condizioni di approvvigionamento. Le stesse due grandi famiglie del pollo italiane, Amadori e Aia, attraverso due cooperative che hanno i fatturati tra i più alti in Italia provano a resistere alla concorrenza estera ma non è facile. Tra gli esperti del settore c’è chi li accusa di ridurre sempre più le condizioni di qualità della materia prima italiana. In questo modo si scatenano spesso battaglie interne alle famiglie proprietarie. Altro caso è quello della famiglia Pini, i re della bresaola, coinvolti in diversi processi all’estero (Ungheria in particolare) anche perché hanno deciso di spostare il loro baricentro produttivo oltreconfine. I Pini, come noto, sono stati anche coinvolti nel salvataggio di Ferrarini, i produttori del prosciutto cotto che con l’ultima generazione al timone sono finiti in crisi finanziaria da anni e si è ancora in attesa che si sciolga il nodo del concordato preventivo. Insieme con Pini nella cordata per il salvataggio c’è anche l’azienda pubblica Amco, società pubblica controllata dal Mef che si occupa di crediti deteriorati, impegnata quindi a sostenere un’offerta di un gruppo che produce soprattutto all’estero.
Il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif e il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman (Getty Images)
Riyadh e Islamabad hanno firmato un patto di difesa reciproca, che include anche la deterrenza nucleare pakistana. L’intesa rafforza la cooperazione militare e ridefinisce gli equilibri regionali dopo l’attacco israeliano a Doha.
Emanuele Orsini e Dario Scannapieco