2022-11-07
Alessandro Morelli: «Chi tifa per le Ong sta aiutando Putin»
Alessandro Morelli (Imagoeconomica)
Il sottosegretario: «Bruxelles che decide di confermare l’addio alle auto a diesel e benzina nel 2035 certifica una strategia. Preparano il suicidio assistito dell’economia italiana. E fanno così un gran regalo alla Cina».«Chi si schiera con le navi Ong tifa per la destabilizzazione dell’Europa. E quindi fa un favore a Putin. I veri sovranisti sono in Germania e in Norvegia: il governo italiano non cederà di un millimetro». Alessandro Morelli, leghista, è sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla programmazione e il coordinamento economico nel nuovo governo Meloni. Sul suo tavolo passeranno buona parte dei fascicoli cruciali per il futuro del Paese. «Intanto registriamo che sui rave party la musica è cambiata: del resto non potevamo continuare ad essere la Cenerentola d’Europa. Ma i fronti aperti sono numerosi: Bruxelles che conferma l’addio alle auto diesel e benzina, certifica una strategia. Stanno preparando il suicidio assistito dell’economia italiana». Iniziamo da ciò che accade in mare. Ci sono 1.000 persone sulle navi Ong che attendono di sbarcare sulle coste siciliane. Il decreto del ministro Matteo Piantedosi dice che potranno toccare terra solo i migranti con problemi di salute. Gli altri resteranno in acque internazionali. Così facendo, si sta solo rimandando il problema? «La decisione del ministro dell’Interno di vietare la sosta di navi Ong in acque territoriali italiane è assolutamente corretta, e chiama in causa l’Europa. È un problema di cui devono farsi carico le nazioni che assegnano la bandiera alle navi». Non esiste forse l’obbligo di soccorrere i migranti in mare? Cosa dovrebbero fare le Ong?«In realtà esiste l’obbligo di salvare in naufraghi. Quando queste navi si apprestano al salvataggio, i comandanti dovrebbero prima avvertire le autorità per spiegare se si tratta di una barca in navigazione o di persone in pericolo di vita. Se carico su una nave i migranti e faccio la spola dall’Africa all’Italia, quella nave diventa un taxi. Già in passato la guardia costiera italiana ha certificato che sotto molteplici punti di vista queste imbarcazioni non sono a norma. Sono illegalità che vanno affrontate a livello italiano ed europeo».Ma la Norvegia non collabora. La Francia propone di contribuire all’assistenza dei migranti, se prima l’Italia ne consente lo sbarco. Potrebbe essere una prima apertura? «È comunque un concetto sbagliato. Ed è la ragione per la quale siamo sempre stati contrari alla ventilata revisione delle regole di Dublino. Non è corretto che ci sia una redistribuzione di clandestini, che in Europa non devono arrivare affatto. E i Paesi europei devono partire dal presupposto che i confini meridionali italiani coincidono con i confini europei. Di conseguenza, la lotta all’immigrazione irregolare dev’essere una battaglia condivisa». È solo una battaglia politica, quella tra paesi europei sull’immigrazione? «Non solo. Le navi Ong sono esattamente come le navi commerciali. Dalle bandiere che espongono, dalla credibilità del paese di provenienza, dipende il grado di controlli cui sono soggette in porto, e questo vale anche per le petroliere e per i portacontainer. Ecco perché Paesi come la Germania difendono le Ong, anche sul piano della legislazione internazionale: se quelle navi subissero multe, anche le aziende commerciali che battono la stessa bandiera potrebbero avere problemi, rallentamenti burocratici, e subire maggiori controlli». La strategia del Ministro Piantedosi prevederebbe che i migranti chiedano asilo a bordo, perché così sarà lo Stato di bandiera a doversene occupare. «È complicato, ma almeno rappresenta un segnale di cambio netto di indirizzo politico. Il dato oggettivo è che sono cambiati ulteriormente i flussi migratori: fino a qualche anno una parte cospicua proveniva dall’area subshariana. Oggi la stragrande maggioranza arriva dal nord Africa».Dunque?« La Russia, che in Libia ha interessi importanti, ha tutto l’interesse di destabilizzare politicamente l’Europa spingendo per un’immigrazione disordinata. Chi tifa per le Ong indirettamente sta dando una mano al regime di Putin». Non è facile assicurarsi che quei barconi, nei paesi d’origine, non prendano il mare. Il «porto sicuro» nel quale potrebbero essere condotti i migranti potrebbe essere in Tunisia?