2024-08-01
Alla scoperta del Drieu La Rochelle drammaturgo: esce in italiano L’acqua fresca
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Pubblicata per la prima volta nella nostra lingua l’opera su amore e denaro andata in scena a Parigi nel 1931, con un cast stellare e qualche critica del pubblico ai dialoghi.Pierre Drieu La Rochelle conosce da decenni una certa notorietà nel nostro Paese, soprattutto in quella parte di pubblico interessato alle sue scelte politiche filo fasciste della seconda parte della sua vita, mentre in Francia lo si ritiene un (problematico) esponente della letteratura nazionale del XX secolo. Dell’autore francese si conoscono bene i romanzi e i saggi politici. Poco o nulla, se non tra gli addetti ai lavori, si sa del Drieu drammaturgo. Una lacuna, questa, in parte colmata da un libretto appena pubblicato da Aspis edizioni. Si tratta di L’acqua fresca, opera teatrale del 1931, ma già abbozzata da Drieu nel 1929, che andrà in scena nell’importante Comédie des Champs-Elysée con un cast di attori di tutto rispetto. L’opera prosegue nel solco di una tematica tipica dell’autore: la radiografia spietata di una certa borghesia vacua che, nel caso specifico, sa solo discettare vanamente sull’amore e i soldi.Come ricorda Marco Spada nella presentazione dell’opera, «Catherine era interpretata da Valentine Tessier, attrice di successo che lavorò con Abel Gance e René Clair; Marie da Jany Cazeneuve, l’unica a non aver lasciato una traccia profonda nella storia del teatro o del cinema francese; il padre di Catherine da Romain Bouquet, famoso per Untel père et fils del 1940 e Quartier latin del 1939; Thomas da Louis Jouvet, uno dei più grandi attori francesi del XX secolo, celebre per La kermesse eroica e Verso la vita di Jean Renoir; Florence da Lucienne Bogaert, esordiente al Garrick Theatre di New York e, dal 1926, punta di diamante del Théâtre des Champs-Elysées e del Théâtre de l’Œuvre e, infine, Jérôme da Pierre Renoir, figlio del celebre Pierre-Auguste Renoir e direttore dell’Associazione dei direttori di teatro di Parigi tra il 1940 e il 1943». Drieu si era potuto permettere un tale parterre perché, all’epoca, era nel pieno della sua fama. Ex sodale dei surrealisti, amico di Louis Aragon e di André Malraux, protagonista di un discreto numero di avventure sentimentali, lo scrittore aveva approcciato L’Eau fraîche forte del successo avuto con il romanzo Fuoco fatuo, uscito nello stesso anno, oltre che da una fortunata serie di saggi e romanzi usciti negli anni immediatamente precedenti. Aveva già approcciato la politica, con idee e simpatie altalenanti e contraddittorie. Insomma, se non era l’uomo del momento, a Parigi, ci mancava poco.Ciononostante, la rappresentazione teatrale de L’acqua fresca suscitò anche qualche critica. Ne fa menzione lo stesso Drieu, nella sua breve prefazione: «Nel caso de L’Eau fraîche, ci troviamo di fronte a un’opera che è stata oggetto di discussione e che continua a esserlo, rimanendo in bilico tra un destino più oscuro e uno più luminoso. Ha attirato un pubblico consapevole e appassionato, tuttavia, i giudizi di questo pubblico erano palesemente divisi e non sono confluiti a formare il consenso del “grande pubblico”. […] Vi è stato un consenso quasi unanime sul fatto che i personaggi parlino eccessivamente, in modo troppo preciso e diretto. Devo confessare che era mia intenzione che fosse così. O, per essere più preciso, non volevo che i personaggi parlassero in modo eccessivo, ma che, comunque, esprimessero in modo molto preciso e completo ciò che provavano».Drieu difende (senza troppa convinzione, in verità) le proprie scelte stilistiche, motivandole con un certo senso del realismo: «Desideravo che i personaggi assomigliassero ai nostri contemporanei, poiché per me è essenziale raccontare il mio tempo così com’è, non idealizzandolo. Al giorno d’oggi, molte persone hanno un’opinione molto cruda e amara della propria condotta. Sono in grado di cogliere chiaramente i riferimenti più oscuri e complessi. Ho voluto mettere in evidenza questo stato d’animo. Non sorprende che gli interessati siano sconcertati da questa situazione. Tuttavia, se decideranno di seguirmi di nuovo, potranno comprendere che questo approccio aperto è sano e proficuo».Molto più verosimilmente, i passaggi più verbosi dell’opera si devono all’immaturità di Drieu come scrittore teatrale, oltre che dalla prolissità tipica di chi getta anche e sempre uno sguardo verso la visione del mondo, e ha quindi la tendenza a mettere in bocca ai propri personaggi spaccati nudi e crudi della propria epoca.
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