2023-07-21
Altro schiaffo a Puzzer: resta senza lavoro
Il portuale simbolo della lotta al Green pass perde il ricorso contro il licenziamento e dovrà pagare 2.100 euro di spese processuali. «Ma non mi arrendo, farò appello». Intanto il questore che ordinò lo sgombero dei pacifici manifestanti di Trieste è stato promosso.L’ex sindacalista del porto di Trieste e leader delle proteste No green pass, Stefano Puzzer, ha perso il ricorso contro il licenziamento (che ritiene illegittimo) e deve pagare anche le spese processuali. Una notizia così dovrebbe provocare reazioni fortissime ai vertici delle sigle sindacali, invece state certi che nessun Landini di turno proverà ad abbozzare commenti sdegnati. Due giorni fa, il giudice Paolo Ancora del Tribunale del lavoro ha respinto il ricorso del già portavoce del Clpt, il Comitato lavoratori portuali triestini, dando ragione all’Alpt, l’Agenzia lavoro portuale della città capoluogo del Friuli Venezia Giulia, che lo aveva allontanato il 16 aprile del 2022. Le motivazioni della sentenza non si conoscono, saranno depositate entro 60 giorni, ma colpisce l’ennesimo accanimento contro Puzzer, 47 anni, sostenitore del diritto a lavorare senza dover esibire la carta verde (che pure aveva), con l’ulteriore aggravio di addossargli le spese. «Stiamo parlando di 2.109 euro, una cifra neppure simbolica per chi si ritrova senza lavoro dopo essere stato privato per mesi dello stipendio», commenta Mirta Samengo, legale dell’ex sindacalista, sorpresa dalla decisione del giudice. «Sembra presa per dissuadere dall’impugnare una sentenza, mentre la magistratura dovrebbe fare il lavoro opposto, sostenere chi lotta perché vengano riconosciuti propri diritti». Puzzer dice che si aspettava questo risultato «in primo grado. Di sicuro farò appello. La giustizia non è ancora pronta per valutare secondo il diritto e la ragione i fatti accaduti durante lo stato di emergenza Covid». Ripercorriamola, quella scelta dell’ex leader dei portuali di Trieste di non utilizzare il green pass per varcare i cancelli dell’Alpt, pur avendo il certificato verde nel telefono. Stefano, tra maggio e giugno 2021 si era vaccinato con Pfizer. Altro che leader dei no vax, come molti l’hanno assurdamente definito. «Decisi di fare due dosi, pensando così di tutelare mia madre, che aveva fatto un infarto ed ero l’unico che poteva accudirla», racconta. «Quando il 15 ottobre di quell’anno diventò obbligatorio avere il lasciapassare per accedere al posto di lavoro, pur avendolo mi rifiutai di mostrarlo. Non era una certificazione sanitaria, bensì una carta discriminatoria. Perciò decisi di autosospendermi senza stipendio, come lo Stato permetteva di fare».Puzzer rimane sospeso fino al 31 dicembre 2021, a gennaio 2022 prende il Covid e pur potendo contare ancora una volta sul green pass, rifiuta sempre di sottostare a un obbligo ritenuto ingiusto. Altra sospensione, fino al 30 aprile. «Non guadagnavo, ho dato fondo ai risparmi, ma la scelta era quella giusta, difendere il diritto al lavoro». Questione che ha lasciato del tutto indifferenti i sindacati durante la pandemia, mai promotori di scioperi o manifestazioni contro un lasciapassare incostituzionale e che ha tolto dignità, umiliando, centinaia di migliaia di lavoratori. Il 18 aprile 2022 arriva il licenziamento. Ingiustificato, per l’ex portavoce del Clpt, ma che l’azienda portuale ritiene corretto in quanto applicato per assenza ingiustificata. «Dissero che solo a gennaio 2022 avevano scoperto sui social che mi ero vaccinato, che poi avevo preso il Covid e quindi in regolare possesso della carta verde. Pretesero che tornassi al lavoro, utilizzando la green card, ma continuai a oppormi preferendo rimanere senza stipendio». La protesta di Puzzer ebbe grande seguito, nei primi mesi di applicazione del vergognoso decreto sul lasciapassare obbligatorio. In molte città fece sentire la sua voce, anche se il ricordo più vivo è legato a quel 18 ottobre 2021, quando tanti manifestanti arrivati a Trieste per dire pacificamente no al pass, al molo settimo del varco 4 del porto furono respinti con cannonate d’acqua e lacrimogeni in un vergognoso attacco messo in atto dalle forze dell’ordine. «Lo stesso governo che nulla ha fatto per fermare un rave illegale di migliaia di sbandati, nulla ha fatto per impedire l’assalto alla sede della Cgil, tira fuori dai depositi gli idranti per usarli contro dei lavoratori che scioperano pacificamente per non essere discriminati sul posto di lavoro», tuonò l’oggi premier Giorgia Meloni. L’ex leader dei portuali pregava in ginocchio, con un crocifisso in mano, in mezzo a quell’assalto furibondo e l’immagine fece il giro del mondo. Ma venne presto dimenticata, nell’ossessionante corsa a vaccinare e a imporre misure restrittive, nell’assenza di piani pandemici e di assistenza domiciliare. Pochi mesi fa, Fabio Soldatich, il protagonista dello sgombero del 18 ottobre 2021 che dava ordine di attaccare a centinaia di agenti in assetto antisommossa, è stato nominato primo dirigente della polizia di Stato. Una promozione per il buon lavoro svolto «ma non è l’unico ad essere stato premiato», sottolinea Puzzer. «Lo scorso aprile, l’ex prefetto di Trieste Valerio Valenti è stato nominato commissario per lo stato di emergenza per i migranti e l’ex questore di Pordenone, Marco Odorisio, è diventato questore di Monza e Brianza. Porto fortuna», commenta amaramente l’ex sindacalista. Valenti aveva vietato le manifestazioni anti green pass a Trieste, Odorisio a dicembre 2021 aveva disposto per Puzzer il foglio di via obbligatorio per tre anni, poi annullato dal Tar del Friuli, come già aveva fatto il Tar del Lazio annullando il daspo di recarsi a Roma. Una lunga storia di misure eccessive, per chi rivendicava solo il diritto di lavorare e si era anche vaccinato.
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