2020-09-09
Altro schiaffo alle vittime di Battisti. Concesso sconto per buona condotta
Dopo aver annunciato lo sciopero della fame, l’ex terrorista dei Pac ora ergastolano ha ottenuto 90 giorni di liberazione anticipata. Negli ultimi mesi si era lamentato per la durezza del carcere e il cibo scadenteL’ergastolano Cesare Battisti, ex terrorista rosso dei Pac, i Proletari armati per il comunismo, ha ottenuto ieri dal Tribunale di sorveglianza di Cagliari 90 giorni di «liberazione anticipata» per la «buona condotta» tenuta nei due primi semestri trascorsi in cella, e la decisione ha acceso molte critiche. A dire il vero, la decisione ha suscitato anche perplessità tecniche, in quanto è difficile sottrarre mesi a un tempo indefinibile come quello di una pena perpetua: chi può sapere quanti anni ancora durerà la vita di Battisti, e quindi quanto durerà il suo ergastolo? Secondo i magistrati e gli avvocati consultati dalla Verità, la riduzione di 90 giorni in realtà potrà divenire operativa solo nel momento in cui l’ergastolo di Battisti dovesse essere sostituito con una forma di liberazione condizionale. In quel caso, visto che il «fine pena» verrebbe ri-determinato a 27 anni dall’inizio dell’espiazione, la sua data verrebbe anticipata di 90 giorni. Tutto questo, ovviamente, sempre ammesso che un giudice continui a trovare «buona» la condotta di uno dei detenuti più controversi nella storia d’Italia, e che un Tribunale stabilisca la sua liberazione condizionale.In effetti si fa fatica a trovare qualcosa di buono nella storia di Battisti, 65 anni, 37 dei quali trascorsi in fuga. Nel 1979 era stato condannato per quattro omicidi, due dei quali commessi materialmente, ma nell’ottobre 1981 era evaso dal carcere. Così era iniziata la sua latitanza da record, resa possibile dalle assurde protezioni politiche ottenute prima in Francia e poi nel Brasile di Luiz Inácio Lula da Silva, che solo un mese fa se n’è scusato («È stato un errore»). Sono stati quasi quattro decenni nei quali il condannato, con arroganza, ha continuato a dirsi «perseguitato dalla giustizia», e a deridere i familiari delle sue vittime. Poi Battisti è stato finalmente estradato dalla Bolivia, e il 13 gennaio 2019 è sbarcato in manette all’aeroporto di Ciampino. Da allora l’ex terrorista è in isolamento diurno nel carcere di Oristano. Nel maggio 2019 una sua richiesta di commutare l’ergastolo a 20 o almeno a 30 anni di carcere è stata respinta dalla Corte d’appello di Milano, e in novembre è stata bocciata dalla Cassazione. In questi ultimi 18 mesi, comunque, Battisti - che pure ha ammesso i quattro omicidi - non ha mai smesso di lamentarsi, protestare, fare istanze. Contesta la «durezza» del carcere, che non gli ha impedito di scrivere l’ennesimo libro; critica il vitto, «inadeguato al suo stato di salute»; pretende di andare in una prigione diversa, «dove siano facilitate le relazioni con i familiari». A maggio ha chiesto di passare alla detenzione domiciliare «per timore di complicanze dovute al Covid-19», e vista la generosità concessa dal ministero e dai tribunali a tanti altri detenuti pericolosi e boss mafiosi, deve averglielo impedito solo una sfavorevole congiunzione astrale. Due mesi fa ha perfino denunciato per abuso d’ufficio la Procura di Roma, accusandola di costringerlo a un isolamento diurno «illegale». Per confermare la sua contrarietà alla detenzione, ieri mattina Battisti era arrivato alla svolta gandhiana: «Avendo esaurito ogni altro mezzo per far valere i miei diritti», aveva annunciato, «sono costretto a ricorrere allo sciopero della fame». Maurizio Campagna, fratello dell’agente Andrea Campagna, ucciso da Battisti nel 1979, aveva commentato: «Spero che nessun politico e nessun giudice si faccia impietosire da questa mossa. Ormai lo conosciamo: negli anni è riuscito a ingannare tanti». Deve averla pensata diversamente il giudice di sorveglianza di Cagliari, Maria Cristina Lampis: proprio mentre le agenzie davano la notizia dell’appello di Battisti, gli ha concesso i 45 giorni di «liberazione anticipata» che in caso di buona condotta la legge prevede per ogni semestre scontato. Al detenuto, che «ha dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione, facendo registrare una condotta regolare» sono stati così abbuonati 90 giorni per i primi due semestri dal gennaio 2019 al gennaio 2020. Non è bastato a Davide Steccanella, l’avvocato di Battisti: «La concessione della liberazione anticipata», ha dichiarato, «evidenza ancora di più l’incomprensibile contraddizione del ministero, che continua a classificare come pericoloso terrorista un soggetto che ha commesso l’ultimo fatto per cui è intervenuta condanna nel 1979, e in ben diverso contesto storico e sociale». L’ultimo reato noto di Battisti, a dire il vero, è l’evasione del 1981, ma non stiamo a sottilizzare. Ieri sinistra e grillini hanno taciuto. All’attacco, invece, il centrodestra. Durissimo Matteo Salvini, leader della Lega: «Questo vigliacco assassino s’è goduto 37 anni di latitanza; ho contribuito ad assicurarlo alle patrie galere quando ero ministro e ora gli diamo lo sconto di pena per buona condotta? Questa non è giustizia, è un insulto alla memoria delle vittime, alle loro famiglie e a tutti gli italiani». Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, si augura «che lo Stato non si pieghi alle richieste di un criminale e che la stagione dei privilegi e dell’impunità riservata sia finita una volta per tutte». Per Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, «non commuove nessuno lo sciopero della fame di un assassino finito troppo tardivamente in carcere. Battisti era abituato a ricevimenti sontuosi in Francia o in America Latina. Ora deve stare in carcere per scontare le sue gravissime colpe». Si vedrà.
Il caffè di ricerca e qualità è diventato di gran moda. E talvolta suscita fanatismi in cui il comune mortale si imbatte suo malgrado. Ascoltare per credere.