2023-12-03
Alitalia, via a 2.700 licenziamenti. Governo pronto ad aprire un tavolo
Partono le lettere ai dipendenti in cassa integrazione. Claudio Durigon: proviamo a intervenire.Da un lato l’Ue valuta il matrimonio tra Ita e Lufthansa, dall’altro la gran parte dei lavoratori della vecchia Alitalia rischia di perdere il posto di lavoro. Sono, infatti, partite le procedure di licenziamento per la ex compagnia di bandiera ora in amministrazione controllata. La società ha inviato ieri alle organizzazioni sindacali di categoria e ai ministeri competenti una lettera nella quale comunica, secondo quanto previsto dalla legge 223 del 1991, «l’avvio di una procedura che determina suo malgrado, licenziamenti per riduzione di personale». La misura riguarda 2.668 dipendenti in cassa integrazione straordinaria a zero ore fino al 31 ottobre 2024, scadenza non ulteriormente prorogabile. La stessa sorte tocca anche ai 55 dipendenti di Alitalia Cityliner, compagnia regionale satellite dell’ex vettore di bandiera. Restano, inoltre, 172 impiegati per le esigenze legate al completamento del programma di gestione dell'ultima fase di liquidazione, che si dovrebbe concludere il 15 gennaio 2024. Oltre un migliaio dei dipendenti si sarebbero mossi per vie legali facendo ricorso e sostenendo che il passaggio da Alitalia a Ita rientri nelle regole previste dall’articolo 2112 del codice civile nel caso della cessione del ramo d’azienda e che impongono a chi acquista un’azienda di assumerne i lavoratori.«Alla luce del quadro normativo», spiega ancora nella missiva inviata alle istituzioni e ai sindacati, «e fatta eccezione per le sole necessità operative dell’amministrazione straordinaria connesse al completamento dell’attività liquidatoria, la scrivente è impossibilitata al reimpiego dei lavoratori attualmente sospesi in cassa integrazione».La situazione appare insomma di difficile risoluzione senza l’intervento del governo che è già al lavoro sulla questione. «Abbiamo già avuto un tavolo per ragionare sul collocamento di questi lavoratori», ha detto il sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon, interpellato dall’agenzia LaPresse e ricordando che già in passato l’esecutivo era intervenuto per salvaguardare i dipendenti dell’ex compagnia di bandiera. «Nei prossimi giorni apriremo un tavolo confronto per capire», ha spiegato. «Ho sentito i commissari per cercare di capire come agire. La notizia era nell’aria, vediamo come interagire. La volontà è quella di fare qualcosa», ha ribadito Durigon. Va detto che i dipendenti coinvolti nei licenziamenti hanno ora due strade a disposizione. Possono scegliere di aderire alla cassa straordinaria emessa direttamente dallo Stato e della durata di 10 mesi per cui è previsto un assegno mensile massimo di 2.500 euro lordi. La misura non riguarda i dipendenti con i requisiti della pensione che sono obbligati all’esodo. In alternativa, il dipendente può scegliere di non opporsi al licenziamento comunicandolo attraverso una pec all’amministrazione e, così facendo, può godere di due anni di Naspi, cioè l’indennità mensile di disoccupazione. «Il governo intervenga subito affinché i circa 3.000 lavoratori di Alitalia non vengano abbandonati al loro destino», spiegano il segretario generale Claudio Tarlazzi e il segretario nazionale Ivan Viglietti della Uiltrasporti. «Il decreto Asset», ricordano i due sindacalisti, «ha fissato per questi lavoratori il termine per fruire della cassa integrazione al 30 ottobre 2024, quindi dal giorno successivo si pone il problema della loro ricollocazione. Si tratta di lavoratori che rappresentano un patrimonio per il settore del trasporto aereo del nostro Paese, un settore che sta vivendo uno sviluppo importante avendo raggiunto i livello pre Covid», continuano. «Chiediamo che i 3.000 lavoratori vengano ricollocati nelle tre aziende nate dallo spacchettamento di Alitalia o in altre aziende del settore, a seguito di una adeguata formazione che consenta anche il mantenimento delle certificazioni».
Era il più veloce di tutti gli altri aeroplani ma anche il più brutto. Il suo segreto? Che era esso stesso un segreto. E lo rimase fino agli anni Settanta