2024-05-29
Alleanza Pd-Francia per la patrimoniale
Il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire (Ansa)
I dem appoggiano la petizione Oxfam sostenuta da 134 economisti nostrani per una tassa ad hoc contro chi possiede almeno 5,4 milioni di euro. Tesi sposata anche dal ministro Bruno Le Maire. Ma questo modello provoca la fuga di chi fa girare l’economia.Ogni anno, alla vigilia del World economic forum di Davos che si tiene in gennaio, Oxfam pubblica puntualmente il rapporto sulle diseguaglianze. Che puntualmente viene ampiamente rilanciato dai grandi giornali italiani con il solito grido di dolore e di indignazione. E altrettanto puntualmente viene cavalcato dal politico o intellettuale di sinistra, nonché da qualche nostalgico dell’esproprio proletario. Poco importa che Oxfam sia una specie di Codacons mondiale che fa il solito rapporto sulla disuguaglianza fuori controllo ogni anno, sempre con il solito esito e sempre con il medesimo approccio ideologico teso più a speculare sul problema delle divaricazioni sociali che a risolverlo. Poco importa anche che la prefazione al rapporto Oxfam sia stata scritta da Bernie Sanders (quello che nel suo libro contro il capitalismo chiede «zero miliardari», sul modello di Corea del Nord, Cuba e di alcuni dei Paesi più poveri dell’Africa).Ebbene, è passato l’inverno, è arrivata la primavera ma Oxfam è tornata sulla scena da qualche giorno giusto in tempo per il prossimo G7 di giugno in Puglia. Quale è il messaggio della confederazione internazionale di organizzazioni no profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale? Una tassa dello 0,1% sui patrimoni dei più ricchi, cioè chi ha patrimoni da 5,4 milioni in su. In Italia - spiega Oxfam - la ricchezza posseduta dallo 0,1% dei cittadini più ricchi è quasi tre volte superiore a quella nelle mani della metà più povera della popolazione. Se applicata a questo 0,1% (i 50.000 italiani più ricchi) con un patrimonio netto individuale sopra i 5,4 milioni di euro, l’imposta potrebbe produrre un gettito addizionale fino a 15,7 miliardi all’anno. Ammontare che arriverebbe a 23 miliardi se rivolta al top 0,5%. Chissenefrega se quei patrimoni sono stati sudati e guadagnati con lavoro e spirito imprenditoriale, di certo non rubati. Bisogna tassare i ricchi per dare ai poveri. Oxfam ha pure avviato una raccolta di firme per ottenere la tassa e sostenere «l’inclusione sociale e una transizione ecologica giusta nei Paesi membri dell’Unione, per la finanza climatica e a integrazione degli stanziamenti Ue per le politiche di cooperazione internazionale allo sviluppo». Su questo si sono espressi anche gli economisti italiani in un manifesto a supporto dell’agenda, Tax The Rich per l’Italia, sottoscritto da 134 economisti italiani tra cui Andrea Roventini della scuola superiore Sant’Anna di Pisa (fresco di firma anche per i quattro referendum della Cgil). Ma ora sulla proposta della patrimoniale made in Oxfam mette il cappello anche il Pd. Perché quando Oxfam lancia la carica contro i ricchi, che sia gennaio o fine maggio, a sinistra vanno in brodo di giuggiole. Ieri sulle pagine dell’Unità è infatti stata pubblicata una lunga intervista a Roberto Morassut, parlamentare dem e membro della direzione nazionale. Titolo: «Ecco perché serve una patrimoniale». Morassut la prende larghissima, parte dall’onda lunga del Sessantotto, «con la definitiva affermazione di un principio antigerarchico nella vita civile», prosegue con il «ribellismo antipolitico e antipartitico che confluisce nel qualunquismo», ricorda che «dai Gracchi in poi è stato chiaro al popolo che si comanda o si sta sotto in base a come la terra è usata e gestita», invoca «un grande provvedimento di strategia» e poi conclude con il botto parlando di Fisco: «Occorre usare parole chiare e comprensibili al ceto medio e al popolo, avanzando la proposta di una patrimoniale per i grandi patrimoni e le grandi rendite. La proposta di Oxfam è fortissima» perché «in questo modo daremmo l’idea di una svolta vera. Di un partito che apre i suoi confini e si spende per una nuova classe dirigente e mette in discussione le rendite interne e di un partito che vuole rinnovare le istituzioni e perseguire con radicalità un programma di maggiore giustizia sociali. Il profilo che, per tanti motivi, ci è mancato in questi dieci anni».Quindi viva la patrimoniale, daje al ricco. Segno che in casa del Pd hanno in mente un’Europa, e un’Italia, da cui far scappare chi possiede i soldi e dunque può investire. Perché la proposta «fortissima» di Oxfam, oltre a partire da stime di gettito alquanto fantasiose e a dimenticare che quelle ricchezze sono già tassate (e in alcuni casi pure parecchio), forse sottovaluta il fatto che due terzi del patrimonio dei ricchi non è immobiliare (il mattone, per capirsi) ma mobiliare. Cioè basta un clic su un terminale per spostare la liquidità altrove. Però attenzione: cavalcando la patrimoniale «alla Oxfam», il Pd si allinea anche all’idea di tassazione «alla francese». «Io ho lottato per riformare il sistema di tassazione internazionale per oltre sette anni e continuerò a lottare con la stessa determinazione per una tassazione minima delle persone più ricche del mondo», ha detto lo scorso 24 maggio il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire. Aggiungendo che «non è più accettabile che i più ricchi evitino la tassazione, ognuno deve pagare la giusta quota».