2024-09-25
Alluvione, il sindaco dem accusa la Regione
Dopo una settimana dalle esondazioni dei fiumi emiliani e romagnoli ancora si contano i danni. Nel riquadro, Luca della Godenza sindaco di Castel Bolognese (Ravenna) (Ansa)
Il primo cittadino di Castel Bolognese, Luca della Godenza: «Ho sollecitato tre volte i lavori per la cassa di laminazione sul fiume Senio ferma da 30 anni, nessuno mi ha ascoltato». Emilia-Romagna inchiodata pure sul sisma: dà oggi un milione di aiuti per l’evento avvenuto nel 2012...«In questi 16 mesi ho trovato anche tante orecchie sorde»: è sconfortato Luca della Godenza, sindaco di Castel Bolognese (Ravenna), dopo l’ondata di piena. Non si azzarda a intestare al riscaldamento globale le colpe dell’alluvione perché, da amministratore con gli stivali infangati, sa che le responsabilità sono più vicine e meno lunari. «La Regione e l’Arpae (l’Agenzia per la prevenzione ambiente ed energia, ndr) hanno ignorato le nostre richieste». Sta pensando alle bizze del Senio e alla vasca di laminazione di Cuffiano, da 30 anni allo stato di cantiere. Praticamente un museo del calcestruzzo.Pensata per contenere quattro milioni di metri cubi d’acqua nel cuore del problema idrografico (ai confini tra Faenza, Riolo Terme e Castel Bolognese), l’enorme vasca è il simbolo dell’immobilismo amministrativo regionale. «È nel piano speciale fermo da mesi al ministero. Mi chiedo perché mai la Regione a suo tempo, nel 2020-2021, non abbia dato corso a quel progetto originario e all’appalto dei lavori. Cosa è mai successo?», si chiede il primo cittadino, rieletto qualche mese fa in una cordata di centrosinistra (Democratici per Castello), quindi non propriamente «un bieco destro che sfrutta politicamente gli uragani», come da narrazione in voga.Pone domande, Luca della Godenza, 35 anni, assicuratore. E lo fa in un’intervista al Resto del Carlino: «Da quando sono sindaco, ho inviato almeno tre raccomandate alla Regione per sollecitare i lavori. Risultato: nessuna risposta». La vicenda del Senio è emblematica. Protagonista distruttivo dell’alluvione di un anno e mezzo fa, è andato «in piena» anche il 2 novembre scorso ma nessuno ha mosso una cazzuola per completare la vasca di contenimento principale. Ce n’è una secondaria, realizzata esplicitamente come invaso l’agricoltura, che funziona dal 2015.Se questa volta Castel Bolognese non è finito completamente sott’acqua, lo deve al caso. Anzi, al fiume che ha rotto l’argine dalla parte giusta ed è finito in parte dentro il cantiere e in parte nelle campagne. È ancora il sindaco a sottolineare che le opere di manutenzione preventiva sono fondamentali: «Avevamo risagomato lo scolo dei fossi, ripulito il sistema fognario della città. Entrambi hanno smaltito bene». A conferma che l’uomo è un impiccio solo quando non fa il proprio dovere.Dopo le accuse arriva la sollecitazione a cambiare marcia, a passare dalla teoria e dalla burocrazia alla pratica. Perché l’avvertimento della settimana scorsa contiene un imperativo: non c’è più tempo da perdere. «Non c’è ancora il Piano speciale definitivo elaborato dalla struttura commissariale e quando sarà disponibile comporterà inevitabilmente tempi lunghi per mettere a punto le opere. Invece c’è bisogno di agire adesso».La destinataria della sveglia è anche Irene Priolo, vice di Stefano Bonaccini con delega all’Ecologia e alla tutela del territorio, da qualche mese diventata presidente regionale ad interim. La sua giustificazione sta nella frase: «La prevenzione non viene finanziata». Ma è un boomerang perché la Regione ha il dovere di manutenere e preservare il territorio (fiumi, torrenti, argini, ponti, vasche di compensazione); negli anni devastanti di Elly Schlein, vicepresidente con delega all’Ecologia, non lo ha fatto.Il segretario del Pd, teorica del global warming in salsa Greta, era permeata da ben altre convinzioni: argini liberi, torrenti senza controllo, nessun manufatto dell’uomo, potere alle nutrie. Una filosofia rivelatasi micidiale alla prova dell’alluvione di un anno e mezzo fa e del recente ciclone Boris. «Non possiamo più attendere anni», mostra concretezza della Godenza. Perché mai non si procede per la cassa di laminazione di Cuffiano? È bene smettere con i discorsi circa le piene centenarie. Le piene in questo momento sono semestrali. In questi 16 mesi ho trovato tante orecchie sorde, penso anche a Cotignola allagata». Con l’opera di contenimento in funzione, il disastro si sarebbe potuto evitare.Un altro esempio paradossale di attendismo fuori dal tempo riguarda un decreto regionale del 20 settembre scorso con il quale vengono assegnati contributi «per la riparazione, il ripristino o la ricostruzione di immobili privati danneggiati» non dalla penultima alluvione e neppure da eventi calamitosi del recente passato, ma dal terremoto del 2012. Dodici anni dopo il Comune di Crevalcore (Bologna) e il Castello di Galeazza, rovinato dagli eventi sismici, avranno 1.059.000 euro per completare l’importo dovuto per la ricostruzione. La vicenda merita la stoccata di Marta Evangelisti, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione Emilia-Romagna: «L’amministrazione regionale è brava a sollecitare il governo in tema di risarcimenti sull’alluvione ma non applica lo stesso rigore e la stessa solerzia a se stessa, tanto che eroga adesso i fondi del sisma 2012, a ben 12 anni dalla tragedia».
Pier Luigi Lopalco (Imagoeconomica)
Nel riquadro la prima pagina della bozza notarile, datata 14 novembre 2000, dell’atto con cui Gianni Agnelli (nella foto insieme al figlio Edoardo in una foto d'archivio Ansa) cedeva in nuda proprietà il 25% della cassaforte del gruppo