2021-09-22
«Altro che untori, l’immunità dei bambini positivi è più potente e duratura»
Sergio Bernasconi (iStock
L'illustre pediatra Sergio Bernasconi: «La puntura ai giovani non fragili è sbagliata. Far circolare il virus tra i minori può essere utile, la malattia lieve deve essere trattata come un'influenza».«Per quarant'anni mi sono occupato di endocrinologia pediatrica, sono pediatra da cinquanta e per me i bambini sono la priorità. Ma ogni medico dovrebbe difenderli applicando il principio primum non nocere, cioè per prima cosa non nuocere, non causare danni. Non è retorica, è impegno etico». Sergio Bernasconi, bresciano, classe 1943, ordinario di pediatria, già direttore della clinica pediatrica dell'università di Modena e poi di Parma, è stato tra i sottoscrittori a luglio dell'appello per una moratoria alla vaccinazione anti Covid-19 ai bambini.La fascia 6-11 anni deve essere inseguita con la puntura?«No. Storicamente, prima di vaccinare si sono sempre valutati i rischi - che ovviamente non possono mai essere pari a zero - e i benefici. Se questi ultimi sono superiori agli effetti avversi, si vaccina. Ricordo quando si discuteva se rendere obbligatorio il siero contro il morbillo: io le encefaliti causate da quel virus le vedevo, così pure i bimbi malati di poliomielite o di difterite e non c'erano dubbi sul vantaggio maggiore che avrebbero avuto dal vaccino. Per il Covid, non ci sono ancora dati chiari su rischi e benefici nei bambini».Eventi avversi come le miocarditi farebbero riflettere anche sull'opportunità di una campagna pressante su dodicenni e quindicenni.«Infatti, molti giovani si sono vaccinati sotto la spinta di poter fare una vita più normale, però se andiamo a vedere i casi di malattie infiammatorie cardiache registrate negli adolescenti dai Cdc americani, non sono poi così irrilevanti. Parliamo di dati presi una settimana dopo la seconda dose, quindi non sappiamo che cosa accadrà tra cinque o sei anni. Una spia rossa si dovrebbe accendere. Negli ultraottantenni il vaccino funziona, pur con qualche dubbio perché la maggior parte della mortalità credo sia avvenuta per altre patologie presenti negli anziani, non solo per il virus, ma attenzione a sottovalutare reazioni avverse nei giovani».In età pediatrica, a chi darebbe il vaccino anti Covid?«Bisognerebbe vaccinare i bambini e gli adolescenti immunodepressi o con patologie a rischio, non in modo generalizzato. In Italia i minori di 18 anni hanno una probabilità di contagiarsi più bassa rispetto alla popolazione generale e se capita, presentano in genere manifestazioni lievi o sono asintomatici».I bambini non hanno bisogno della vaccinazione per sostenere l'immunità di gregge, scrivevano lo scorso aprile 93 medici israeliani all'emittente Channel 12. A maggio, una quarantina di medici, docenti universitari e ricercatori inviarono una lettera aperta all'Mhra, l'agenzia regolatoria inglese. In seguito c'è stato il vostro appello.«C'è stata anche la presa di posizione in Germania del Robert Koch Institut e di Francesco Vaia, direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani. Come pediatra considero le vaccinazioni uno dei grandi passi in avanti della ricerca scientifica e della salute pubblica. Non mi muovo per interessi economici, anche se credo che ce ne possano essere sul tema vaccini, non credo ai complotti, sono convinto che sia necessario riportare la discussione sul piano dei dati scientifici. Il nostro appello era una volontà di dialogo con le istituzioni, ma il ministero della Salute non ha mai voluto incontrarci. Eppure siamo medici, docenti universitari, ricercatori senza preconcetti. C'è bisogno di confronto sui dati per combattere una malattia nuova. La chiusura al dialogo costruttivo è incomprensibile».La Società italiana di pediatria si è detta favorevole ai vaccini anche per i minori.«Mi sarei aspettato che aprisse un dibattito all'interno dell'associazione. Sono iscritto alla Sip da quando ho ottenuto la specialità, nessuno mi ha mai chiesto un parere a riguardo, nemmeno ai colleghi. Davanti a perplessità razionali doveva essere avviato un dialogo invece nulla. Il governo ha preso una linea e tutti si sono accodati».Se un bambino si prende il Covid in forma lieve o è asintomatico, c'è da preoccuparsi?«Assolutamente no. Sviluppa un'immunità naturale, migliore, più potente e duratura come abbiamo visto per altre forme virali. Quando risulta positivo, la sua infettività dura meno di una settimana quindi non è un untore, come lo si vuol far passare. Anche un vaccinato può essere infettato e infettare. Ma poi, se accettiamo l'impostazione che dobbiamo convivere con il virus, può essere utile una circolazione del Covid tra i minori».I nonni a casa rischiano?«Saranno anche vaccinati questi anziani! Capisco un anno fa, ma oggi è cambiata completamente la situazione epidemiologica, la maggior parte della popolazione ha aderito alla campagna. Mancano all'appello circa 3 milioni di over 50 ancora senza una dose, quindi questa dovrebbe essere la priorità: convincere una fascia a rischio se contrae il Covid. Non vaccinare i bambini». E a scuola?«Niente vaccino ai bambini, ma anche niente mascherine alle elementari. Hanno perso un anno di vita normale, se si prendono il Covid ed è in forma lieve comportiamoci davvero come se fosse una forma influenzale. Lo mettiamo in conto, vigili ma senza drammatizzare. Facciamoli vivere senza paure».
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)
Nel riquadro: Ferdinando Ametrano, ad di CheckSig (IStock)