2020-01-17
Allarme bomba a Bibbiano. E il Pd subito lo sfrutta per mettere a tacere Salvini
Evacuato il municipio a causa di un mitomane. La sinistra pretende che la Lega sposti il suo comizio elettorale altrove, mentre le sardine provano a occupare la stessa piazza. La telefonata anonima è arrivata poco prima delle 9 di mattina, su un telefono fisso nella sede dei servizi sociali di Barco, paese appiccicato a Bibbiano. La voce, dicono i testimoni, era di un uomo con un accento meridionale. «Fra 20 minuti vi lancio una bomba», ha detto. «Vi faccio saltare in aria tutti». Fortunatamente, nessuno ha lanciato nulla. Però l'edificio è stato immediatamente evacuato, così come il municipio bibbianese. Sono intervenuti i carabinieri, che hanno provveduto a bonificare gli stabili, e da oggi i dipendenti potranno tornare al lavoro. La bomba non c'era, insomma. A deflagrare è stato soltanto lo scontro politico. I vertici locali del Partito democratico - come per un riflesso condizionato - hanno immediatamente tirato in ballo Matteo Salvini. Secondo il presidente dell'Unione Val d'Enza e sindaco di San Polo, Francò Palù, «si è trattato di un episodio gravissimo ma certamente legato al clima di odio che l'inchiesta su Bibbiamo ha scatenato e ai veleni di questo ultimo scorcio di campagna elettorale».Paola Tognoni, vice del sindaco Andrea Carletti a Bibbiano, ha usato toni ancora più forti: «Ora basta, si torni immediatamente al rispetto e al senso di responsabilità», ha tuonato. «Evacuando gli edifici abbiamo voluto dar un segnale forte in un clima di tensione e odio che anima, ahinoi, questa campagna elettorale e favorisce la strumentalizzazione di fatti di cronaca per meri fini elettorali, rende l'aria irrespirabile e produce effetti dannosi e pericolosi per tutta la comunità». Viene da chiedersi come l'evacuazione di una sede comunale possa essere un atto politico: se ci sono ragioni di sicurezza, far uscire i dipendenti è indispensabile. Se non ci sono, che senso ha creare ulteriore allarme? Gli amministratori locali non si sono limitati a incolpare i perfidi sovranisti di aver creato un «clima di odio» attorno a Bibbiano. Hanno anche cercato di trasformare la storia delle minacce in una scusa per tenere lontano Matteo Salvini. Il capo leghista, infatti, ha annunciato che il prossimo 23 gennaio chiuderà proprio nel paesone emiliano la campagna elettorale. A mettersi in mezzo ci hanno già provato le sardine: «Usare la clava con Bibbiano, così ululano gli sciacalli», hanno scritto su Facebook. «Li abbiamo visti in sfilata elettorale sugli scalini del Comune di Bibbiano, screditando le istituzioni e macchiando tutta la sua comunità. Per questo scendiamo in piazza della Repubblica, luogo simbolo della strumentalizzazione politica e dello sciacallaggio messi in atto dalla Lega per puri fini elettorali. Gli sciacalli passano, le sardine restano. Adesso basta: Bibbiano non si Lega!». In sostanza, le sardine hanno annunciato una manifestazione nella stessa piazza richiesta dalla Lega. Tra l'altro, all'evento dovrebbe essere presente pure il capo sardina Mattia Santori, che a quanto pare non è soddisfatto delle scemenze già dette nelle scorse settimane sul caso «Angeli e demoni». C'è solo un piccolo problema: «Per legge, per i comizi elettorali, si possono prenotare le piazze da cinque a due giorni prima dell'evento», ha spiegato ieri il leghista Gianluca Vinci. «Dunque prima del 18 non potremmo fare richiesta. Lo dice anche un protocollo tra partiti e Prefettura. Le sardine non sono un movimento politico riconosciuto, dunque abbiamo la precedenza. La loro è una manovra ostruzionista e un'azione da bambini. Dovrebbero avere serietà su certi temi». Non bastando il maldestro (e pure un po' squallido) tentativo di oscuramento sardinesco, gli esponenti reggiani del Pd ci hanno messo del loro. Franco Palù dell'Unione Val d'Enza l'ha toccata piano: «Crediamo ci voglia buonsenso da parte degli organizzatori stessi nel fare un passo indietro. Visto quanto accaduto e il clima di tensione che si respira, sarebbe opportuno non organizzare alcuna manifestazione a Bibbiano, a prescindere dal colore politico». Ben più ruvido il sindaco di Cavriago, Francesca Bedogni. Prima la signora ha insistito sull'allarme bomba e il clima d'odio: «Non possiamo non notare che questa escalation arriva a dieci giorni dalle elezioni», ha detto. Poi ha aggiunto: «Chiediamoci se ha senso forzare la mano e fare una chiusura di campagna in questo territorio. E in particolare mi rivolgo alla parte politica, alla Lega che deve caricarsi insieme a noi del tema della sicurezza: non si può chiudere la campagna elettorale altrove?». Chiaro: Salvini è il responsabile dell'escalation di violenza che ha prodotto la chiamata anonima. Quindi deve stare lontano da Bibbiano e chiudere la campagna elettorale altrove, in modo che della vicenda «Angeli e demoni» non si parli più. Intendiamoci: che giungano minacce e si ventilino lanci di bombe è un fatto odioso. Ma forse è il caso di chiedersi se l'atteggiamento del Pd in tutti questi mesi non abbia contribuito, e parecchio, ad avvelenare l'aria. Non appena i giornali hanno iniziato a parlare dell'inchiesta, i democratici bibbianesi (e non solo) hanno cercato in tutti i modi di insabbiare il caso. Hanno difesa a spada tratta il sindaco Carletti e il sistema degli affidi. Si sono presentati come vittime e hanno minacciato azioni legali nei confronti di chiunque osasse chiamarli in causa. Hanno dimenticato le famiglie e i bambini, hanno preferito negare l'evidenza invece di ammettere gli errori. Hanno tentato di impedire ogni discussione, per quanto pacata, sull'argomento affidi. Dalle carte dell'inchiesta «Angeli e demoni», tuttavia, sono emersi particolari agghiaccianti, e farli passare sotto silenzio non è più possibile. Chi ci ha provato, finora, non ha fatto altro che alimentare la rabbia e l'odio.