«Certo, e il nostro compito oggi consiste anche nel recuperare il tempo perso dagli ex ministri Lamorgese e Di Maio. Occorre intavolare accordi internazionali con i paesi del Nord Africa, al fine di limitare le partenze». Per tornare all’urgenza di questi giorni, che succede se l’accordo con gli altri paesi non si trova? Qualcuno dovrà arrendersi. «Questo governo si basa su una maggioranza democraticamente eletta sulla base di un indirizzo politico. Abbiamo preso l’impegno di far rispettare i confini e di far valere la sovranità nazionale su chi debba o non debba entrare sul nostro territorio. Non cederemo». Che cosa potrà accadere se uno dei comandanti delle navi Ong decidesse di forzare il blocco per entrare in porto, come fosse un’altra Carola Rackete? «In quel caso immaginiamo un’opposizione forte a livello politico. Quella nave sarà fermata e ricondotta in acque internazionali. Su questo tema noi della Lega contiamo sull’esperienza consolidata dei decreti sicurezza, che hanno dato prova di risolvere la situazione in maniera drastica, passando da 180.000 a 16.000 sbarcati nel corso di un anno e mezzo. Nel 2019 Giorgia Meloni diceva che se un Paese non riconosce la bandiera di una nave, trattasi di imbarcazione pirata. Dunque l’equipaggio andrebbe arrestato, i passeggeri sbarcati e la nave affondata. Vale anche oggi?«Non può valere, perché se c’è una bandiera esposta, lo Stato non può disconoscerla. Se hanno intenzione di cancellare la loro bandiera dalle navi, prima vadano a riprendersele. Non è un gioco: stiamo parlando di regole precise fissate da norme internazionali». Nel 2022 solo il 16% dei migranti sbarcati è stato trasportato in Italia dalle Ong. Un fenomeno sopravvalutato? «Se anche fosse l’1%, il concetto non cambia. Entrare clandestinamente in un Paese è un reato. Punto. Le Ong potrebbero apparire come uno strumento di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Come può lo Stato far finta di niente?».Lo Stato irreprensibile. Vale anche per i rave-party? «Su quel genere di manifestazioni illegali una stretta era necessaria. Rendiamoci conto che in ordine a questi raduni l’Italia è la cenerentola a livello europeo. Attiriamo persone da tutta Europa proprio perché questo genere di ritrovi, con certe modalità, è ammesso solo a casa nostra e vietato all’estero». Magari il decreto poteva essere scritto meglio? Ci sono molti punti troppo generici che lasciano vasti spazi di interpretazione. «Il decreto è stata una prima risposta immediata. Se saranno necessari dei ritocchi in Parlamento si faranno, con buon senso. Ma l’importante è lanciare un segnale chiaro: la “musica” è cambiata, anche nei rave party». Il Consiglio dei Ministri stanzia 30 miliardi per le bollette, con un via libera alle trivelle. «È una boccata di ossigeno per imprese e famiglie per l’immediato. Non basterà, ovviamente. Ma stiamo lavorando per mettere in campo una serie di iniziative di medio lungo periodo. Dobbiamo superare un periodo di crisi, e l’obiettivo è fare in modo che, passata la tempesta, le aziende restino vive. Per essere pronti a rilanciare l’economia quando tornerà il sereno». Tutti i fondi a disposizione verranno convogliati sul caro-energia. Per la flat tax versione «strong» dovrete aspettare. «Primum vivere. Uno degli strumenti con i quali il governo può permettere alle aziende di resistere è anche l’abbassamento delle tasse. Ma obiettivamente, oggi ci sono dei tempi ristretti da rispettare per la presentazione di una legge di bilancio che in buona parte era già scritta. Su questo fronte, il ministro Giorgetti sta facendo un lavoro immane per rispettare le tappe». E intanto a Bruxelles esultano. Confermato lo stop alle auto endotermiche. Dal 2035 solo auto elettriche. Stanno correndo verso un muro?«Questa scelta europea rappresenta per l’Italia un suicidio assistito. Una parte importante dell’economia italiana vive sull’automotive. L’Europa sta facendo un grande regalo alla Cina puntando tutto sull’elettrico. Fanno i primi della classe, lasciando indietro il nostro Paese. Non sarà facile difendere gli interessi nazionali anche su questo fronte. Ma l’auspicio è fare in modo che l’ultima parola su questo tema non sia ancora scritta».