2021-12-28
Alla fine la manovra paga il calciomercato alle squadre in crisi
Dilazione per i versamenti Irpef e Inps: così i club risulteranno in regola con l’indice di liquidità e potranno fare acquistiÈ finita con una levata di scudi dei deputati (che sa tanto di gioco delle parti), la sessione di bilancio più asfittica che il Parlamento repubblicano ricordi. Una sessione, peraltro, che già negli ultimi anni si svolge secondo l’ormai rodato canovaccio di un maxi emendamento calato dal governo dopo febbrili trattative tra i partiti, che si concentrano però sugli aspetti più particolari (leggasi «marchette») legati ai collegi dei politici più influenti, prima della inevitabile doppia fiducia che scongiura l’esercizio provvisorio all’ultimo minuto. Il rush finale di quest’anno prevede che la legge di bilancio 2022 venga approvata definitivamente alla Camera giovedì 30 dicembre, all’indomani di un voto di fiducia che si terrà - salvo imprevisti altamente improbabili - domani sera, a sua volta 24 ore dopo (come da regolamento) la richiesta della fiducia a opera del ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico d’Incà, attesa oggi pomeriggio. E per non lasciare campo libero all’opposizione, che ha avuto buon gioco già nel passaggio a Palazzo Madama nel denunciare la totale delegittimazione dei parlamentari nel processo di elaborazione e correzione del testo, ieri alla Camera sono stati i deputati della maggioranza a far sentire la propria voce in modo tanto fermo quanto platonico, per reclamare un minimo di dignità. A prendersi la scena, mettendosi a capo degli scontenti, è stato il presidente della commissione Finanze, il renziano Luigi Marattin, che a metà pomeriggio ha comunicato con una nota la decisione della sua commissione di non rilasciare il prescritto parere sul testo della manovra. «Il rispetto delle istituzioni», ha affermato Marattin a nome di tutti i gruppi di maggioranza rappresentanti in commissione Finanze, «e il rispetto verso il lavoro di sei mesi che questa stessa commissione ha svolto nel 2021 per preparare il terreno alla riforma fiscale, ci impone di rispondere semplicemente “no, grazie” quando ci si chiede di esprimerci in poche ore su un provvedimento del genere. Non è possibile rimanere anche solo un minuto in piu», ha concluso, «senza che le forze politiche si pongano il problema di riformare il funzionamento delle istituzioni di questa Repubblica». Un gesto poco più che simbolico, visto che il mancato parere non è in alcun modo vincolante, soprattutto nel momento in cui era scontata la nuova richiesta fiducia da parte dell’esecutivo, ma che verosimilmente nasce con l’intento di non lasciare nelle mani di Fratelli d’Italia l’esclusiva della difesa delle prerogativa parlamentari, come già accaduto al Senato la scorsa settimana. Non a caso, anche il capogruppo dem alla commissione Bilancio, Ubaldo Pagano, parlando con l’Ansa aveva affermato che «nessuna fase emergenziale giustifica una tale compressione dei tempi», aggiungendo però che «non ci si può rassegnare all’idea che si possa giungere all’esercizio provvisorio, che sarebbe una catastrofe per l’Italia, per cui facciamo nostra una tempistica per mettere al sicuro i conti dello Stato». Al limite, qualche parlamentare tifoso di calcio potrà millantare di aver favorito, con l’avallo della fiducia alla manovra, l’acquisto di un top player per la propria squadra nel mercato di riparazione di gennaio. In una lettera inviata domenica scorsa ai club di serie A dall’ad della Lega calcio Luigi De Siervo, si evidenzia che 13 società (Fiorentina, Hellas Verona, Internazionale, Juventus, Milan, Napoli, Roma, Sampdoria, Spezia, Salernitana, Torino, Udinese e Venezia) al momento sono in regola con il cosiddetto «indice di liquidità», una sorta di rating certificato dai revisori dei conti, in base al quale è possibile o meno fare mercato. Se si tiene conto del fatto che la legge di bilancio consentirà ai club non in regola con i versamenti Irpef e Inps un’ulteriore dilazione per i prossimi mesi (sette rate mensili dal 30 maggio per il primo 50%, il pagamento alla fine dell’anno per l’altra metà) per un totale di 450 milioni, è facile prevedere che questo sbloccherà la situazione anche per quelle società che prima dell’approvazione di questa norma si sarebbero trovate nell’impossibilità di fare acquisti. Va detto che alla determinazione del citato coefficiente concorre, ovviamente, la situazione economica generale di ogni società, illustrata dai bilanci, molti dei quali sono sotto la lente della Guardia di finanza per la vicenda delle presunte plusvalenze. Ma questa è un’altra storia.
Abiy Ahmed e Giorgia Meloni (Ansa)
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