2023-05-11
Meta scivola sul bando alla Mussolini
Alessandra Mussolini (Ansa)
Follie del politicamente corretto: l’eurodeputata non poteva aprire il profilo Instagram a causa del suo cognome. Dopo le polemiche, sono arrivate le scuse e la retromarcia.Potremmo chiamarlo l’algoritmo dell’idiozia. Sui social funziona benissimo. Nel 2023 chiamarsi Mussolini è ancora un problema e Instagram ha vietato l’apertura di un profilo perché «non è in linea con la nostra policy». È successo ad Alessandra Mussolini, vicecapo delegazione di Fi al Parlamento europeo, che ieri è uscita allo scoperto denunciando la discriminazione e preannunciando iniziative politiche perché «io non mi cambio il cognome per Instagram». Nel giro di poche ore, le sono arrivate le scuse della piattaforma. Resta la figuraccia di Instagram. Del resto, suo cugino Caio Giulio Mussolini, pronipote di Benito ed ex candidato di Fdi alle europee del 2019, ancora oggi viene insultato e minacciato su Instagram senza che succeda nulla. «Voglio denunciare quello che sta succedendo», racconta Alessandra Mussolini, «perché da ieri sto tentando, per lavoro, di aprire un account Instagram con Alessandra Mussolini e me lo bloccano». In realtà, una pagina sul social a suo nome c’è già, anche se è gestita da un ufficio stampa e, a giudicare dalle fotografie, sembra riferito solo alla sua passata attività nel mondo dello spettacolo. Chiamiamo l’interessata e conferma: «Quello è un vecchio profilo e non ha nulla a che fare con il profilo che voglio aprire adesso e che serve per la mia attività politica. Il problema è che nel frattempo è cambiata la policy e il mio cognome non va più bene». Se vogliamo, la faccenda è ancora più paradossale perché significa che se la Mussolini vuole pubblicare delle sue foto come attrice può farlo, ma se vuole rilanciare le sue dichiarazioni politiche scatta la censura. Come racconta alla Verità, per aprirsi questo profilo ha dovuto mandare «una foto segnaletica con data certa e un codice apposito come se fossi una carcerata». La paura di mister Instagram era che lei non fosse lei. Poi, in meno di 48 ore, è arrivato un messaggio che le diceva: «Non possiamo accettare il nuovo profilo per la policy della community». Manco l’eurodeputata volesse usare Instagram per invadere l’Albania. «Questo è un pregiudizio che diventa violenza», sintetizza l’interessata. Con il capogruppo di Forza Italia, Fulvio Martuscello, scriverà una lettera al presidente dell’Europarlamento, Roberta Metsola, per lamentare la discriminazione. Anche suo cugino Caio Giulio Mussolini, manager di 55 anni, combatte da tempo immemorabile con Facebook e Instagram. Con Fb ha faticato per anni ad aprire una pagina perché gli compariva sempre la scritta: «Il suo username non è disponibile. Contiene parole che non sono ammesse su Facebook». Il bello è che se provava a registrarsi come «CaioPolPot» non c’erano problemi. Alla fine, comunque, l’ha spuntata. Adesso anche lui deve patire Instagram e il suo doppiopesismo. Come racconta egli stesso, «quando metto foto d’epoca o artistiche, come quella del balilla di colore che sorride, me le bloccano. Quando altri utenti scrivono che mi vogliono vedere dondolare in piazzale Loreto invece non succede nulla». Per Meta, che controlla Facebook, Instagram e Whatsapp, quello su Alessandra Mussolini è stato davvero un infortunio, al quale ha posto rimedio scusandosi e aprendo il profilo richiesto. Impedire a un discendente del Duce di avere una pagina sui social era già di per sé ridicolo, ma centrare anche un rappresentante del popolo, legittimamente eletto a Strasburgo è stato decisamente grave. Oltre alla figuraccia, resta l’ennesima prova che il potere concesso alle piattaforme social, anche nel cancellare le persone e nell’interpretare la storia con la bacchetta, è smisurato.
(Totaleu)
«Tante persone sono scontente». Lo ha dichiarato l'eurodeputato della Lega in un'intervista al Parlamento europeo di Strasburgo.